martedì 14 maggio 2013


SALMO 22

1 Al maestro del coro. Sull'aria: «Cerva dell'aurora».
Salmo. Di Davide.
2 «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
sono le parole del mio lamento.
3 Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4 Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5 In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6 a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7 Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8 Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9 «Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».
10 Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11 Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12 Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13 Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14 Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15 Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16 È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17 Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18 posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19 si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20 Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21 Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22 Tu mi salverai dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali. Tu hai risposto.
23 Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24 Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25 perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26 Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27 I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro cuore per sempre».
28 Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29 Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30 A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31 lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32 annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».
Saremmo stupiti se qualcuno, che ha una certa conoscenza della Bibbia, ci dicesse chenon conosce il Salmo 23. È infatti chiaramentesuddiviso in due parti così diverse nel tono che molti hanno pensato che sitrattasse di due diversi componimenti, successivamente uniti. Io sono convintoinvece che si tratta di un unico salmo che ha questo grande pregio: mostrarciche anche dalla sofferenza più profonda può nascere la gioia. Sarà proprioquesta l'ottica da cui lo leggiamo, cercando in esso chiavi di lettura pernostre eventuali situazioni di sofferenza, come anche per i momenti difelicità, che vogliamo interpretare come motivi di lode a Dio. 


Lettura.

Prima parte

1. Un tripliceabbandono.
Abbandonato da Dio.(1-2)
Il vero dramma di questo orante, chel'intestazione identifica con Davide, ma che potrebbe anche riguardare altripersonaggi, è la sensazione di un abbandono da parte di Dio. Se per moltiuomini il dramma per eccellenza è la mancanza di senso nell'universo, o la mancanzadi un affetto, o ancora, la mancanza di mezzi di sostentamento o di lavoro, perchi, come questo salmista, conosce il Signore la peggior esperienza che sipossa fare è quella di vivere in una situazione in cui tutto fa pensare che Diosia lontano, silenzioso e che ci abbia abbandonati. Non è un caso che Gesù nelmomento di massima sofferenza gridi proprio queste parole. Da come sonoformulate possono sembrare quasi un grido di protesta, oltre che di angoscia:"Ma come, io sono sempre stato fedele! Ho creduto, ti ho seguito! E tu miabbandoni?". Eppure il suo grido, o il suo "ruggito" come diceil testo ebraico, non arriva al Signore ed è inutile, lontano dal salvare.

Abbandonato dal popolo,dalla società. (6-8)
L'abbandono è però ancora più profondo. Ilsalmista si sente abbandonato non solo da Dio, ma anche dagli uomini, e dalpopolo di cui fa parte. E forse tra i due tipi di abbandono c'è un circolovizioso, nel senso che l'essere schernito e disprezzato dal popolo gli confermache Dio lo ha abbandonato, viceversa la sua condizione di sofferenza fa dire alpopolo che sicuramente Dio non è con lui. C'è un perfido sarcasmo nelle paroledel popolo, che dice: "visto che si è affidato all'Eterno, egli loperdonerà..." E' possibile che a dire una simile cosa siano proprio dellepersone che credono in Dio, e lo servono, ma che hanno deciso che questosalmista non ha l'approvazione di Dio. Essere abbandonati da Dio èun'esperienza tragica per chi crede, sicuramente la peggiore. Trovarsi però unintero popolo contro, sentire la lontananza dei propri familiari, di quelli chesi possono vedere e toccare, è altrettanto lacerante e doloroso. Perché siamofatti per stare con gli altri, e la solitudine ci fa male. Tornando a Gesù,proprio i suoi amici più intimi, gli apostoli, nell'ora della sofferenza lohanno, appunto, lasciato solo.

Abbandonato dal corpo(12-21)
Oltre ad essere abbandonato dal popolo ilsalmista incontra l'attacco di una serie di nemici che vengono rappresentaticome belve feroci: tori di Basan, cani, leoni... è anche possibile vedere inqueste forze avverse delle potenze demoniache, visto che proprio con animaliferoci si rappresentavano i demoni nell'antico oriente. Ma colpisce in questoattacco da parte dei nemici l'insistenza sulla sofferenza fisica: il corpodiventa acqua e non tiene, la lingua secca è attaccata al palato, la magrezzapermette di contare tutte le ossa... Potremmo dire che il salmista si senteperfino abbandonato dal corpo, che in certi casi può essere un ultimo punto diappoggio. In fondo è in esso che si radica il nostro spirito, la nostra animain modo un po' misterioso ed in condizioni di gran dolore un corpo che almenosia sano potrebbe dare qualche sostegno, qualche garanzia. Se poi questopersonaggio fosse realmente il re Davide, che ci viene descritto come un uomonon colossale, ma comunque vigoroso, questo aspetto della sofferenza fisicasarebbe ulteriormente pregnante. Mi sento di dire che questo tipo di sofferenzaè un'esperienza molto comune fra credenti e non, sicuramente più frequente diquella di trovarsi contrastato da un intero popolo, o completamente abbandonatoda Dio. Le malattie, la sofferenza fisica che se non sperimentiamo noidirettamente sperimentano centinaia e migliaia di persone intorno a noi, sonoesperienze veramente comuni e frequenti.

