mercoledì 13 febbraio 2013


Dio guarisce.

Primo episodio: il lebbroso

Marco 1: 40,15
40 Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». 41 Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». 42 Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. 43 E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: 44 «Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». 45 Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.

Da un po' di tempo vorrei parlare di guarigioni. Sia perché nella nostra comunità ci sono state diverse persone malate o con situazioni incerte o con persone vicine malate, sia perché il fatto di operare guarigioni è stata una delle attività principali di Gesù nel suo viaggio sulla terra. Confesso di non aver dato mai particolare rilievo alle guarigioni e che finora il mio problema è stato più quello di spiegare perché in alcuni casi Dio non interviene guarendo, che non quello di concentrami sulla sua potenza nel guarire. Vorrei quindi iniziale alcune letture di guarigioni nei vangeli per riconquistare questa grande promessa dei vangeli: Dio guarisce! E' vero che l'azione di Dio va molto al di là della semplice guarigione fisica, e che la salvezza è una realtà che sorpassa il fisico. Ma il regno di Dio comincia già qui sulla terra e vedere l'intervento di Dio davanti a situazioni apparentemente irrisolvibili è spesso un modo per aprirsi ad un orizzonte di salvezza più ampio. Del resto, se ci sono malattie antiche come la lebbra ed altre che abbiamo scoperto solo recentemente, come l'AIDS, il fatto che ci si possa ammalare e morire in modo precoce, o comunque soffrire è uno dei problemi più grandi dell'umanità e non è un caso che anche negli stati moderni spendiamo tanto nella sanità (nei paesi europei tra il 5 e il 10 % del PIL). In un contesto completamente diverso, e vicino al testo che stiamo per analizzare, si può dire che in termini di spesa di pagine è curioso che per la lebbra l'antico testamento consacri due interi capitoli, il 13 e il 14 del Levitico per spiegare come identificarla e come decretarne la guarigione! E non ho contato il numero di guarigioni dei vangeli e degli Atti, ma non sono poche!
Leggiamo quindi questo breve episodio di guarigione, il secondo nel vangelo di Marco che riguarda un individuo preciso dopo la suocera di Pietro e che ci mostra l'inizio del cammino di Gesù verso l'uomo nell'intento di servirlo ed aiutarlo nei suoi diversi problemi.

1. Allora venne a lui un lebbroso.
Non siamo sicuri che la lebbra di cui si parla nella Bibbia sia la stessa malattia che conosciamo oggi, definita come morbo di Hansen, e potrebbe trattarsi di un modo generico di indicare piaghe o ulcere. Comunque sia, il tipo di malattia in questione è significativo: la lebbra è una malattia che provocava esclusione sociale. Le indicazioni del Levitico avevano probabilmente finalità preventive, a scopo di salvare il resto del popolo; ma la "durezza del cuore umano" che ha trasformato lo spirito di diverse leggi lo ha fatto anche con questa e quindi i lebbrosi erano persone tenute alla larga, anche perché probabilmente esteticamente ripugnanti. Gesù invece accoglie questo lebbroso, ed il semplice fatto di accoglierlo significa rompere una barriera sociale. Saremmo disposti ad andare verso malati di malattie infettive? Un primo passo per affrontare la malattia seguendo il modo di Gesù è quello di non avere paura della malattia.

2. lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».

