mercoledì 22 ottobre 2014

Esodo 22: Persone o cose?


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Continua il nostro viaggio tra le leggi antiche della parte centrale dell’Esodo, ed anche oggi, dietro leggi peculiari e piene di elementi non più presenti oggi, cogliamo principi di saggezza divina a cui possiamo ispirare la nostra condotta.
  1. 1.       Persone o cose? (1-15)
Il primo gruppo di leggi, dal v.1 al 15 riguarda una casistica di furti, o di responsabilità inerenti al prestito di oggetti, animali o all’uso di proprietà. Qui viene affermato con forza un principio centrale: i beni materiali sono importanti, e rubarli comporta delle sanzioni; tuttavia le persone sono più importanti delle cose. Al di là dei singoli casi, ogni furto viene punito con un risarcimento che tiene conto della possibilità di provare o meno il fatto. Interessante il valore del giuramento davanti a Dio, che chiama Dio a testimone della propria innocenza e che ritroviamo anche oggi nelle formule un po’ stereotipate dei processi.
L’insieme di queste leggi fa pensare a due verità di cui tenere conto ancora oggi, opposte ma entrambe valide: in primo luogo, l’uso di ogni bene comporta una responsabilità. I beni nostri e quelli degli altri sono preziosi, spesso – proprio in virtù del comandamento non rubare -  sono il frutto di quella nobile fatica che è il lavoro. Rubare è sbagliato ed è giusto che il furto venga punito. Tuttavia nessun bene è superiore ad un essere umano. Sembra una verità molto banale, ma uno sguardo alla cronaca di può fare notare quanto sia smentita: per le proprietà, il possesso di oggetto, i furti si commettono crimini, e siamo abituati a difendere con i denti ciò che abbiamo. Possiamo ricordare che Gesù disse: “a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello” (Matteo 5,40). Il furto, l’arroganza, la violenza indispettiscono e provocano altrettanta collera. Ma lo sforzo dell’amore che Gesù richiede consiste nel vedere dietro al sottrattore di beni la persona creata da Dio, che è più di un oggetto. Per questo nell’antico testamento la massima pena per un furto è la restituzione maggiorata, ma mai la vita.
  1. 2.       Dote e matrimonio (16-17)
Lo si voglia o no, la donna israelita era considerata come una specie di proprietà prima di suo padre e poi di suo marito. Questo non la rendeva un oggetto, nel senso che sia in materia di eredità che di diritti umani, viene considerata in molte leggi alla pari del marito, tuttavia la sua esistenza è in qualche modo dipendente da quella di uomini. Questa legge pone un principio di responsabilità e serietà nei rapporti tra sessi. Si parla di un seduttore, quindi di qualcuno che probabilmente si avvicina ad una fanciulla vergine non con intenzioni serie cioè di matrimonio, ma puramente sessuali. Il nostro tempo, contraddistinto da una grande libertà in termini di rapporti tra persone, non deve certo cercare di ripristinare la dipendenza delle fanciulle dai propri genitori, ma può imparare che una gran serietà nei rapporti che riguardano la costruzione di un’intera vita, e la non superficialità delle relazioni è un principio su cui riflettere. Ancora una volta il passo ci fa riflettere sul fatto che gli umani sono persone che interagiscono, non cose che si prendono e lasciano liberamente.
  1. 3.       Tre cose gravi: magia, perversione, idolatria.