Prima applicazione:vivere la sofferenza, protestare ed invocare, Dio mio!
 Credoche ognuno di noi, una volta nella sua vita, abbia attraversato una dellesituazioni di gran sofferenza qui descritte: spirituale, sociale o fisica. Operché ne era il diretto interessato o magari per la sofferenza di una personacara, di un figlio, di un amico. Un primo insegnamento che questo salmo cidà  è che si deve gridare a Dio in mododeciso ed esplicito, senza avere paura di esternare le proprio percezioni.Davide, Gesù e chiunque altri si senta male, può arrivare a dire chiaramente aDio che si sente abbandonato da lui. Perché un rapporto vero e vivo, non sirifugia dietro a formule fatte che garantiscono che Dio è fedele, ma osa direproprio quello che sente. Non c'è compiacimento nella descrizione di questasofferenza fisica; né paranoia della descrizione dell'avversione da parte deglialtri. C'è una sincerità arrabbiata, indignata, ma al contempo fiduciosa: ilsalmista, proprio mentre dichiara di sentirsi abbandonato continua a dire: Dio mio. La modernità preferisce dire: siccome Dio non interviene e noi stiamomale, allora non c'è un dio che possa essere dichiarato "mio"; è undio assente e lontano, che abbandona. Invece il salmista si sente abbandonato,ma da un Dio che è pur sempre MIO. Quindi parlare chiaro senza perdere fiducia!

2. Triplice sostegno.
Ho volutamente prelevato dalle parole delsalmista i momenti di descrizione di dolore e di protesta, ma tutti ci siamoaccorti che questo salmo è un po' come una musica che alterna tonalità maggiorie minori: numerosi flash back solari rischiarano l'atmosfera cupa di questaprima parte.

Il popolo che loda. (3)
I momenti di lode vera, fatta in spirito everità, hanno rivelato la presenza di Dio; di quel dio santo che dimora perònella lode del suo popolo. E' un immagine molto bella che probabilmente ècomune anche alla nostra esperienza: quando si loda veramente, in un modoprofondo ed autentico si avverte la presenza del Signore;

I padri confidarono(4-5)
La conoscenza del passato del popolo di Dioracconta numerosi atti di fedeltà di Dio verso il popolo. Buon motivo per cui èutile studiare tutti quei libri storici dell'Antico Testamento, o del nuovocome gli Atti, in cui si scopre che nonostante le numerose attestazioni diinfedeltà umana, Dio rimane fedele e soccorre! La nostra solidità spirituale sinutre anche della consapevolezza di tutto quello che Dio ha fatto e fa versoaltri membri del suo popolo.

Conoscenza fin dalla nascita.(9-10)
In questi passi abbiamo un'altra immaginemolto ricca e perfino audace: Dio viene identificato ad una levatrice,un'ostetrica che estrae il bimbo dalla madre e successivamente ad un padre acui si affida un bambino in segno di adozione. La psicologia del profondoinsegna che la sensazione di accettazione di ognuno di noi nasce proprio daquesti primi atti di affetto nei confronti del neonato, e possiamo pensare chenel profondo di qualsiasi sofferenza possiamo attraversare non ci scorderemo maidi quel Dio che è stato presente alla nostra nascita e che ci ha accompagnatinelle varie fasi del cammino della nostra vita. Anche se non ce ne rendevamoconto, perché ancora inconsapevoli.

Seconda applicazione:vivere la gioia
Proprio grazie al ricordo di questi momentifelici il salmista può invocare. Ma se in primo luogo il salmo ci insegna avivere veramente il dolore e la sofferenza dichiarando a Dio quello che cipesa, qui abbiamo anche un insegnamento forte che ci invita a vivereintensamente la gioia: i momenti di lode, i momenti di comunione con il popolodi Dio, i momenti in cui riconosciamo che Dio è veramente all'origine di ognicosa, devono diventare pietre miliari del nostro cammino, a cui tornare neimomenti di maggior sconforto.
Vaux.

Seconda parte:Rovesciamento e annuncio.

Piccoloproblema di traduzione: al v.22 la Diodati traduce meglio, e segue il testoebraico stabilito.  "Tu hairisposto". Dopo la sofferenza il salmista ha ottenuto risposta alleinvocazioni ripetute, e questa semplice frase, posta in mezzo al salmo, separale due parti: da ora in avanti comincia la lode, per la risposta ottenuta

1. Non gioia egoistica,ma testimonianza esterna. (22-24)
Dopo una così lunga sofferenza ci sipotrebbe aspettare una lunga serie di ringraziamenti o una descrizionespeculare del proprio stato ora di felicità e di serenità: niente di tutto ciò!Il salmista ha come prima preoccupazione quella di annunciare, partendo daquelli che gli sono più vicini: i suoi fratelli, l'assemblea, la discendenza diGiacobbe... Quelli stessi che lo avevano abbandonato, anziché essere maledetti- come per altro capita in altri salmi - qui vengono invitati a contemplare lapotenza del Dio che risponde.