Il lebbroso ha sicuramente chiaro che chi è davanti a lui ha qualcosa di speciale. L'atto di genuflettersi non è neutro, indica grande rispetto per chi si ha davanti; alcune versioni traducono che lo adorava. E quando dice se tu vuoi puoi guarirmi è veramente convinto che in Gesù c'è qualcosa di speciale, c'è un potere soprannaturale che è in grado di operare guarigioni. Ma mi interessa molto questo verbo: se vuoi, puoi. Mi fa venire in mente due grossi ulteriori principi che riguardano il processo di guarigione:
a. Se vuoi: ma è forse possibile che Dio non voglia? Molti erano convinti che la lebbre fosse una punizione divina, risultato di peccati commessi dalla persona o dalla sua famiglia e quindi probabilmente pensavano di essere maledetti da Dio. Pertanto pensavano che non sempre Dio volesse guarire, perché l'idea di una malattia punitiva e di una punizione correttiva era radicata nella mentalità giudaica - si può pensare anche agli amici di Giobbe. Possiamo chiederci: ogni volta che non si guarisce da una malattia Dio non ha voluto? Oppure non ha potuto? Molta teologia tradizionale, che dà molta enfasi alla sovranità di Dio direbbe che non ha voluto: Dio rimane sovrano e se non vuole guarire non guarisce; molta teologia moderna direbbe il contrario e cioè che Dio non può! Compatisce con chi soffre, ma è meno onnipotente di quanto crediamo. Magari perché sceglie di non essere onnipotente, ma tuttavia non è onnipotente. E noi cosa crediamo? Possiamo dire che Dio non voglia che certi guariscano o che non possa guarire? Personalmente credo sia difficile andare ad di là di alcuni principi generali, e che nei singoli casi ognuno debba poi trovare una sua risposta. Quindi è vero che Dio può non volere, visto che una guarigione non è per forza un bene assoluto, ma da qui a dire che Dio non vuole la guarigione di bambini malati di leucemia, di padri di famiglia malati di cancro o simili, di strada ne corre. Preferisco allora spostare il problema, proprio perché qui siamo davanti ad un miracolo e cominciare a chiedermi perché invece tante volte Dio guarisce.
b. Se vuoi, puoi! non se vuoi devi...
Un secondo principio consiste nel considerare l'umiltà mista a coraggio di chi chiede: non ha detto a Dio: siccome tu puoi tutto, allora devi guarirmi! L'atteggiamento è molto umile e non è quello di uno che protesta i suoi diritti contro il sistema sanitario nazionale. Possiamo dire che Gesù non è un medico perché la sua guarigione non deriva da una diagnosi e dall'applicazione di un principio scientifico, ma da un rapporto personale, da un incontro reale. E questo lebbroso non chiede proprio niente. Chiediamoci allora quando vogliamo guarire o quando vogliamo che qualcuno guarisca quali riflessioni abbiamo in mente: pretendiamo che siccome abbiamo pregato allora la persona deve guarire o siamo disposti a dire se vuoi puoi? Accettando che in questa frase c'è anche la possibilità che Dio non voglia? Molto è qui: siamo disposti ad abbandonarci completamente nella mani di Dio, nel male come nel bene o no?
c. Sono convinto che se vuoi puoi!
Il lebbroso che si fa avanti a chiedere non solo è umile, ma è anche coraggioso perché si fa avanti. Ha capito che Gesù è disponibile e che ha dei sentimenti. Non fa preferenze ma vuole anche vedere che chi ha bisogno si faccia avanti. Iniziamo quindi a vedere un terzo principio: "Senza fede è impossibile piacergli!" Ci avviciniamo per chiedere guarigione ad un Dio onnipotente che se vuole può. Ma bisogna realmente e profondamente credere che può, proprio come questo lebbroso.
Penso che da questo punto di vista in noi ci sia una buona dose di scetticismo, suffragato dal mondo moderno in cui viviamo che tutto ama, eccetto il soprannaturale. Ed accanto a questo ci sono le numerose volte in cui abbiamo pregato senza ottenere risposta. Che non devono tuttavia cancellare quelle in cui invece ne abbiamo ottenuta una...

