mercoledì 24 ottobre 2012


Galati2, 1-10

Paolo, dopo aver spiegato per il tutto il primo capitolo che il vangelo che predica lo ha ricevuto da Dio, e dopo aver sottolineato che la sua scarsa frequentazione di Gerusalemme comprova che non è lì che ha imparato il vangelo, ci mostra ora l'altra faccia della medaglia: quella del perfetto accordo del suo vangelo con quello degli apostoli di Gerusalemme. E lo fa raccontandoci il suo viaggio a Gerusalemme, accompagnato da Barnaba e da Tito. Possiamo trovare in Atti 11 la descrizione di questo episodio e rilevare l'importanza di questo incontro privato a Gerusalemme tra Paolo ed alcuni apostoli. Alcuni ritengono che il viaggio che Paolo descrive in Galati sia quello che troviamo in Atti 15, ma a mia opinione le due riunioni sono piuttosto diverse: questa è privata, e ben si accorda con Atti11, mentre quella di Atti 15 è una specie di sinodo, di grande incontro tra più persone, che torna a discutere su una questione già aperta in Atti 11.
1 Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: 2 vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano. 3 Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere. 4 E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi. 5 Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi.
6 Da parte dunque delle persone più ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più. 7 Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi - 8 poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani - 9 e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. 10 Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare.
Di questo incontro a Gerusalemme, che è un'intensa discussione tra Paolo e gli apostoli vorrei rilevare tre aspetti significativi.
1. Paolo si confronta
In primo luogo Paolo ci precisa (v.2) che sale a Gerusalemme non tanto per parlare della questione di cui parlerà nel resto dell'epistola, cioè del problema dell'infiltrazione di "giudaizzanti" che vorrebbero imporre il rispetto di leggi giudaiche (in particolare la circoncisione) ai nuovi convertiti cristiani, ma per un altro motivo, legato ad una rivelazione. Se non ci sbagliamo a dire che l'episodio corrisponde a quello di Atti 11, potrebbe darsi che la rivelazione sia quella fatta dal profeta Agabo che annunciava una carestia su tutta la Giudea, in seguito alla quale Paolo e Barnaba, per l'appunto, sono inviati dalla chiesa di Antiochia a Gerusalemme per portare soccorsi. A Gerusalemme, tuttavia, prende occasione anche per parlare con gli apostoli. Questa sua volontà di parlare con loro è molto importante perché finora Paolo si è basato solo sul suo personale rapporto con Dio, che è fondamentale. Ora viene il momento del confronto, che è altrettanto importante, ed infatti concludono capendo che il loro vangelo è unico. Se ci fossero state grosse differenze tra il vangelo predicato da Paolo e quello predicato dagli apostoli, allora ci sarebbe stato da preoccuparsi, nel senso che sarebbe stato evidente che uno dei due non parlava da parte dello Spirito. Invece c'è accordo, e questo è un principio che dobbiamo considerare come valido anche nella chiesa di oggi. E' bene che le convinzioni importanti, come quelle che riguardano intere categorie di persone, vengano da Dio che ognuno le maturi nella preghiera e nella meditazione. In questo caso, il fatto di considerare ancora valide o meno alcune prescrizioni mosaiche, era molto importante per quelle persone. Quindi è bene prima di pronunciarsi maturare in preghiera come risolvere. Ma una volta concluso un dialogo "verticale" è importante confrontarsi con gli altri fratelli per confermare o rivedere quello che si è ricevuto. Questo non significa che ci voglia la "maggioranza" per decidere cosa vuole Dio da noi, altrimenti l'idea di rivelazione scompare. Proprio in merito alla questione del vangelo rivolto ai Pagani, possiamo ricordare che Pietro, che per primo ebbe una rivelazione sulla necessità di annunciare il vangelo ai non ebrei, inizialmente fu criticato. Ma condivise la sua rivelazione con i fratelli, che furono convinti e la sua minoranza diventò maggioranza. Possiamo anche notare come in questo caso sia presente Tito, un testimone vivente della conversione di un pagano, che non è circonciso e tuttavia è un servitore fedele al quale infatti non viene imposto di circoncidersi. Vedremo che non è sempre facile arrivare ad un accordo e che non mancano le tensioni. Questo incontro privato però ci potrebbe fare pensare che trovare un punto d'incontro è possibile e che maturare le proprie convinzioni rimanendo aperti a quello che dicono gli altri, prima di irrigidirsi, è una via per costruire un'intesa tra fratelli.
