mercoledì 13 febbraio 2013


Galati 5, 1-12 1 Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. 2 Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. 3 E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge. 4 Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia. 5 Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo. 6 Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità.
7 Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non obbedite più alla verità? 8 Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama! 9 Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta. 10 Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma chi vi turba, subirà la sua condanna, chiunque egli sia. 11 Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? È dunque annullato lo scandalo della croce? 12 Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano.



A conclusione della sua lunga argomentazione sul rapporto tra fede ed opere Paolo conclude con una sintesi: troviamo in questo capitolo una espressione capace di condensare la totalità del vangelo su cui ci attarderemo. Ed è una frase molto bella che non dico subito che ha il merito di dire qualcosa di importante su un tema che ha occupato il pensiero di molti secoli di storia della teologia: in questa sintesi capiamo meglio cosa intenda Paolo per fede e cosa intenda per opere, e ci sarà facile rapportare questi concetti al nostro tempo e alla nostra concezione della fede.
1. Di quali opere stiamo parlando?
Gli esempi di "opere" a cui i Galati stavano cominciando a dare importanza vengono via via menzionati della lettera e seppure non siano numerosi ci danno un'idea del tipo di opera della legge in questione: rispetto di date, giorni speciali feste e soprattutto circoncisione. Questo pare il punto più discusso. Ed è discusso perché è un segno eminentemente esteriore. Per Mosè era il simbolo di un patto, ma ora che il patto ha trovato il suo rinnovamento in Cristo quel segno nella carne non ha più significato, e sforzarsi di identificarsi davanti a Dio grazie a quel segno è inutile. Nell'epistola ai Romani Paolo, proprio per opporre l'esteriorità della circoncisione all'interiorità di un percorso di fede e conversione parla di "circoncisione del cuore". Capiamo quindi meglio cosa intenda Paolo quando parla di "opere della legge". Atti esteriori, pratiche, regole da rispettare che hanno un valore puramente esteriore e che accreditano l'appartenenza ad un verto gruppo, ma che non dicono niente sul piano spirituale.
E' arrivato il momento di precisare una distinzione ben chiara: in altre epistole, come in quella ai Filippesi, o nelle pastorali indirizzate a Tito e a Timoteo Paolo parla di buone opere, e le raccomanda. Sono le azioni che Dio ha già preparate perché le pratichiamo e che traducono nella pratica l'amore che Dio infonde nel cuore di chi crede. Capiamo bene che Paolo in questa epistola non sta parlando contro queste opere, che come vedremo hanno la loro necessità, ma contro un principio per cui si possa acquistare la salvezza con i propri sforzi. Estremizzando potremmo dire che ogni "buona opera", come l'aiutare dei bisognosi, l'impegnarsi per l'eguaglianza, il lottare per la giustizia, potrebbe diventare un'opera della legge, laddove venisse concepita come uno strumento utile a salvare. Ma le opere che Paolo ha qui di mira sono altre, e sono queste pratiche giudaiche che costruivano l'identità del buon ebreo, che non hanno più luogo di essere. E non solo: che laddove vengano ripristinate hanno una serie di conseguenze nefaste:
  • legano, costringono al rispetto - impossibile - di tutta la legge.
  • Separano da Cristo, perché concorrono - perdendo - con la sua opera di salvezza, che consiste nel pagare il prezzo che le opere mai potranno pagare;
  • fanno scadere dalla grazia, perché rimettono in piedi il principio dell'Antico Patto, dato come sfida per dimostrare la superiorità del nuovo patto, per cui si è giustificati per il rispetto di regole e non per l'amore di Dio.