3. 41  Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». 42 Subito la lebbra scomparve ed egli guarì
L'approccio di Gesù non è quello di un medico si diceva. Non che i medici siano necessariamente freddi, ma il quadro in cui operano è diverso: non hanno bisogno di essere mossi a compassione, fanno semplicemente il loro mestiere. In questo caso invece vediamo Gesù commuoversi, e produrre una guarigione immediata, istantanea. Dobbiamo cercare di riconquistare questa fede e la paradossale normalità di queste risposte. Un caro fratello francese ci ha ricordato ultimamente che è strano che ci stupiamo che Dio agisca: dovrebbe essere la normalità! Lo diceva dopo che i medici hanno capito che aveva un dolore al petto non dovuto al suo pace-maker ma ad un muscolo della spalla. Quando la zia di mia moglie, a cui era stato diagnosticato un cancro in fase terminale ed incurabile, ha cominciato a stare meglio fino al punto di dirci: sono guarita, noi ci siamo sorpresi. Eppure avevamo pregato! Quindi ci sorprende che Dio dica "lo voglio". Forse non lo conosciamo abbastanza o non chiediamo con quella fede del lebbroso. Questo miracolo e le tante testimonianze che abbiamo ci devono ricordare che Dio agisce e guarisce, oggi come ieri e come domani. Non possiamo cancellare quelle volte che non vediamo guarigione, ma queste non devono cancellare le guarigioni che avvengono!

4. 44 «Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro»

Perché Gesù non vuole che questo miracolato diffonda la notizia e vada piuttosto a pagare? Perché come ripetiamo ancora, non è un medico né un centro di miracoli gratuiti! Ed è venuto per guarire, ma ancora prima per annunciare. Quindi sa bene che una pubblicità erronea dei suoi miracoli potrebbe attirare tanta gente che non è interessata al suo insegnamento, che non è interessata a cambiare il mondo, ma che vuole solo essere guarita. Ed infatti, visto che disobbedisce, succede poi che c'è troppa gente al punto che Gesù non può più parlare.
Questo significa che una chiesa deve operare guarigioni, ma non farne una bandiera o una pubblicità come purtroppo a volte capita di vedere: ho sentito parlare di centri miracoli e simili, mentre queste guarigioni se avvengono avvengono in un rapporto intimo e diretto, come abbiamo visto.
E perché pagare? Fa quasi venire in mente gli ospedali di oggi dove bisogna pagare il ticket! Gesù pretende il ticket spirituale per le guarigioni che opera? Certo che no, ma questo pagamento ha due sensi. Il primo serve a far stare zitti i religiosi del tempo. Cercano soldi e così li avranno. Inoltre una volta acclarato che il lebbroso è guarito non potranno mentire riguardo a Gesù negando i suoi miracoli. Ma ancora di più invita a capire che le malattie non sono altro che il segno di qualcosa di più profondo. Per questo la parola usata nel testo originale non è tanto guarigione, quanto "purificazione". Le malattie sono il segno di un mondo contrassegnato da una frattura dolorosa tra il creatore del mondo, e le sue creature. Una frattura che la Bibbia chiama peccato. Questo non significa che siccome abbiamo commesso un certo peccato allora riceviamo come punizione una certa malattia, ma che siccome siamo peccatori siamo soggetti ad ammalarci. E' un problema di natura umana, di come è fatto il nostro mondo. Gesù comincia con il curare le malattie fisiche per andare a curare il cuore dell'uomo, che è ammalato di una malattia a cui non sfugge nessuno, quella del peccato, della frattura responsabile tra Dio e l'uomo. Si paga per una guarigione per capire che niente è gratuito; e come si paga un'offerta per una malattia che in fondo si riesce a guarire, così Gesù paga per noi un'offerta che nessuno può pagare: paga per i nostri peccati, morendo sulla croce.

Dobbiamo sforzarci di tenere unite queste due realtà. La guarigione fisica non è che un preludio di quella spirituale. Dio la opera anche oggi e merita tutta la nostra attenzione. Eppure il vangelo non si ferma qui e vuole una guarigione più profonda, non un centro di guarigioni che rischia di limitare l'annuncio, come si vede dal versetto finale. Abbiamo tutti bisogno di un qualche tipo di guarigione.

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