lunedì 8 aprile 2013


Dio guarisce. Secondo episodio: il paralitico di Capernaum
Marco 2:1,12

1 Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2 e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
3 Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. 4 Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5 Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
6 Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7 «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?».
8 Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? 9 Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? 10 Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, 11 ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua».12 Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».


Gesù torna a Capernaum, città dove eserciterà buona parte del suo ministero. Si tratta di una cittadina sul lago di Galilea, nella parte nord, che oggi non esiste più e la cui collocazione non è del tutto chiara. Dal racconto che ci fa Marco questo miracolo segue il precedente, quello del lebbroso e riguarda un nuovo tipo di male: abbiamo detto che la lebbra è contagiosa, che poteva portare alla morte e che i lebbrosi venivano isolati ed evitati, mentre Gesù si avvicina al lebbroso senza paura. La paralisi, seppure altrettanto tragica e triste, è un male completamente diverso dal precedente: non sappiamo esattamente perché questo paralitico fosse tale... se fosse poliomielitico, se avesse una forma di sclerosi, se avesse avuto traumi nel parto o altro. Ci viene presentato come un invalido che non ha una malattia che lo porterà a morire, ma che limita fortemente i movimenti della sua vita e soprattutto lo costringe a dipendere dagli altri. E' quasi il contrario della lebbra per cui si è evitati. Quindi non appena Gesù arriva a Capernaum e la notizia circola numerose persone accorrono per ascoltare la predicazione del vangelo. Ma conoscendo i miracoli che Gesù aveva già fatto alcuni pensano di poter portare un paralitico ad essere guarito.

1. La guarigione e gli altri
Il fatto che il paralitico venga trasportato fisicamente da quattro persone è molto importante e questo racconto, a ben guardare, tende proprio a far risaltare il ruolo di questi quattro trasportatori. Chi sono questi quattro? Non lo sappiamo ed il narratore, coerentemente con la consueta sobrietà della narrativa evangelica non dà né nomi, né informazioni. Possiamo immaginare che siano stati degli amici amici di vecchia data, ma anche quattro che passavano a cui il paralitico ha chiesto aiuto e che gliel'hanno prestato. Poco conta la loro relazione, il punto centrale è che queste quattro persone hanno capito che portare un paralitico da Gesù era fondamentale. E per portarcelo hanno fatto di tutto. Si sono avvicinati alla casa, hanno visto che mancava lo spazio, sono saliti sul tetto lo hanno scoperchiato e lo hanno calato dentro. Ci tenevano a quel paralitico ed hanno operato fino in fondo per aiutarlo.
Viene da pensare a persone che credono fortemente nella forza della medicina di un certo paese e per salvare un caro, un parente fanno di tutto per ottenere un visto per malattia e trasportare il malato in un posto dove possa essere curato, o ancora nel bene e nel male di quei viaggi della speranza intrapresi in cerca di guarigioni speciali in posti in cui si pensa che vengano dispensate guarigioni.
L'affermazione del narratore riguardo alla prima reazione di Gesù avrà colpito ognuno di noi lettori: "Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico i tuoi peccati ti sono rimessi!". Siamo abituati negli altri racconti dei miracoli a sentire Gesù che osserva la fede dei miracolati; qui invece, e credo sia un caso piuttosto isolato, è la fede dei quattro che è messa in risalto. E' possibile essere guariti per la fede di un altro? E' possibile che la la fede che è un fatto così personale e responsabile possa essere sostituita da quella degli altri? Certamente no, e non credo che il paralitico sia guarito suo malgrado. Certamente avrà fatto i suoi passi di fede e si sraà pronunciato per Gesù, se no altro obbedendo alle parole di guarigione. Ma in questo miracolo Dio vuole farci capire che ognuno di noi può avere un ruolo enorme nelle guarigioni di altri. La lettura dei miracoli non riguarda solo la possibilità di guarigione per chi è malato, ma responsabilizza anche chi sta bene nei confronti di chi è malato. Quanto siamo disposti a fare per chi sta male? Su quali tetti di quali case siamo pronti a montare? Che sia nell'azione fisica, nel trasporto, o nel pregare per chi sta male c'è un ruolo molto importante che chi sta bene deve assumere. Perché Gesù guarderà anche la fede di chi ci tiene a che altri siano guariti, soprattutto di mali per i quali la solidarietà è necessaria.

