mercoledì 22 ottobre 2014

Verità senza condizioni

Esodo 23: senza condizioni.

  1.        Verità e doveri senza condizioni.
1 Non spargerai false dicerie;
non presterai mano al colpevole per essere testimone in favore di un'ingiustizia.

2 Non seguirai la maggioranza per agire male e non deporrai in processo per deviare verso la maggioranza, per falsare la giustizia.
3 Non favorirai nemmeno il debole nel suo processo.
4 Quando incontrerai il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre.
5 Quando vedrai l'asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo.

6 Non farai deviare il giudizio del povero, che si rivolge a te nel suo processo.
7 Ti terrai lontano da parola menzognera.

Non far morire l'innocente e il giusto, perché io non assolvo il colpevole.
8 Non accetterai doni, perché il dono acceca chi ha gli occhi aperti e perverte anche le parole dei giusti.
9 Non opprimerai il forestiero: anche voi conoscete la vita del forestiero, perché siete stati forestieri nel paese d'Egitto.

Questo primo gruppo di norme potrebbe essere accomunato da un’idea: “Non farti condizionare da niente”. Che si tratti di stabilire il torto e la ragione in un processo o che si tratti di aiutare qualcuno l’invito di questi testi è ad agire senza condizionamenti esterni. In ogni tentativo di stabilire la giustizia o di aiutare qualcuno ci sono dei condizionamenti. E’ facile lasciarsi andare a maldicenza o a parole che non riportano l’esatta verità contro un nemico; è facile schierarsi dalla parte della maggioranza, perché è più comodo; è facile anche farsi influenzare da una certa categoria, perché più debole e quindi giustamente oggetto di maggior considerazione. E’ facile anche farsi influenzare da doni o favori, pratica che nell’Italia di tangentopoli abbiamo visto imperversare. E’ facile anche farsi influenzare al contrario da preconcetti su stranieri. Ugualmente, è facile farsi influenzare dalla rabbia che si ha contro un nemico per venire meno ai doveri di assistenza che si hanno nei suoi confronti.
Questo gruppo di versi mi ha fatto venire in mente un passo importante della lettera ai Romani in cui l’apostolo Paolo, con altre parole, esorta a non lasciarsi condizionare:
“Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la buona gradita e perfetta volontà di Dio. (Rom 12,2).
Il popolo liberato e rigenerato da Dio deve tenere duro per mantenere la sua libertà, rinunciando a compromessi con quelle pulsioni dell’animo umano verso l’accomodamento, o verso la via più facile. Partendo dal presupposto che la cultura in cui viviamo ci influenza, assieme alla nostra estrazione sociale, alla nostra famiglia, alla nostra formazione, dobbiamo leggere in questi passi un forte segnale d’allarme che di ricorda che la nostra mente va rinnovata. Non basta nasconderci dietro la nostra sincerità, la nostra buona fede o la nostra educazione, sia essa o meno evangelica. La parola di Dio ci chiama ad uno sforzo sovrannaturale di oggettività. Sicuramente non siamo giudici, e quindi non siamo chiamati ad emettere sentenze. Tuttavia, potremmo essere chiamati a fare da testimoni, e nella quotidianità ci capita di continuo di valutare situazioni in cui c’è chi ha torto e chi ha ragione. Capita in famiglia nelle liti tra due fratelli o sorelle, capita nei luoghi di lavoro, capita in chiesa… Dobbiamo allora chiederci di continuo: cosa guida il nostro giudizio?
    2. Il valore del riposo.

      10 Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, 11 ma nel settimo anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo e ciò che lasceranno sarà divorato dalle bestie della campagna. Così farai per la tua vigna e per il tuo oliveto.
      12 Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goder quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero.

