mercoledì 13 febbraio 2013



Galati 6, 10-18. La fede fuori o la fede dentro?

11 Vedete con che grossi caratteri vi scrivo, ora, di mia mano. 12 Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della croce di Cristo.13 Infatti neanche gli stessi circoncisi osservano la legge, ma vogliono la vostra circoncisione per trarre vanto dalla vostra carne. 14 Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. 15 Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura. 16 E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio. 17 D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto il marchio di Gesù nel mio corpo.18 La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

La parte conclusiva della lettera ai galati non poteva che essere un riassunto del punto più importante della lettera: la fede non è fatta di esteriorità e di segni visibili, ma di interiorità e di realtà basate su fatti reali, concreti, come la morte di Gesù sulla croce, che sono stati interiorizzati. Paolo non lotta per una partito, per un colore politico o per una certa parrocchia in opposizione ad un'altra: è convinto che i molestatori dei galati portino un messaggio finto, formale, fatto di esteriorità che porta ad una fede annacquata e fasulla. Per questo si è arrabbiato tanto ed ha scritto una lunga lettera. Noi a distanza di 2000 anni osserviamo questo meraviglioso testo denso e ricco di idee profonde ed ancora attuali e credo che, a conclusione di una lettura così forte, sia bello vedere l'entusiasmo di Paolo per la cosa più importante al mondo: la fede! Non ci sono solo discorsi vaghi sul bene e sull'amore: no! Concetti teologici profondi, spesso difficili. La sfida per noi oggi è quella di continuare a pensare Dio in un modo profondo, radicale, anche difficile, ma sempre critico e attento, perché la fede non diventi mai un semplice conformismo allineato con qualche vaga idea di bene che la nostra società può presentare. Paolo ha scritto con caratteri grandi, espressione per dire che quanto ha detto è importante. Non sono grandi solo i caratteri lo sono stati anche i contenuti.