2. La fede operante per mezzo dell'amore.
A mio modo di vedere, questa frase è il fulcro dell'epistola, il suo punto centrale e più bello, che dovremmo memorizzare e ripetere ogni mattina appena alzati: in questa breve frase abbiamo un condensato di tutte le teorie possibili sulla salvezza e la loro soluzione. Troviamo qui l'incontro tra gli accenti posti da Paolo e da Giacomo sul problema della salvezza, che sono qui perfettamente compatibili. Forse potremmo sforzarci di smettere di dire che siamo salvati per fede, ma dovremmo aggiungere che siamo salvati per "fede operante per mezzo dell'amore"! E' considerata la sola cosa che vale in Cristo, ed opposta alla circoncisione come all'incirconcisione. Una singola espressione che condensa insieme tre concetti che andrebbero uniti come la trinità: fede, opere ed amore! Ho fede in un Dio che mi salva indipendentemente da quello che sono e che faccio, senza che io ne abbia alcun merito, ma semplicemente perché mi ama. Questa fede non si esaurisce in un moto di estasi mistica, ma si traduce in opere concrete che esprimono amore verso il prossimo. Non troviamo mai scritto nella Bibbia che l'amore salvi, o che siamo salvati per amore; ma troviamo tuttavia che la fede che non ha questo amore è morta! (Giacomo).
Il dibattito opere/fede è il tema di tutta l'epistola dei Galati. Credo che molti si siano posti la domanda sul rapporto tra amore, opere e fede; in altri termini, l'amore da che parte sta? L'amore è un'opera? Oppure è un frutto della fede? O ancora meglio un qualcosa di costitutivo della fede, di connaturato, che non c'è se non c'è fede e viceversa? Rispondere a questa domanda ci porta a capire il senso della parola opere come anche di quella di fede: credo che qui Paolo sia molto chiaro e che dia degli esempi molto precisi: le opere su cui si basavano gli infiltrati tra i Galati sono quelle descritte sopra e contro cui lui si oppone. Non si opporrebbe certo all'idea di fare del bene, di aiutare, di esprimere amore verso il prossimo. Parla di osservare delle regole con uno preciso scopo. O ancora, potrebbe parlare di compiere una serie di azioni presunte "buone", ma compiute con l'intento di averne un vantaggio, un merito. I riformatori nel '500 ripresero con forza questa idea della SOLA FEDE scagliandosi contro una serie di pratiche, in particolare le indulgenze, che avevano lo scopo se non di salvare, per lo meno di migliorare la condizione spirituale dell'individuo - con conseguenti guadagni da parte della chiesa cattolica. Ma dire salvezza per fede non significa trascurare l'amore, quel moto interiore che ci porta ad avvicinarci agli altri, a volergli bene, a cercare il loro e non il nostro interesse.
3. Parole dure.
Questo appello all'amore non impedisce tuttavia a Paolo di avere parole piuttosto dure contro chi sta cercando di sviare i suoi amici galati. Dal v. 7 al 15, Paolo fa un bilancio della situazione:
I galati sono partiti bene, ma questi sovvertitori hanno fatto diverse cose: li hanno fermati; li hanno manipolati; hanno fatto con poche azioni o parole molti danni (lievito); verranno puniti; hanno messo la circoncisione in opposizione con la croce. La frase finale, oltre che comica è significativa. Si facciano evirare. Visto che hanno in mente ossessivamente quel che si deve fare all'organo genitale maschile, circonciderlo secondo la legge di Mosè, allora tanto vale che se lo facciano tagliare... Sono proprio queste le parole di Paolo e sono rivelatrici. Il profilo di chi è falsamente religioso è proprio l'ossessione per un solo aspetto della fede. Se la fede è libertà, e la libertà è priva di confini e vasta, la falsa fede è proprio fatta di fissazioni, di ossessioni compulsive, di importanze smodate a questioni secondarie.
Mi pare che il panorama contemporaneo delle chiese non sia poi molto diverso. Pullulano una serie di teologie, spesso inconsapevoli, che concentrano la fede su un unico punto. Proprio relativamente al problema del giudaizzare è nata nel nostro tempo una corrente che mi sembra molto vicina alle tendenze giudaizzanti degli oppositori dei galati seppure con argomenti diversi. Esiste un movimento di Italiani per Israele per cui pare che la fede possa ridursi allo schierarsi per l'attuale Israele politico - stato che come abbiamo visto, seppure legittimo politicamente, non ha alcun fondamento nelle profezie, che sono concluse in Cristo. Movimenti come questo hanno il grosso difetto di ridurre la fede ad un unico punto, e non sono i soli: c'è chi riduce tutto al fare, all'attivarsi per gli altri e per la società, chi fa della fede un atto puramente speculativo e meditativo, chi la riduce agli incontri di una comunità... La fede è un fenomeno complesso che coinvolge molte dimensioni, che coordina la mistica con l'azione, la riflessione con la prassi, la comunità con l'individuo. Fuggiamo dunque il settarismo che vorrebbe ricondurre la fede ad un unico punto e vigiliamo: le parole di Paolo contro i queste persone sono dure, e lo sono perché hanno rovinato un cammino di fede. Vigiliamo sulle diverse dottrine che circolano nella nostra testa, sui libri che leggiamo; se siamo partiti bene, vagliamo criticamente, per una comprensione della fede totale che non separi fede, speranza e amore.

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