domenica 18 dicembre 2016

Gesù e la sua Gerusalemme... Io e la mia Gerusalemme. Luca 13:31-35

Luca 13:31-35
Oggi vogliamo vedere insiemequali erano le priorità di Gesù e cosa mostrano le risposte di Gesù sul suocarattere. Non so se vi è mai capitato di dover affrontare dei periodi in cuiavete avuto una prova dopo l’altra, oppure di voler fare qualcosa e ritrovarvia dover affrontare mille imprevisti e ostacoli. Oppure di ritrovarvi sempre aparlare con quell’amico, quello che con delle domande ingannevoli prova ascreditare la verità della Bibbia, o l’esistenza di Dio o la deità di Gesù.Preparandomi per oggi ho riflettuto sul tipo di vita che Gesù ha avuto, allaluce dei racconti dei vangeli. Una vita non facile, non soltanto per il compitoche gli era stato assegnato (che aveva come obiettivo di morire sulla croce,rigettato da tutti, e poi risorgere dopo tre giorni) ma anche per legiornaliere sfide, lotte, tentazioni, discussioni che ha dovuto affrontare.

Il capitolo 13 di Luca, che ormaistiamo studiando insieme da diverse settimane, offre una bella panoramica dellavita quotidiana del Signore. Il capitolo si apre con l’arrivo di alcune personeche interrogano Gesù riguardo ad eventi di cronaca, ovvero il sangue deiGalilei usato da Pilato durante dei sacrifici e la torre di Siloe che, cadendo,aveva ucciso 18 persone. Successivamente Gesù racconta la parabola del figo.Dal versetto 10 leggiamo la storia della donna inferma da 18 anni che vieneguarita di sabato e la conseguente discussione con il capo della sinagoga. Il regno di Dio viene poi paragonato da Gesùal granello di senape e al lievito e la settimana scorsa abbiamo visto Gesùparlare della porta stretta e della divisione ultima e definitiva fra coloroche appartengono a Dio e coloro che si sono opposti a Lui o si sono illusi diappartenergli. Ma la giornata “lavorativa” di Gesù non è ancora finita. Propriomentre stava parlando di queste cose arrivano alcuni farisei per portagli dei“consigli”.

Leggiamo insieme i versetti dioggi, Luca 13:31-35 
Luk 13:31 In quello stessomomento vennero alcuni farisei a dirgli: "Parti, e vattene di qui, perchéErode vuol farti morire". 
Luk 13:32 Ed egli disse loro: "Andate a dire aquella volpe: "Ecco, io scaccio i demòni, compio guarigioni oggi e domani,e il terzo giorno avrò terminato". 
Luk 13:33 Ma bisogna che io cammini oggi, domani edopodomani, perché non può essere che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. 
Luk 13:34 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi iprofeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccoglierei tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi nonavete voluto! 
Luk 13:35 Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata[deserta]. Io vi dico che non mi vedrete più, fino al giorno in cui direte:"Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"

Come ho detto la vita vissuta daGesù non è stata assolutamente facile. Non solo perché “pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dioqualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò sé stesso, prendendo formadi servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosiubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” (Filippesi 2:6-8)

Non solo, quindi, perché havissuto come un comunissimo essere umano ma anche perché in ogni momento dellasua vita ha trovato opposizione, incredulità, incomprensione, inganno etranelli da parte della sua famiglia terrena, i suoi amici, i suoi nemici eperfino i suoi seguaci. Dopo tutte le cose che avvenute nel capitolo 13 e dopoaver affrontato una discussione sui salvati, dei farisei si avvicinano a Gesùsotto mentite spoglie. I farisei, proprio i farisei che complottavano perucciderlo e che in continuazione provavano a incastrare e provocare Gesù, sifingono interessati alle sorti di Gesù e gli consigliano di scappare via. Comein tante altre occasioni a stupire è la reazione di Gesù. Gesù avrebbe potutoarrabbiarsi a causa dell’atteggiamento viscido dei farisei ma preferisce coglierel’occasione per parlare delle cose che gli stanno più a cuore: il suo camminoverso Gerusalemme, la sua opera di liberazione spirituale, la manifestazionedella gloria del Padre e del Regno. Queste sono le cose che Gesù ha ricevutodal Padre e le cose che in tanti modi insegna, illustra, espone attraverso lesue parole e le sua azioni pratiche. I momenti difficili, le avversità nonpossono non cadere in secondo piano. Gesù non solo ha sopportato la croce maanche una vita quotidiana piena di impegni, di persone che cercavano il suoiaiuto, di sfruttarlo o che cercavano di metterlo in disgrazia, solo a motivo “dellagioia che gli era posta dinanzi” (Ebrei 12:2). 

Anche davanti alla possibilità diessere perseguitato da Erode Gesù non si ferma. Anzi, Gesù stesso predicheràche la persecuzione fa parte dal cammino di ogni cristiano, anche se lapersecuzione si manifesta in modi diversi. Niente e nessuno avrebbe fermato ilcammino di Gesù verso Gerusalemme. Gesù sapeva cosa lo aspettava a Gerusalemmema più volte troviamo scritto che il suo cammino verso la capitale erarisoluto. Nessun costo e nessuna sofferenza può essere paragonata alla gioia divivere per il Signore e seguire la sua via, sia che essa ci porti a pascolarein campi verdi sia che essa ci porti ad attraversare valli oscure.