      Se nel decalogo si parla di un giorno di riposo speciale, quello del sabato per santificare il nome del Signore, vediamo che in questo passo viene aggiunto un riposo ogni sette anni che permetta riposo alla terra e beneficio ai poveri, ed alle bestie selvatiche. Nel commentare il quarto comandamento abbiamo rilevato di quanto sia importante trovare un momento da consacrare al Signore, e quindi l’esigenza di una giornata in cui non si lavora ma si pensa soprattutto a Dio. In queste norme viene messo in valore il senso di questo riposo ed è sorprendente vedere che Dio sembra preoccuparsi di cose che noi spesso trascuriamo: terra, poveri ed animali. Nel salmo 8, il salmista si domanda chi sia l’uomo perché il Signore debba preoccuparsi di lui, ma in questo comandamento vediamo che Dio non solo si preoccupa degli uomini: ha una grande attenzione per tutti i componenti della creazione, terra piante ed animali compresi. Se nei nostri tempi alcuni movimenti animalisti hanno esagerato l’attenzione posta all’ambiente finendo per divinizzarlo, non dobbiamo aver paura di affermare che la Bibbia ha una vera e propria teologia degli animali reperibile in diversi passi come questo, che non è l’unico. Gli animali sono oggetto della grazia di Dio e Dio vuole che al grande riposo contemplativo prendano parte anche loro. Non conosco molti movimenti cristiani che pongano attenzione agli animali, e ho scoperto una confessione di peccato nei confronti degli animali fatta dalle chiese evangeliche tedesche a Clamberg nel 1988. Amare gli animali significa amare il creato. Ciò non impone immediatamente il vegetarianesimo, e la Bibbia che pure non prevedeva il consumo di carne prima del peccato, permette sia che se ne mangino, sia che vengano uccisi in sacrifici. Tuttavia, mai viene permessa della violenza gratuita sugli animali, e l’attenzione posta agli animali deve fare riflettere gli uomini sul fatto che ci sono limiti: limiti al lavoro e limiti allo sfruttamento del creato. Poco più avanti si vieta addirittura di cuocere un capretto nel latte di sua madre, quasi a far capire che l’animale benché morto, non è un semplice oggetto con cui fare quello che vogliamo, a un figlio che è nato da una madre. Non ci si deve permettere di sfruttare qualsiasi entità che sembri più facilmente dominabile o subordinata: animali, poveri e schiavi. La Bibbia ricorda al ricco abbiente, al possessore di schiavi, campi, bestiame e de denaro che nessuno di noi è creatore e che tutto appartiene a Dio e che il lavoro nobilitante e degno diventa idolatria e dipendenza senza il riposo ed il riconoscimento di un limite.
                      Oggi il lavoro manca ed il problema della disoccupazione si accompagna a quello della sovraoccupazione. Ci sarebbe da chiedersi se forse questo squilibrio nel mondo della produzione e del lavoro non derivi anche dal fatto che si voglia produrre troppo, ottimizzando troppo e violando dei ritmi naturali che la terra, gli animali e l’uomo hanno…

        3. Il valore del ricordo. Ricordarsi di Dio in ogni circostanza. Liberazione, raccolta, nascite.
          13 Farete attenzione a quanto vi ho detto: non pronunciate il nome di altri dèi; non si senta sulla tua bocca!

          14 Tre volte all'anno farai festa in mio onore:
          15 Osserverai la festa degli azzimi: mangerai azzimi durante sette giorni, come ti ho ordinato, nella ricorrenza del mese di Abib, perché in esso sei uscito dall'Egitto.
          Non si dovrà comparire davanti a me a mani vuote.
          16 Osserverai la festa della mietitura, delle primizie dei tuoi lavori, di ciò che semini nel campo; la festa del raccolto, al termine dell'anno, quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei campi.
          17 Tre volte all'anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio.

          18 Non offrirai con pane lievitato il sangue del sacrificio in mio onore e il grasso della vittima per la mia festa non starà fino al mattino.
          19 Il meglio delle primizie del tuo suolo lo porterai alla casa del Signore, tuo Dio.
          Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre.

