venerdì 17 gennaio 2014


Mosè e Ietro. Esodo 17

           
Mosè e Ietro
Se il precedente capitolo raccontava di uno scontro con una popolazione avversa, questo nuovo episodio fa da contraltare: è un capitolo di riconciliazione. Mosè ritrova suo suocero, Ietro, che aveva lasciato anni prima per portare a compimento la sua missione. Ora lo ritrova, e scopriamo un nuovo dettaglio: la moglie di Mosè Sefora, con i due figli Gershom ed Eliezer sono tornati in Madian presso Ietro, forse per lasciare Mosè più libero nel portare avanti la sua missione, forse per risparmiare loro dei rischi. L’intero passo, tuttavia è permeato di un buon sapore di riconciliazione che culmina in un sacrificio di lode a Dio.
  1. Ietro udì tutto quello che Dio aveva fatto.
Non sappiamo come la notizia sia circolata, né chi abbia portato a casa di Ietro questa grande notizia della liberazione degli ebrei, comunque sia la notizia è arrivata. In un mondo grande, in cui un popolo grande schiavizzata e minacciava un popolo piccolo, le grandi opere del Signore sono giuste ad una piccola famiglia… Ma prima di giungervi devono aver girato avendo una grande eco presso le popolazioni locali. L’insistenza suoi nomi dei figli e la partenza di Ietro incontro a Mosè stanno a testimoniare di come negli anni la famiglia di Mosè non si sia mai dimenticata di lui, ma abbia continuato ad aspettare questo importante momento. Ecco che è arrivato.
Noi viviamo in un mondo ancora più grande, dotato di mezzi di comunicazione impressionanti, capaci di far sapere in pochi secondi ciò che accade a molti chilometri di distanza. La sfida per i cristiani di oggi è che le grandi opere di Dio non si perdano nella grandezza del nostro mondo, reale e virtuale, ma che vengano annunciate, dette. Che possano circolare e diventare note come lo sono state al tempo di Ietro. Non solo è importante che si facciano culti pubblici, che si intervenga nei social network, sui media e dove si può, ma anche che si parli di cosa Dio opera di grande tra di noi, perché questo messaggio attraversi lo spazio senza essere perso. 

  1. La famiglia naturale, la comunità spirituale
    Mosè alcuni anni prima si era separato da una parte della sua famiglia per portare avanti una missione importante. Non tutti sono pronti a farlo, né tutti sono chiamati, ma il fatto che questo sia successo ci fa capire di come certe grandi opere richiedano un grande sacrificio, perché stare lontano dai propri figli e dalla propria moglie è un sacrificio enorme. La forza di questo incontro dopo diversi anni è che non ci viene descritta semplicemente una bella scena di ritrovo famigliare, seppure queste siano sempre una bella cosa. Ietro non ritrova semplicemente suo genero e Mosè non ritrova semplicemente suo suocero, sua mogli ed i suoi figli: la famiglia di Mosè viene ora integrata nella nuova comunità di fede che ha vissuto la liberazione dell’esodo. Il fatto che la famiglia naturale non sia stata presente nell’esodo non significa che non possa capirne la portata spirituale, e diventare oltre che famiglia naturale famiglia spirituale. Accanto agli elementi dell’affetto, dell’amore filiale e tra moglie e marito, si aggiungono note nuove: tutti si ritrovano nel grande Dio che ha operato. Per questo l’incontro avviene proprio davanti al monte di Dio, in una tenda che è simbolo del santuario israelita, e culmina con un sacrificio. Passare da semplici parenti carnali a parenti spirituali. Ecco il miracoloMolti di noi oggi hanno famiglie che non condividono la fede. Questo pone un elemento di diversità, se non di separazione tra di loro ed è un qualcosa che dispiace. Lo si può gestire nel migliore dei modi, ma l’ideale sarebbe proprio trovare questo livello di unità anche spirituale. Ecco allora che questo passo ci incoraggia proprio in questo senso: la famiglia naturale può diventare la famiglia spirituale. Annunciamo in famiglia le grandi opere di Dio, la sua forza liberatoria e salvifica, i miracoli che può fare contro le moderne incarnazioni delle forze demoniache rappresentate da faraone. Il Signore forse ci darà un giorno la gioia che ha dato a Mosè di un incontro spirituale oltre che naturale ed affettivo.
    1. La conversione di Ietro
    Il punto culminante dell’episodio è quello in cui Ietro riconosce pubblicamente che Jahvéh è veramente il più grande degli dei. Sappiamo che era sacerdote in Madian, quindi conosceva probabilmente altre divinità e per quanto fosse stato d’accordo con Mosè ed avesse certamente già condiviso con lui chi fosse Jahveh, ora fa un passo supplementare. Lo confessa pubblicamente e si rallegra con tutti. Questo ci fa capire che la comunità dell’esodo è una comunità aperta, pronta ad integrare chi riconosce la grandezza di Jahvé. I madianiti, si diceva, fanno da contraltare agli amalechiti che hanno combattuto contro gli ebrei attaccandoli all’inizio del viaggio. Qui al contrario c’è alleanza e accettazione. Non solo, c’è integrazione e fusione dei due popoli. La grande sfida lanciata da questo passo ci riguarda ancora: Ietro ha colto una differenza in questo Dio. In ciò che questo Dio ha fatto nel suo popolo. Ci dobbiamo porre questa domanda: ciò che viviamo oggi con il nostro Signore, il modo in cui ci libera, e ciò che raccontiamo di questa liberazione è ancora un qualcosa che tocca e sconvolge chi ci sta intorno portandolo a convertirsi all’autore della liberazione o no? Le cose che viviamo oggi sono diverse: non vedremo forse il mare rosso aprirsi e delle schiere di nemici cadere. Ma saremo portatori di una libertà interiore, e di una forza proveniente da questo Dio che ci renderà diversi. Ma tutto ciò emerge? Viene fuori o ce lo teniamo per noi? Noi vogliamo che ieri come oggi il messaggio attraversi il deserto, i paesi le città e diventi noto. Allora teniamoci pronti ad annunciare! AMEN

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