  1. Fede esteriore come protezione
Durante la lettera Paolo non ha parlato molto dei suoi detrattori. Ha fatto diversi accenni, ma non ha mai esposto in modo sistematico di questo partito della circoncisione che voleva costringere i Galati a circoncidersi. Probabilmente si è limitato a controbattere alcune accuse che gli sono state rivolte o alcuni punti della dottrina di questi infiltrati. Aveva già detto che il motivo per cui questi predicatori si interessano ai galati è la separazione, l'isolarli per fini disonesti (4,17). Ora aggiunge alcuni punti. L'idea che ci siamo potuti fare è che queste persone predichino una fede che dà molta importanza all'esteriorità, a ciò che si può vedere: opere della legge, segni nella carne, come la circoncisione. E' curioso che ancora oggi esistano certi modi di vestirsi oppure certi oggetti simbolici, che in qualche modo vorrebbero rimandare alla fede che chi li porta dice di avere; si pensi agli abiti dei religiosi, alle catenine con croci, ad immagini di santi appiccicate davanti alle case o nei cruscotti delle macchine. Gli evangelici tendono ad essere sobri, ma non mancano anche nelle nostre chiese ostentazioni di pesci, di bibbie enormi con copertine di pelle, o di modi di vestire eccessivamente classici, magari per il culto domenicale... Certo, non sono imposti come gli infiltrati tra i galati volevano imporre il rispetto per le opere, tuttavia possono spostare l'accento della fede verso un'esteriorità che serve a poco. Eppure questa esteriorità ha dei vantaggi, che Paolo in queste poche parole condanna ed enumera.
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    1. Conformismo con la società che protegge
La fede esteriore è comoda perché protegge. Immaginiamo il contesto: sappiamo che Paolo ha incontrato numerose persecuzioni tra i giudei delle sinagoghe greche che visitava (Atti degli apostoli). Possiamo immaginare che anche le chiese della galazia abbiano avuto qualche fastidio da parte delle stesse sinagoghe che avevano perseguitato Paolo. E' possibile che qualche esponente di qualche chiesa abbia pensato ad una soluzione di compromesso: siamo di Cristo, però circoncidiamoci, almeno non verremo perseguitati; fino a che il compromesso è diventato regola. E' solo un'ipotesi, comunque spiegherebbe bene le parole di Paolo. Ora, se è ovvio che andare in cerca di persecuzione sarebbe da stupidi, è altrettanto vero che le chiese che più hanno inciso nella storia e che hanno fatto avanzare il regno di Dio, sono proprio quelle che non hanno temuto di essere perseguitati per il messaggio che portavano. A cosa serve a noi presentarci in modo accettabile? Una volta un fratello in Germania mi mostrava la loro chiesa che era molto bella e mi spiegava che per loro credenti tedeschi era importante fare dei locali di culto molto belli altrimenti venivano presi per sette. Ben venga che ci siano dei bei locali per fare onore a Dio, ma che la motivazione non sia quella di proteggersi dalle accuse: Cristo è venuto nella povertà! A che ci servono simboli identificanti come croci, colombe o pesci se poi non viviamo i valori che questi incarnano, o se servono solo a inserirci in un conformismo, per darci l'idea di essere qualcuno? Persino una continua preoccupazione per azioni molto ben accette, come opere di beneficenza, missioni e quant'altro, rischiano di diventare forme di attivismo volte a mettersi in mostra per farsi accettare. Niente da dire contro il vero amore e la vera solidarietà, ma gli eccessi ci sono, e vanno evitati.
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    1. E' falsa, chi la predica non la adempie
La fede esteriore è sempre falsa. Paolo smaschera gli infiltrati tra i galati dicendo che sono in fondo dei falsi. La storia della chiesa insegna: le numerose conventicole e associazioni religiose che si sono date delle ferree regole formali per portare avanti il messaggio della fede hanno sempre finito per crollare... Gli ordini monastici cattolici, che sono degli evidenti ricettacoli di ipocrisia e di frustrazione, e che finiscono per pervertire le poche persone sane che vi stanno dentro sono l'esempio più lampante; ma non mancano esempi di comunità evangeliche, come alcuni gruppi di anabattisti che volevano mettere tutto in comune e che poi finivano sempre per trovare qualcuno che rubacchiava nella cassa comune... Spesso chi più insiste sulle regole formali è il primo a violarle, come i farisei contro cui litigava Gesù. E questo non perché ci sia qualcosa di sbagliato nell'avere delle regole, ma perché quando queste diventano la ragione per cui si vive fanno crollare la fede e divorano chi le pratica facendogli praticare il contrario di quel che predicano.
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    1. Permette di vantarsi e di sentirsi a posto
Ultimo aspetto della fede esteriore: rassicura e dà importanza! Diciamocelo, la fede vera è difficile! Essere soli con Dio, soli profondamente davanti a Dio senza nessun appoggio che non sia lo Spirito Santo, apparentemente è difficile: è molto più comodo avvalersi di mediatori, di oggetti esteriori, di chiese riconosciute dallo stato, di simboli che hanno una tradizione nobile ed un rispetto generalizzato. E' molto più comodo. Ma non è fede! Perché la fede è quel che troviamo dopo essere passati dall'abisso del vuoto ed aver scoperto che non c'è altro che Dio che conta. Come possiamo dare valore ad un atto esteriore di qualsiasi tipo, sia la circoncisione, la partecipazione ad una riunione, un'azione presunta buona o altro, di fronte al puro incontro con Dio?
  1. Fede dentro nella croce
Paolo ci vuole fare andare al di là di una fede scadente ed esteriore. La fede vera deve superare ogni limite riduttivo, ogni presunto sostegno nell'esteriorità o nelle varie opere umane e farci capire che noi iniziamo a essere qualcosa dopo che ci siamo annullati sulla croce.
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    1. Crocifigge il mondo per i credenti ed i credenti per il mondo.
La fede nella croce di Cristo crocifigge il mondo per noi e noi per il mondo. Cosa significa? Significa che ci importa poco di quanto il mondo in cui viviamo riconosce, stima, apprezza o meno quello che crediamo. Perché è crocifisso, è vanificato sulla croce. Chi vive tra intellettuali è spesso portato a porsi il problema della plausibilità della propria fede, della credibilità di quanto predica, di quanto sia possibile rendere conto della propria fede da un punto di vista razionale e filosofico. E' un esercizio bello ed importante perché è giusto "rendere prigioniero di Cristo ogni pensiero" e perché è giusto che il messaggio sia portato ad ogni livello e ad ogni sfera della realtà. Tuttavia sarebbe triste che gli sforzi di rendere credibile il vangelo fossero fatti solo per non fare brutta figura davanti ad un mondo scettico e critico rispetto a tutto ciò che è soprannaturale. Quel mondo è semplicemente crocifisso per me. Ed io lo sono per lui, nel senso che non ho da rendere conto di niente ad un mondo a cui non appartengo: appartengo a Cristo ed a lui rendo conto della mia fede e di quello che credo.
E' un problema che influenza molti giovani credenti che lottano per difendere la loro fede sentendosi troppo diversi dai loro amici o messi da parte perché non seguono lo stesso stile di vita. Sarebbe molto comodo per loro limitarsi a mostrare qualche immagine, indossare qualche simbolo e osservare qualche pratica religiosa. Paolo invita ad andare al di là e a vivere la fede nell'annuncio e nella pratica, pensando che il mondo è crocifisso e che noi siamo crocifissi per lui.
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    1. Osserva tutto il mondo da un unico punto di vista: quello della nuova creazione
Se però ci limitassimo a dire che il mondo è crocifisso e che noi lo siamo per il mondo, avremmo un vangelo mutilato che sa solo quello che non conto, e quello che non deve fare. La parte più bella è la frase successiva che ci dice cosa significa veramente essere in Cristo: in Cristo non conta più niente! Non c'è un'azione da farsi o una da non farsi che possano avere valore, ma c'è solo la realtà di essere una nuova creatura! Nei vangeli si parla di "conversione" riprendendo un termine dell'Antico Testamento; in Giovanni si parla di "nuova nascita"; Paolo preferisce il termine: "essere una nuova creatura". Davanti a Dio non conta niente se non il fatto di tornare a Lui, di chiedere perdono, e di lasciare che Lui stesso rinnovi il nostro spirito. Siamo esseri marci, moralmente imperfetti e responsabilmente cattivelli, furbetti, o egoisti. Quella religione della formalità ci verrebbe molto naturale. Ma Dio ci invita ad essere nuove creature! Ci promette il suo stesso spirito capace di rinnovare la nostra mente, il nostro modo di sentire e di pensare. Ecco che allora non avremo più bisogno di piacere a qualcuno facendo azioni esteriormente piacevoli, o politically correct. Se siamo in Cristo siamo già stati accettati, perché abbiamo rinunciato a noi stessi ed al criterio di definizione richiesto dal mondo.

3. Benedizione.

Camminare così significa avere pace e creare pace attorno a sé, anche se c'è persecuzione. Così anche misericordia. Questa è rivolta al vero Israele, quello di Dio, cioè alla chiesa unita a quegli ebrei che hanno riconosciuto in Cristo il messia. Che la lettura di questo monumento della fede cristiana possa portarci grazia. AMEN

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