          Noi evangelici “liberi” abbiamo una certa ritrosia rispetto a tutto ciò che è liturgico. Non riconosciamo feste particolari perché non ne troviamo nel Nuovo Testamento e perché non ce ne sono di “comandate”, e insistiamo sull’importanza di vivere ogni giorno la festa della profonda comunione con Dio, nostro salvatore. Qualcuno ha detto però un qualcosa di provocatorio ed utile: “Pregare quando si vuole è bene, pregare ad ore fisse è meglio”… Tanto per dire che è bene fare qualcosa quanto si sente di farlo, ma è anche meglio imporsi qualche scadenza per leggere la parola, per pregare o per incontrarsi, altrimenti la nostra indole poco riconoscente finisce per trascurare la vita spirituale. Questo gruppo di insegnamenti che ricordano l’importanza di ricordarsi di Dio in momenti significativi della vita quotidiana mi fa scattare immediatamente alcune domande, che penso bastino per commentare ed attualizzare il passo:
          -          Chi si è convertito dando a Dio la propria vita, gli viene mai mente di fare una piccola festa familiare o anche in grande per ricordare del giorno in cui il Signore lo ha chiamato?
          -          Ci viene mai in mente di indire una piccola riunione di ringraziamento familiare quando mensilmente riceviamo lo stipendio, o quando a dicembre arriva la tredicesima ? Chi ha un lavoro in un mondo in cui ce n’è così poco in quanto mal distribuito, ci viene mai in mente di ringraziare per quel banale versamento che ci consente di vivere e di nutrirci?
          -          Visto che festeggiamo i compleanni dei nostri figli, ci viene mai in mente di fare delle riunioni familiari di preghiera per ringraziare Dio di averceli dati e per pregare specialmente per loro?
          -          E infine: ci viene mai in mente che tutto ciò va in qualche modo “restituito” a Dio dandogli il primo posto nella nostra vita?

            4. Non farti condizionare

              20 Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. 21 Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. 22 Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari.
              23 Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso l'Amorreo, l'Hittita, il Perizzita, il Cananeo, l'Eveo e il Gebuseo e io li distruggerò, 24 tu non ti prostrerai davanti ai loro dèi e non li servirai; tu non ti comporterai secondo le loro opere, ma dovrai demolire e dovrai frantumare le loro stele.
              25 Voi servirete al Signore, vostro Dio. Egli benedirà il tuo pane e la tua acqua. Terrò lontana da te la malattia. 26 Non vi sarà nel tuo paese donna che abortisca o che sia sterile. Ti farò giungere al numero completo dei tuoi giorni.
              27 Manderò il mio terrore davanti a te e metterò in rotta ogni popolo in mezzo al quale entrerai; farò voltar le spalle a tutti i tuoi nemici davanti a te.
              28 Manderò i calabroni davanti a te ed essi scacceranno dalla tua presenza l'Eveo, il Cananeo e l'Hittita. 29 Non li scaccerò dalla tua presenza in un solo anno, perché il paese non resti deserto e le bestie selvatiche si moltiplichino contro di te. 30 A poco a poco li scaccerò dalla tua presenza, finché avrai tanti figli da occupare il paese.
              31 Stabilirò il tuo confine dal Mare Rosso fino al mare dei Filistei e dal deserto fino al fiume, perché ti consegnerò in mano gli abitanti del paese e li scaccerò dalla tua presenza. 32 Ma tu non farai alleanza con loro e con i loro dèi; 33 essi non abiteranno più nel tuo paese, altrimenti ti farebbero peccare contro di me, perché tu serviresti i loro dèi e ciò diventerebbe una trappola per te».

              Il passo è cominciato con un invito a non farsi condizionare nei giudizi di ordine morale, e si conclude con un esortazione molto simile. Il popolo entrerà in un paese in cui vivono popoli lontani dalla parola di Dio. Dio ha scelto questo modo critico, problematico di correggere l’umanità che prevede anche il giudizio anticipato di molti popoli che responsabilmente hanno optato di non schierarsi con Jahve. Israele, scelto per portare una parola di libertà non deve farsi condizionare. Ha da Dio una grazia speciale, ma questa grazia non è a buon mercato: implica da loro una continua fedeltà, che consiste nel riconoscere in Javhe l’unico vero Dio.
              Questo passo non legittima certamente guerre ed operazioni militari perché è circoscritto a quel contesto di preparazione di una terra santa per portare una buona notizia e lì finisce. Noi ne cogliamo però il profondo senso spirituale ripetendo quello che diceva Paolo nel versetto iniziale: è facile essere influenzati da molte idee, ma la fede deve trovare la sua ispirazione nella Parola di Dio. Per le scelte della vita, per l’educazione dei figli, per capire cosa fare l’unico riferimento valido è una fedeltà condizionata a quel Dio biblico che si è rivelato in Gesù Cristo.

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