domenica 3 novembre 2013


Esodo 10-11: Contro la creazione

22 settembre 2013 alle ore 19.22
Con questa lettura si conclude il ciclo delle piaghe preparatorie all'uscita degli ebrei dall'Egitto, ed alcuni tempi portanti raggiungono il culmine. Mi pare che quello che accomuna queste tre piaghe finali sia proprio il fatto di portare a termine dei motivi che ritroviamo lungo tutto il ciclo delle piaghe. Il faraone è ormai alla fine della sua resistenza e si trova contro i suoi stessi servitori; gli ebrei sperimentano sempre di più la protezione del Signore nel bel mezzo della sofferenza più cruda; le piaghe diventano sempre più totalizzanti e dolorose. Nonostante ciò il cuore del faraone non si piega.
Che cosa possono dirci queste tre catastrofi?

1. La teologia della creazione negata dal faraone.
Sin dall'inizio abbiamo messo in evidenza il rapporto forte esistente tra Genesi ed Esodo. L'esodo inizia narrando la fedeltà del Dio che ha creato e che continua a proteggere i figli di Israele che diventano popolo. Il faraone, che faraone è un dittatore spietato, commette una serie di atti che sono contrari alla creazione: ha paura del moltiplicarsi degli ebrei, quindi teme proprio le promesse realizzate della creazione, e per fare questo stermina i primogeniti, opprime i suoi servitori e si crede un dio in terra, pensando di essere lui il creatore. Porta quindi attentato alla creazione e Dio in modo "ipernaturale" più che soprannaturale, lo punisce: moltiplicando esponenzialmente l'energia della delle diverse forze del creato, con insetti, malattie ed altro. In queste ultime tre piaghe i motivi che sembra portare alla negazione della creazione, come punizione contro faraone, raggiungono un punto apicale: al v. 15 ci viene quindi detto che le cavallette coprirono la superficie del paese, divorarono tutta l'erba, tutti i frutti e che non rimase nulla di verde né sugli alberi né sulle erbe. Questa descrizione ci rimanda a quella che troviamo all'inizio della Genesi, nel terzo giorno, della creazione della vegetazione, ed è proprio specularmente opposta. In seguito, la piaga delle tenebre ci rimanda alla negazione del primo giorno, quando Dio creò la luce, con una forte tendenza verso il caos buio primordiale. Infine, la piaga che colpisce i primogeniti è simmetrica a quella che il faraone voleva infliggere ai figli di Israele, negando loro la vita.
Faraone uccide la vita e la meraviglia della creazione, ma proprio la forza presente nella creazione gli si riversa contro ed uccide la sua vita.
Mi viene da pensare che l'epoca in cui viviamo noi, il XXI secolo, per lo meno in questi suoi primi 13 anni, ha dei tratti profondamente anticreazionali che preoccupano. Penso alla crisi: una crisi che uccide soprattutto il lavoro, attività fondamentale nel mondo della creazione, e che toglie speranze soprattutto ai giovani. Penso alla crisi delle famiglie, altro istituto voluto durante la creazione e alla difficoltà anche economica di costruire una famiglia. Penso anche alla confusione di generi, che senza voler entrare in una lunga polemica disorienta molti giovani e viene gestita male, producendo o frustrazioni o compromessi. Ovviamente è difficile in tutto ciò trovare un faraone, un responsabile unico, perché si tratta di un intero sistema che ha molti capi, molti ideologi e che sembra più una rete che non una piramide. Credo che la lettura di come finisce la storia delle piaghe, senza pensare a paralleli immediati nei metodi, sia quella di una vittoria finale di Dio proprio laddove le istanze creazionali vengono negate. Non intendo dire banalmente che alla fine il male trionfa, ma che attraverso molte sofferenze l'ultima parola della storia rimane a Dio. A questa certezza, come credenti, ci aggrappiamo con forza e la gridiamo ad alta voce.