2. La guarigione e il peccato.

L'affermazione di Gesù ha qualcosa di sorprendente. Per noi moderni forse di incomprensibile, e per gli scribi, persone erudite nelle scritture e profondamente religiose, ha qualcosa di blasfemo. Cosa c'entra il peccato, la remissione dei peccati con la paralisi? Sono peccatori solo i paralitici? Sono paralitici in quanto peccatori? Si tratta di idee che, come possiamo vedere altrove, Gesù non condivide, ma che al tempo erano diffuse. Se stai male è perché hai peccato... Gesù è più radicale ancora. La sua missione è annunciare la parola, come abbiamo visto dall'inizio del passo; è venuto per riscattare il popolo dai suoi peccati. E quali sono i peccati? Sono l'aver rotto il rapporto di amore e di amicizia con Dio, mettendo al primo posto la propria autonomia e il proprio egoismo. Questo produce mali morali, mali fisici, mali economici e quant'altro. Il paralitico non è meno peccatore di altri, e la persona sana lo è quanto lui. Gesù, per portare il suo uditorio a riflettere sul vero problema dell'umanità, il peccato, la separazione uomo Dio, mostra la sua potenza nel guarire le sue manifestazioni più raccapriccianti, come lo stato di malattia e di infermità di alcuni. Ma ci tiene a tenere presente qual è il problema numero uno: è il peccato! E allora non comincia dicendo: "alzati!", ma "i tuoi peccati ti sono rimessi."
Stiamo attenti al gioco di implicazioni che c'è dietro queste affermazioni: per gli scribi perdonare i peccati non è difficile, è proprio impossibile. Far guarire un paralitico è molto difficile, ma in qualche modo più facile che dire che i peccati gli sono rimessi. Gesù quindi li provoca: non vi rendete conto che il vero problema è il peccato? Il peccato anche vostro, di voi che per il paralitico non avete fatto un bel niente? Dire alzati e cammina è più facile che dire i tuoi peccati ti sono rimessi! Curare l'anima è più difficile che curare lo spirito. Ma visto che ha a che vedere con degli increduli che pensano di poterla buttare sul piano della disputa teologica, Gesù opera la guarigione più facile - quella del corpo - per mostrare la sua autorità. E se sa guarire il fisico allora c'è da pensare che possa guarire anche l'anima. Ecco perché dice al paralitico la cosa più facile: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina", ed agli scribi quella più difficile: dovete sapere che ho facoltà di rimettere i peccati.
Torniamo a ripetere: il vero problema non è la paralisi. Lo dico con qualche timore perché io che sono sano e cammino potrei scioccare dei paralitici. Mi avvalgo allora della testimonianza di alcuni amici, o della missione Johny and friends, con cui come chiesa collaboriamo direttamente: si tratta di persone paralizzate, che vivono in sedia a rotelle, ma hanno trovato interiormente un grande movimento: quello dello spirito.
Lo abbiamo detto la volta scorsa e lo ripetiamo, e probabilmente dovremmo ripeterlo commentando ogni miracolo di guarigione: la guarigione non è obbligatoria. E' un atto che Dio nella sua sovranità può decidere di fare, e come visto sopra dobbiamo pregare ed impegnarci perché le persone siano esposte alla guarigione. Ma la radice nel male sta nella guarigione dell'anima, nella risoluzione del problema del rapporto di ogni uomo con Dio. Essere in pace con Dio, sentire che Egli ha perdonato i nostri peccati, significa vivere in una libertà ed una gioia che neppure i legami di un'infermità fisica possono bloccare. Il valore simbolico della paralisi è che come essa limita i nostri movimenti nello spazio, così il peccato limita i nostri movimenti nello Spirito, non ci fa accedere a quelle dimensioni alte per le quali l'essere umano è stato creato. Senza perdere di vista la potenza della guarigione fisica, ammettiamo di essere tutti dei paralitici spirituali che hanno bisogno di essere spiritualmente guariti.

3. La guarigione e il figlio dell'uomo.

Perché gli scribi si indignano tanto? Perché sentono un'affermazione che giudicano blasfema e perché sanno che solo Dio può rimettere i peccati. Hanno ragione! Il loro sbaglio non è di ordine dottrinale, ma di comprensione della figura di Gesù. Gesù sta indirettamente dicendo loro: "Io sono Dio!", e proprio per questo posso rimettere i peccati. Sono venuto a risolvere i vostri problemi sia fisici che morali, che spirituali. Ma perché questo sia possibile mi dovete riconoscere come messia, capace di rimettere i peccati.
Questa autorità di Gesù, anche nelle chiese è abbondantemente disconosciuta e non so quanto questo favorisca i processi di guarigione spirituale e fisica. Faccio un esempio: ci capita di pregare per qualcuno che poi guarisce. Certamente ringraziamo Dio, ma prima di decretare che si è trattato di un miracolo, di una guarigione operata dallo Spirito esistiamo... ci può essere una giustissima prudenza dovuta al fatto che vedere guarigioni dappertutto, magari anche grazie al semplice influsso di medicine, porta a banalizzare la portata dei veri miracoli. Ma la prudenza diventa facilmente timore, ed il timore silenzio. E se si smette di proclamare che Dio guarisce, che è possibile che guarisca perché esiste, anche se non è obbligato a guarire, perché c'è e perché si manifesta nella nostra realtà, la portata del messaggio cristiano si annacqua e si sminuisce.
Siamo quindi pronti come chiesa, ad accompagnare i malati, ad annunciare il perdono e a confermare l'autorità di Gesù: egli può!

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