Vi voglio raccontare la storia diuna persona che questa cosa l’aveva capita benissimo. Jim Elliot è stato unmissionario americano in Ecuador. Insieme a quattro altri missionari americani il6 gennaio del 1956 ha lasciato la propria famiglia per provare a creare uncontatto con gli Wuorani, una tribù estremamente violenta e anarchica presentein Ecaduor. La famiglia di Elliot e le famiglie degli altri missionari nonhanno più visto tornare i loro amati. Dopo pochi giorni Elliot e gli altriquattro missionari, infatti, sono stati uccisi da alcuni membri della tribù. Ilconcreto pericolo non ha fermato Elliot e i suoi amici. Essi sapevano chestavano affrontando un pericolo potenzialmente mortale ma sapevano che per lorola morte non era la fine ma era la fine per ogni membro della tribù che non avevamai sentito parlare di Dio e del suo amore. Grazie a questo primo contatto egrazie al sacrificio di questi missionari la tribù è stata radicalmentetrasformata: non solo molti hanno creduto in Gesù ma gli omicidi che eranonormali episodi sono scomparsi, lo stile di vita degli indigeni è totalmentecambiato. Alcune delle mogli e dei figli dei missionari hanno addiritturavissuto e lavorato con le persone che hanno ucciso i loro parenti! Il leaderdegli assassini è diventato un credente e pastore della chiesa locale!

L’amore per il prossimo diElliot, degli altri missionari e delle loro famiglie lo troviamo anche nelpasso di oggi. Gerusalemme, che respingeva e uccideva profeti, che tante voltesi era opposta al Signore e che si sarebbe opposta fino a condannare Gesù sullacroce, era profondamente amata da Gesù. In questi versetti vediamo tutta lacompassione, l’amore che Gesù ha per l’essere umano e quanta sofferenza egliprovochi con il suo comportamento ribelle. Gerusalemme rappresenta l’interaumanità che si rifiuta di seguire Dio. Ma proprio Gerusalemme, che avrebberifiutato e disprezzato il Messia, è il posto scelto da Dio per dimostrare ilsuo amore. La croce, posta a Gerusalemme, diventa così quella porta stretta dicui ha parlato Gesù nei versetti precedenti. La croce di Gerusalemme diventa quellaVia che porta al Padre, quel Padre che ci vuole come suoi figli al punto damandare Gesù sulla terra per essere sacrificato. 

Innumerevoli volte il Signore havoluto prendere sotto le sue ali l’essere umano ma egli si è opposto. E alloraquel “Gerusalemme, Gerusalemme” diventa non solo un rimprovero, ma un grido didolere, di dispiacere. Un grido che si ripercuote anche oggi.
Oh Lucca, Lucca, perché ti opponialla mia salvezza? Tu che hai avuto grandi cristiani fra le tue mura e personeche ti hanno parlato di me per secoli?
Oh Italia, Italia, perché vivicosì lontana dal Signore? Tu che per prima hai avuta sul tuo suolo migliaia emigliaia di credenti?
Oh mondo, mondo, perché continuia ribellarti? Tu che sei stato creato da Dio, tu che riveli il suo splendore,la sua grandezza e il suo amore nella maestosità delle montagne e nellaperfezione unica del fiocco di neve?
Il grido del Signore devediventare il nostro grido. Lo spirito missionario di Gesù, di Jim Elliot e ditanti altri deve diventare il nostro spirito. Anche noi, così come Gesù,abbiamo spesso delle vite super-impegnate, piene di impegni, di difficoltà, di opportunitàe anche di persone che con l’inganno cercano di opporsi alla nostra fede. Eallora dobbiamo prendere esempio da Gesù e il suo desiderio di parlare di SuoPadre e del Suo Regno deve diventare il nostro desiderio. Senza diventarepesanti o irrispettosi dobbiamo saper sfruttare le occasioni per mostrare eparlare della trasformazione che sta avvenendo in noi. Dobbiamo farlo non comegesto meccanico, non perché in questo modo diventiamo migliori ma perché ilnostro sguardo è così preso dalla gloria che ci attende, così preso dallagloria di Dio e della gioia che troviamo in essa che non possiamo non parlaredi altro. Il concerto gospel di mercoledì mi è piaciuto particolarmente perchéattraverso i canti e attraverso le testimonianze si è parlato chiaramente e conmansuetudine di Gesù Cristo venuto sulla terra per morire al posto mio e peraiutarmi a vivere. Si è parlato del suo intervento che può sconvolgereradicalmente la vite di persone lontanissime dalla perfezione, persone checombattono con malattie, dipendenze, illusioni fallite, famiglie distrutte. Iovorrei che, nonostante le difficoltà e le sofferenze che ci possono essere, lamia testimonianza possa essere altrettanto chiara e coraggiosa perché voglioraggiungere con convinzione la mia Gerusalemme.

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