I'Applicazione. Prendiamo questo anche per noi. L'epoca in cui viviamo dà un'importanzasmodata al benessere interiore, al valore del singolo, allo star beneindividualmente. Si cerca guarigione, pace, tranquillità e quando la si trovafacilmente questa diventa un qualcosa rivolta esclusivamente verso se stessi.Siamo invitati a non nascondere quello che il Signore ci ha fatto prendendocome primi destinatari proprio i nostri fratelli, coloro che condividono lafede con noi. Compare più volte nel salmo il termine "misero" o"povero". Gli studi sull'Antico Testamento ritengono che si possavedere dietro a questo semplice aggettivo una vera e propria classe di personeche, all'interno del popolo di Israele, si rendono conto dell'importanza delrapporto con Dio, e lo ricercano di continuo. A questi in primis si rivolge ilsalmista, quasi a dire: abbiate coraggio fratelli, perché il partito di quelliche amano Dio ha delle vittorie! Io sono stato ascoltato, ma questo non valesolo per me. Un primo momento va quindi dall'egoismo della soddisfazionepersonale all'altruismo della condivisione.

2. Non una lode diparole, ma di effetti concreti. (25-28)
C'è di più. Quando parlo con qualcuno chenon è familiare con l'abbiente delle chiese evangeliche, o delle chiese ingenerale, ho qualche reticenza ad usare il termine "lode". Mi chiedoquali atmosfere susciti, se non faccia pensare a qualche forma di misticismo, odi ritualità. Ora, la lode è certamente l'espressione del proprio senso diriconoscenza, nei confronti di Dio, unita alla voglia di dargli importanza, direnderlo grande. Ma questo salmo ci insegna che questa lode ha effetticoncreti. Laddove la lode è reale, è pubblicamente testimoniata e riesce aporre Dio al centro di ogni cosa, le conseguenze sono enormi: poveri chemangiano, vita in abbondanza e conversione delle nazioni. Il salmista haparlato al popolo di Israele, ma le sue parole arrivano alle nazioni e lesconvolgono portandole a riconoscere l'unico Dio come Signore che regna pertutte le nazioni.
Applicazione II. Credo che raramente riusciamo a pensare alla portata della lode cherivolgiamo a Dio. Forse è dovuto anche alla dimensione un po' privata dellenostre chiese, che nella società laica se ne stanno un po' nascoste. Ma la lodenon si limita certo alle riunioni! Perché questo salmo è stato scritto? Proprioperché la lode continuasse ed andasse avanti. Noi facciamo molto bene adintervenire concretamente nella società, con azioni di volontariato, aiutifinanziari a persone in difficoltà ed altro. Dobbiamo però essere continuamenteconsapevoli che l'annuncio di buone notizie, l'evangelizzazione ha anch'essaeffetti concreti fino a permettere che i poveri siano sfamati, e che labenedizione della vita scenda su cui cerca Dio. Nuovamente, la lode non èesaltazione mistica ed individuale, ma desiderio di vedere dio al centro ditutto: convincere il mondo che se Dio è al centro di tutto allora le cosecambiano in meglio è una delle conseguenze più importanti della lode.

3. Una lode che va al dilà del presente e della morte.
Non è finita. Una lodevera va al di là del tempo. Persino i ricchi, (letteralmente i grassi) spessocausa di mali per i poveri verranno all'adorazione. Ma l'aspetto sorprendentedi quest'ultima parte è che sembra che questa lode vada anche al di là deltempo. In qualche modo misterioso questa lode arriva fino ai morti, ed èl'unico passo dell'antico testamento che dice una cosa del genere. Perchéquelli che scendono nella polvere e non possono vivere sono proprio dei morti.Difficile capire cosa questo significhi, se non che una testimonianza cosìpotente va anche indietro nel tempo e che invita alla lode anche chi... è giàmorto... Forse chi è nel seno di Abramo e aspetta..
Ma va anche in avanti,verso il futuro: verrà annunciata alla futura generazione, a chi non è ancoranato.
Applicazione III.Lodare e testimoniare per il futuro. La lode che rendiamo oggi a Dio, se vissuta in verità espirito, è una lode che trascende il tempo e che pone le basi. In fondo oggisiamo qui, con una distanza di forse 3000 anni da quando questo salmo è statoscritto, e lodiamo lo stesso Dio. Ci inscriviamo nello stesso solco ditestimonianza, e continuiamo a pensare al futuro. Perché questa nostra lodesarà continuata da altri nel tempo. (ex. GBU)

Conclusione.
Potremmo prendere questo salmo come unametafora della vita. E' sbagliato vedere la vita tutta in bianco o tutta innero: la vita, proprio come la descrive questo salmo, è un'alternanza tramomenti cupi e momenti solari, tra momenti di acuta sofferenza e momenti dirisposta a cui segue una lode profonda e potente, che non cancella lasofferenza, ma che trae forza anche da quella. Entrambi questi momenti devonoessere vissuti con autenticità senza assolutizzare l'uno dei due dicendosi chela vita è solo dolore o solo rose e fiori, ma cercando di scoprire che,All'Eterno appartiene il regno in ogni momento. 

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