La chiesa di oggi non è divisa sulla circoncisione, ma non mancano elementi di divisione. Ci sono divergenze sul modo di vedere la fine del mondo, le sue origini, sul modo in cui lo Spirito Santo comunica con i singoli, sul ruolo di Israele; sul ruolo dei credenti in politica, su diverse questioni etiche, sull'omosessualità, sull'ispirazione della Scrittura.. ecc. Purtroppo mancano spesso gli spazi di confronto sereni, come quello rappresentato da questo piccolo incontro tra Paolo ed apostoli. Non è la soluzione al problema della ovvie divergenze che ci sono nella chiesa, ma deve farci pensare.
2. Le colonne
Nel corso del suo discorso Paolo sottolinea più volte di aver parlato con delle persone un po' speciali. Le chiama: "le persone più ragguardevoli" o "stimate", e poi le chiama "colonne". Si tratta in effetti di tre figure carismatiche e fondamentali per il cristianesimo delle origini, cioè Pietro, Giovanni e Giacomo. Parla con loro perché non vuole "rischiare di aver corso invano", cioè non vuole che tutto il suo lavoro fatto tra i pagani vada perso, qualora si trovasse in contrasto con il resto della chiesa. Quindi parla con persone da cui è sicuro di essere capito e nelle quali sicuramente troverà interlocutori validi. E' possibile che "i giudaizzanti" abbiano screditato il vangelo di Paolo, esaltando gli apostoli - a torto - e quindi Paolo sottolinea il suo accordo proprio con loro per mostrare che il suo vangelo non è una sua invenzione, ma è in pieno accordo con quanto detto da questi stessi apostoli. L'immagine della "colonna" per indicare queste persone è particolarmente significativa e forte. Significa che grazie a loro la chiesa ha un sostegno, nonché un ornamento. E questo mi fa pensare che ci sia un principio molto bello di cui tenere conto. E' importante che nella chiesa ci siano delle colonne. Delle persone capaci di dare esempi, di essere di riferimento per chi si converte, di essere punti fermi su cui si sa di poter contare. Per quanto i credenti siano tutti uguali davanti a Dio, ci sono innegabilmente delle differenze ed alcuni sono chiamati ad un ruolo di colonna portate. Ognuno di noi si deve interrogare chiedendosi se Dio non lo chiami ad essere in qualche modo colonna per una realtà più piccola, come quella della sua chiesa, essendo riferimento per gli altri, per i bambini, per i giovani; e comunque si deve interrogare sul rispetto dovuto a delle figure che nella loro imperfezione umana hanno comunque mandato avanti un messaggio. Paolo avrebbe potuto dire: "Mi importa poco di quel che dicono gli apostoli, perché tanto il mio vangelo l'ho ricevuto da Dio". Ma non lo dice, e anzi fa notare il consenso trovato insieme. La ricerca della vocazione di "colonna" per una certa sfera, ed il rispetto per le colonne che troviamo dovrebbero emergere dalla riflessione su questi passi, senza per questo portarci a nascondere errori conclamati di persone in vista, e credo di poter dire che purtroppo nelle chiese evangeliche attuali non è sempre così. Facilmente attacchiamo e facilmente litighiamo. Questo esempio ci fa ancora una volta riflettere, benché vedremo che anche Paolo litigherà con Pietro...
3. La mano ed i poveri.
Paolo e gli apostoli vengono quindi ad accordarsi. Nessuno impone niente a Tito, un non circonciso, e la stretta di mano simbolizza un accordo ed una benedizione nella comunione. Il vangelo di Paolo non è considerato monco, mutilato, ma pieno e conforme a quello predicato a Gerusalemme. Semplicemente ognuno si occuperà di un certo destinatario: a Gerusalemme i circoncisi, cioè gli ebrei, e ad Antiochia dei non circoncisi, cioè i pagani e difatti da lì partono tutte le missioni di Paolo. Ma mi colpisce molto la frase finale: ricordatevi dei poveri, richiamo alla rivelazione iniziale, quella per cui Agabo aveva predetto una carestia ed in seguito alla quale Paolo e Barnaba erano venuti a Gerusalemme. Il vangelo vive della verità, e questa verità è una ed indivisa. Non ci sono mille vangeli, ma uno solo ed è lo stesso per Paolo e per gli apostoli: questa mano stretta ci ricorda questa forte unità che molta teologia moderna cerca di contestare, parlando di un vangelo petrino, di uno giovanneo, di uno marciano ecc. Ma no, il vangelo è unico: se i destinatari sono diversi ci possono essere accentuazioni diverse, ma la sostanza non cambia ed è la stessa: Dio salva per fede degli uomini peccatori che chiama a ravvedersi. Ma questa verità non è mai separata dall'amore e dall'attenzione verso gli ultimi. Dopo aver parlato di circoncisione, di incirconcisione e altro, ricordatevi dei poveri, altrimenti il vostro vangelo è monco. Lo stesso forse dovremmo dirci oggi: dopo aver parlato delle questione che ho elencato sopra, e che spesso sfiorano la disputa sterile, come i tempi e i modi del ritorno di Cristo, le esatte dinamiche della creazione del mondo, la politica ecc. ricordiamoci dei poveri e dei bisogni di tanta umanità.


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