mercoledì 8 agosto 2012


Salmo 22, 1-2


1 Al direttore del coro. Su «Cerva dell'aurora». Salmo di Davide.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito!
2 Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi,
e anche di notte, senza interruzione.


Siamo abituati a sentire le parole del Salmo 22 nella bocca di Gesù, quindi a pensarle come un dialogo interno alle divinità, le cui persone del padre  del figlio comunicano. O meglio, in cui il figlio tenta di comunicare con un padre che, apparentemente non sente. Tuttavia il Salmo è stato scritto molto prima che Gesù facesse sue quelle sue parole, ed è uno di quei salmi che esprimono il dramma di una persona che si sente abbandonata da Dio.
Di questa persona sappiamo veramente poco. L’intestazione del Salmo dice che è di Davide, ma sappiamo bene che le intestazioni non fanno parte del testo ispirato e che sono state aggiunte successivamente. Quindi non dobbiamo necessariamente pensare a Davide, ma ad una persona che prega e che sente dentro di sé questo sentimento di abbandono. Del resto, se anche fosse Davide, dovremmo capire a quale momento della vita del re il salmo si riferisce, e non sappiamo se era nei suoi alti, nel fiorire del suo regno e nel vivo delle benedizioni, oppure nei suoi bassi, dopo il peccato più noto di omicidio ed adulterio. Possiamo quindi dire che questo salmo è per chiunque si sente abbandonato da Dio. Decido di soffermarmi all’inizio del Salmo proprio perché voglio analizzare bene il senso di questa condizione di abbandono e le sue ragioni.
Che cosa significa che Dio abbandona qualcuno? Significa che una persona non sente più la presenza di Dio nella sua vita, che sente di perdere un riferimento centrale e determinante. Nel caso di Gesù, significa trovarsi da solo nelle mani degli uomini, per essere ucciso. In questo caso quindi non si tratta propriamente di una percezione, ma di una serie di fatti che parlano contro l’idea di un Dio pieno di amore e pronto a salvare. Gesù si è sentito abbandonato e trascurato da Dio.
Credo però che questa sensazione di abbandono possa essere avvertita a diversi livelli. Senza essere messe a morte, molte persone si sentono abbandonate da Dio. Perché hanno una vita mediocre, priva di sapore, o perché tutto gli va storto. Manca il lavoro, le relazioni affettive sono deludenti, non trovano uno scopo, e se sono credenti si chiedono se realmente Dio non li abbia abbandonati. Altri addirittura prendono la condizione in cui si trovano come una prova dell’abbandono di Dio, e magari anche della sua inesistenza. E c’è ancora di peggio: molti non si sentono neppure abbandonati da Dio, ma lo sentono talmente lontano che sono loro ad aver abbandonato l’idea che ci sia un Dio. Forse per questi Dio scriverà un salmo che dice: Figlio mio, figlio mio, perché mi hai abbandonato?
C’è un paradosso istruttivo in questo salmo: la condizione di chi crede e soffre come un disperato perché si sente abbandonato da Dio è migliore di quella di chi dorme sonni tranquilli credendo di poter abbandonare tranquillamente Dio. Questo salmo in effetti descrive una tappa cruciale della vita di fede da cui tutti i credenti devono passare: quella di sentirsi per un attimo distanti, abbandonati, lontani da Dio. Perché non si conosce la vera comunione con il padre se non si è avvertito anche il vuoto totale, la sua inesistenza. La fede passa anche da una sorta di ateismo preparatorio che fa avvertire l’orrore della vita senza la benefica presenza di Dio. Ben venga quindi il sentirsi abbandonati da Dio, visto che è quello che anche Gesù ha vissuto. Una fede cresce dopo aver provato la lontananza.


Perché ci si sente abbandonati da Dio? È importate notare che il salmo non dice che Dio ha abbandonato il salmista, ma che il salmista si sente abbandonato. Ho sottolineato che non sappiamo perché questo salmista si senta abbandonato, anche se ci descrive una situazione in cui è una vittima della cattiveria di altri. Ci sono casi, come quello di Gesù, in cui la situazione di abbandono non è una colpa, altri in cui lo è: ma il punto centrale è questo: Dio non abbandona nessuno. E Dio non è lontano da nessuno, nonostante alcune traduzioni dicano che è lontano. Possiamo percepirlo come tale per tanti motivi. Ma Dio è vicino, e se non lo sentiamo tale è perché qualcosa modifica la nostra percezione. Nel caso di Gesù è stata l’estrema sofferenza. In altri casi possono essere le nostre colpe, il nostro stile di vita che non mette Dio in conto, o circostanze avverse. La buona notizia di questo passo è che non è altro che una percezione del salmista. Il salmo stesso continuando finisce in gloria, e si conclude in urla di ringraziamento per la salvezza ottenuta. Vorrei che allora rileggessimo le parole che l’apostolo Paolo rivolse agli ateniesi: At2i 17, 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio,27 perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28 In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto:
Poiché di lui stirpe noi siamo.AMEN