lunedì 8 aprile 2013


Dio guarisce.
Tero episodio: la donna dal flusso di sangue e la figlia di Iairo
Marco 5: 21 

Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22 Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». 24
 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25 Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28 «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». 29
 E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
30 Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». 31 I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». 32 Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34
 Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
35 Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». 37 E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41 Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». 42 Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.


Il passo che leggiamo oggi presenta due miracoli intrecciati: mentre Gesù parte per farne uno si ferma a farne un altro e poi prosegue. Non è un caso che i due fatti siano presentati in questo modo, e possiamo trovare tra i due miracoli molti punti comuni, come anche delle differenze.

1. Due che emergono dalla folla.
Le folle sono un dato sempre presente nei vangeli e il loro valore è duplice: sono gruppi di gente che cercano Gesù, assetati di conoscerlo per i motivi più disparati, ma a volte diventano anche un limite. In questo caso la folla è una massa anonima che sta attorno a Gesù: per un verso serve a sapere dove si trova, dall'altro è quasi un impedimento, che osserva chi si avvicina al maestro o che, proprio fisicamente, riduce la possibilità di incontrarlo.
Un primo fatto che accomuna queste due persone miracolate è il loro coraggio ad emergere dalla folla. Quando si è in mezzo ad una folla ci si può sentire parte di questa, quindi come degli anonimi davanti a Dio. Iairo e la donna hanno entrambi il coraggio di credere che Dio va al di là della folla ed è capace di interessarsi del destino di ogni componente della folla, perché per Lui ogni essere umano è importante. La loro fede sta proprio in questo: nel credere che che quel maestro è capce di dare loro attenzione.
Può capitare a tutti di pensare che Dio è uno e che noi siamo tanti. Da cui l'idea che non avrà grande interesse per noi. Non è così. Dio ha a cuore ogni singolo essere umano e se sente di essere stato toccato anche indipendentemente dalla sua volontà si gira a cercare chi l'ha chiamato; se sa che un'insignificante bambina di un paese poco importante sta male, è pronto ad intervenire. Stiamo studiando le guarigioni. Un passo decisivo da fare è quello di credere che Dio è attento a tutti e che davanti a lui non ci sono codici rossi o codici verdi come al pronto-soccorso. Tutti hanno parità di accesso, purché gridino per emergere dalla folla.

2. Due condizioni lontane da Gesù.
Entrambi questi personaggi hanno una particolarità: la loro condizione o di malattia o di ceto sociale li predispone ad essere lontani da Gesù, almeno agli occhi di chi osserva. Iairo è il capo di una sinagoga e nei primi capitoli del vangelo di Marco (2-3 in particolare) abbiamo visto Gesù scontrarsi con le autorità religiose, che mal tollerano la sua presenza. Poco importa che guarisca e faccia miracoli, lo fa in modalità che scardinano le credenze delle false fedi fatte di forma ed abitudine: se guarisce di sabato non va bene... Se perdona i peccati, non va bene... Un capo di sinagoga che si reca da Gesù è uno che ha il coraggio di andare contro quanto hanno creduto quelli della sua classe sociale e lavorativa. Non teme la censura sociale che ne subirà, e messo davanti all'estremo della morte di sua figlia capisce che l'unico che la può aiutare è Dio. Ha quindi il coraggio di superare la barriera che lo separa da Gesù, data dalla sua appartenenza.
Lo stesso, anche se per motivi diversi, possiamo dire della donna: ha un'emorragia che non cessa, cosa che la pone in condizione di impurità, poiché secondo il levitico la donna affetta da mestruazioni è impura ritualmente, ed il sangue è comunque impuro. Per avvicinarsi a Gesù deve superare non solo la folla, ma anche la censura che grava su di lei, in quanto donna impura. Se poi il suo flusso di sangue fosse proprio di tipo mestruale, si tratterebbe di un fatto vergognoso, o comunque intimo ed imbarazzante.
Per andare verso Gesù dobbiamo superare le barriere che immaginiamo ci separino da lui. Forse il nostro passato, i nostri peccati, gli sbagli che continuiamo a fare ci fanno credere che il Signore abbia delle riserve a nostro riguardo, che apra la sua porta solo a certe categorie. Questi due miracoli ci insegnano che né dalla parte delle persone "perbene", come Iairo, né dalla parte degli impuri, dei peccatori, come la donna, ci sono preclusioni. Il Signore non è di destra né di sinistra, non è per i ricchi o per i poveri. Il Signore si rivolge verso chi indipendentemente dal suo passato ha fede.