2. Il grido di dolore e gli innocenti.
Il male dunque avanza e raggiunge punte estreme in queste ultime piaghe. C'è però un fatto che mi pare particolarmente significativo, ma anche problematico. Ed è il grido di dolore che si solleva dall'Egitto per la morte dei primogeniti. E' una punizione violenta, efferata, che colpisce anche il bestiame, ma soprattutto che colpisce degli innocenti... I primogeniti sono bambini, o comunque anche bambini. Come è possibile coinvolgere loro che apparentemente non c'entrano niente? Proprio il fatto che gli innocenti vengano toccati ci aiuta a capire la natura perversa del male. Il male è tale proprio perché implica dei terzi innocenti. Immaginiamo un mondo in cui ognuno quando fa il male, lo fa solo a sé, o al suo Dio, ma mai agli altri. Sicuramente sarebbe un male minore. Ma il male ha proprio questo paradosso: il fatto che siamo liberi di fare il male significa proprio che degli innocenti vengono coinvolti nel nostro male. Ed il responsabile ultimo di questo sterminio non è Dio, ma faraone che continua ad indurirsi e ad infierire sugli ebrei, provocando un male sempre più ampio.
Ne traggo una semplice lezione che mi fa stare molto attento ai miei passi. Quando faccio qualcosa di sbagliato di male, a partire dalla violazione del codice della strada, al non pagare le tasse sino alla liberazione degli istinti peggiori di rivalsa, orgoglio o invidia, coinvolgo sempre degli innocenti in un processo che potrebbe essere per loro fatale. Fuggiamo dunque il male, non solo per noi, ma per le inevitabili ripercussioni che ha attorno a sé.

3. Il cambiamento di opinione.
C'è un dato curioso in questi due capitoli: un primo fatto è che i servitori egiziani del faraone, dopo le numerose piaghe, forse anche solo per opportunismo, consigliano il loro re di lasciare partire in pace questi ebrei per fare i loro sacrifici. Faraone accetta, poi ritratta, poi li vorrebbe lasciare solo in parte, senza bambini, senza bestiame ecc. Più avanti (11,3) ci viene detto che gli ebrei ottengono il favore degli egiziani, dei servitori di faraone e che Mosè era tenuto in alta considerazione dal popolo. Certo che il popolo rimane colpevole di non essersi ribellato al suo re, ma è interessante vedere che cambiare idea era possibile, nonostante il regime assolutista in cui questo popolo viveva e nonostante vedesse nel faraone un Dio in terra.
Questo elemento ci fa capire che le piaghe a qualcosa sono servite. A forza di cascare la goccia scava, e se il cuore del capo rimane indurito, ed anzi si indurisce progressivamente, i suoi servitori cambiano idea. Il male, nel mondo segnato dal peccato, cioè dalla scelta umana di vivere in modo autonomo - ancora una volta opzione contraria all'armonia originaria della creazione - è inevitabilmente presente, ma Dio può servirsene per rivelare la sua grandezza. All'inizio del capitolo 10 c'è un passo significativo (10,2) che dice che i segni fatti da Dio verranno raccontati ai figli di Israele, che conosceranno la sua grandezza. Pare brutto a dirsi, ma anche la punizione del male è un segno della potenza di Dio, e forse in molti casi vorremmo vederla dispiegata oggi per punire altri dittatori, ed oppressori di popoli. Forse oggi ci poniamo un problema diverso ed opposto, cioè perché non ci sono sempre piaghe nei confronti di dittatori malvagi che rovinano i loro popoli. Non abbiamo risposta a questo quesito, ma anche qui abbiamo una speranza: le mentalità possono cambiare, il cuore delle persone può cambiare, i più ferventi sostenitori di una dittatura possono cambiare idea. Ancora una volta osserviamo che con mezzi diversi Dio è Signore della storia e che anche il male che accade può portare, nei casi in cui porta a vedere le conseguenze di un'azione, gloria a lui.

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