Rispetto al gruppo precedente di leggi, tornano casi in cui si parla di punizione capitale. Abbiamo già visto che la pena di morte viene autorizzata nell’Antico Testamento, ma rivista nel nuovo (Giovanni 9), ma cerchiamo di capire la gravità di questi tre fatti. Per “strega” si intende qualcuno che con magie opera sulla realtà, come i magi d’Egitto facevano per imitare Mosè. Il fatto è grave perché la pratica della magia riporterebbe il popolo ad essere prigioniero dell’idea che per risolvere i problemi della vita ci si possa rifare a delle pratiche magiche, quindi a degli oggetti, anziché a Dio. Ugualmente l’idolatria è grave perché riporta immediatamente ad una forma di dipendenza da divinità finte, fatte di materia che non danno alcuna libertà. Gravissimo anche accoppiarsi con gli animali perché si tratta di sovvertire un rapporto creazionalmente definito: l’accoppiamento con animali può derivare o da un desiderio insaziabile di novità e questo è offensivo per gli animali che non sono fatti per la soddisfazione dei bisogni degli uomini, ma hanno una loro dignità; ma è anche degradante per l’essere umano che riduce il rapporto ad assoluta fisicità, trascurando la dimensione emotiva, affettiva e spirituale dell’atto di unione.
Forse un elemento che accomuna questi tre peccati è proprio la loro attualità: un’indagine rivela una certa quantità di uomini politici che consulta i maghi per prendere le loro decisioni e che 4 italiani su 10 si recano dal mago. Ho letto anche di una notizia della nascita in Danimarca di “bordelli animali” , anche se non si capisce che è una bufala. Inutile sottolineare la profusione di falsa religione che accompagna la giustissima laicità. Nessuno si sognerebbe oggi di mettere a morte chi fa queste pratiche, tuttavia rendersi conto della loro gravità sarebbe un’iniezione di saggezza per il nostro mondo pseudo-laico, ed in verità molto religioso e superstizioso in forme nascoste e striscianti. Cogliamo allora da questi passi l’esortazione a condannare queste pratiche e ad allertare laddove scoprissimo che vengono in qualche modo praticate.
  1. 4.       I deboli (21-27) : e gridano a me, io udrò
Straniero, vedova, orfano e povero sono categorie protette. Ma è bello vedere che in questo passo godono di una protezione speciale, non solo giuridica: viene detto che hanno un canale privilegiato di comunicazione con Dio  che punirà chi li opprime. Dopo una serie di norme abbastanza circostanziate, il codice dell’alleanza punta i riflettori sulla parte debole del suo popolo ed enuncia un principio, che è quello che il Signore è dalla loro parte. Non c’è quindi nessuna legge, ma una specie di imperativo morale che dice che vanno rispettati. Si scrivono molti trattati di economia e di sociologia, ma ci si potrebbe chiedere se molti mali del mondo non derivino proprio da questo: molte ricchezze sono costruite sulle spalle di categorie di deboli oppresse e vessate. E’ una verità sia nei rapporti tra nord e sud del mondo che tra persone ricche e povere all’interno di uno stesso stato, e la crisi ci insegna che la forbice delle differenze aumenta. Non sarà che tanti mali vengono proprio dal fatto che Dio è arrabbiato di tutto ciò?
  1. 5.       Dio al di sopra di tutto.
Il capitolo è iniziato con delle norme sul furto ed abbiamo detto che queste insegnano che le persone sono più importanti delle cose. Si conclude adesso con un’ulteriore sottolineatura: non solo le cose stanno sotto le persone, ma la realtà funziona bene se postuliamo che Dio sta al di sopra di tutto ciò che c’è in essa. I raccolti, i figli, il bestiame e tutto ciò che per gli israeliti rappresentava un bene ed un valore non deve mai diventare più importante di Dio. Il meglio di ognuna di queste cose è per Dio, gli appartiene di diritto.
Gesù, parlando del non preoccuparsi troppo del domani e di come sopravvivere disse: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte” (Mt 6, 33). Dopo la lettura di queste leggi disparate, che riguardano i beni materiali, gli esseri umani, e qualche grossa distorsione della realtà, c’è un principio che governa tutta la vita della fede: cerchiamo prima il suo regno e la sua giustizia. Cercare il regno significa considerare gli uomini più delle cose, risarcire danni, servire i deboli e non dare mai a niente più importanza dell’Altissimo. A Lui punta tutta la legge. AMEN

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