3. Due fedi grandi che si accontentano di poco.

Colpisce, alla lettura di questo passo, l'elemento del tatto, il fatto che entrambi pensino che la guarigione venga dal fatto di toccare: la donna si contenta di toccare semplicemente il lembo della veste, Iairo vorrebbe semplicemente che il Signore metta le sue mani sulla figlioletta, ed infatti alla fine Gesù la prenderà semplicemente per mano. Da un certo punto di vista questa fiducia nel tatto potrebbe far pensare ad una fiducia nel magico, o nella superstizione. Possibile che l'autenticità della fede si mescoli a simili credenze, ma è interessante al riguardo la risposta di Gesù: la tua fede di ha salvata, dice alla donna; e a Iairo: abbi fede! Gesù rettifica eventuali credenze errate, o rinforza la semplice fede di questi personaggi.
E' la fede ed unicamente la fede che salva, ed anche indipendentemente dalla volontà del guaritore! Sembra un paradosso: Gesù non ha volutamente guarito, l'energia guaritrice è uscita da lui senza che si sia reso conto di chi ha guarito. E' come dire: se ho promesso che guarirò chi ha fede, risponderò anche senza rendermene conto: perché ho preso un impegno! Per noi è una vera promessa, che torna a spingerci verso il Signore. Cosa vogliamo dal Signore? Questa Signora si contentava di poco, le bastava toccare la veste, non pretendeva un incontro ufficiale. Gesù ha in serbo per lei molto di più: la chiama a confessare pubblicamente il suo bisogno e la chiama ad un incontro personale in cui le precisa che ciò che salva è la fede. Il messaggio è anche per noi: cerchiamo poco, anche di ascoltare una sola parola del Signore. Egli saprà darci infinitamente di più.

4. Due che non hanno trovato aiuto presso gli uomini.
Ci viene detto che la donna aveva speso i soldi presso i medici che non erano stati in grado di aiutarla. Di Iairo non si dice che si sia rivolto ai medici, ma probabilmente la condizione estrema in cui si trova la figlia gli fa capire che non ci sono molte possibilità umane. Per quanto la medicina abbia fatto enormi progressi, un margine di quello scetticismo che c'era nei tempi antichi, in cui molti medici erano dei ciarlatani, rimane ancora oggi. Contro molti mali non c'è niente da fare. Non si tratta qui di opporre ottusamente fede e medicina, che sono vie di guarigione diverse, ma in molti casi complementari: faccio presente al riguardo di alcune iniziative inglesi di cui ho letto, in cui le asl locali cooperano con chiese che danno sostegno nella preghiera alle cure mediche. Si tratta piuttosto di riconoscere che la medicina è una dimensione umana, limitata e non onnipotente. Gesù invece è onnipotente e per ogni male possiamo e dobbiamo veramente gridare a lui, superando qualsiasi barriera sociale o idea che abbiamo posto tra noi e lui.

La scena conclusiva mostra Gesù che dà da mangiare alla fanciulla, e che vieta di diffondere la notizia della guarigione. A Gesù non interessa la fama, che anzi rischia di rappresentarlo come un taumaturgo anziché come il messia, né di impressionare le folle: il signore vuole il bene dei minimi, come questa bambina e dopo averla risuscitata ci tiene ad una cosa molto semplice, cioè che sia nutrita. Questo è il Dio in cui crediamo: il Dio che strappa dalla morte fisica e spirituale e che è attento ai bisogni materiali ed esistenziali di ognuno di noi.

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