domenica 3 novembre 2013


Esodo 8

Rane, zanzare e mosche...

1 settembre 2013 alle ore 14.42

Riprendiamo i nostri incontri con un testo particolarmente adatto all'estate, visto che volge al termine e ci piacerebbe restarci dentro ancora un po': la Parola di Dio, stranamente, ci parla oggi di animale fastidiosi o riprovevoli come le rane, le zanzare e le mosche...
Sono infatti questi semplici animali che vengono usati come vere e proprie piaghe punitive nei confronti degli egiziani oppressori degli ebrei. A pensarci bene questo testo, oltre che ripugnante, è parecchio comico... Pensate un po' al ribrezzo o al fastidio di questa enormità di piccoli animali, di per sé piuttosto innocui, che provocano tanto male ad un popolo; probabilmente il senso che si vuole trasmettere va al di là del fastidio fisico e ci porta a pensare al carattere premonitore che questi segni hanno per gli egiziani. Valutiamo ognuna di queste piaghe per capire come esse possano parlarci ancora oggi.

1. Le rane che coprono: castigo e grandezza di Dio.
Tra le tre piaghe è forse la più comica e sarebbe divertente immaginare un quadro con questa scena ricca di rane che traboccano da tutte le parti. Quali sono le peculiarità di questa piaga? Intanto è significativo che un normale animale, né velenoso né nocivo per l'uomo diventi una minaccia. Anche le cose più normali, se moltiplicate all'infinito diventano nocive e dannose. E' il primo segno che i maghi riescono a ripetere, ma non riescono a fermare, per cui il faraone è costretto a chiedere l'intervento di Mosè per calmarlo. Mosè, e di conseguenza Dio, accetta di sottostare ai tempi decisi dal faraone, che chiede lo stop del fenomeno per "domani", e per quanto il fenomeno si arresti rimane uno strascico fastidioso: i cadaveri delle rane che inquinano il paese.
Credo che l'insegnamento centrale di questa piaga sia nella cecità di faraone che non riesce a vedere i segni premonitori che questa piaga implica. Faraone, come abbiamo visto, è vittima di un'allucinazione di potere, si sente un dio in terra capace di tutto. Sicuramente non sono animali semplici come le rane a fargli paura, e se così fosse la cosa susciterebbe il riso, ma non prevede che questi semplici animali riprodotti all'infinito potranno diventare un blocco per il paese interno; ugualmente non coglie il senso dell' "essere coperti". Analizzando questi passi dell'Esodo è opportuno tenere d'occhio le scelte lessicali fatte dal narratore che usa il verbo "coprire" (8:6"Le rane salirono e coprirono il paese) in questo passo e lo riusa più avanti nel passo fatale di Esodo 14, 28, in cui è detto che le acque "coprirono" gli egiziani. Il faraone non sa vedere che questo male ne annuncia uno peggiore, che significherà la morte di molti egiziani, e il suo errore sta nel non voler cedere alla richiesta di Mosè. Infatti il fine della piaga sta proprio nel far capire a Faraone che "non c'è nessuno pari al Signore". (8, 10). Ma per capire questa grandezza del Signore pagherà caro e farà pagare caro al suo popolo.
Osservando questa piaga mi viene da fare una considerazione: la piaga condiziona gli ebrei, ma anche gli egiziani. Sia l'invasione che i cadaveri delle rane sono un danno per entrambi i popoli. La differenza è lo sguardo che ognuno dei due popoli portano su questo male: gli ebrei come un male transitorio e punitivo controllato da Dio, gli egiziani come una sciagura. Questo ci può aiutare ad avere una comprensione diversa di alcuni mali che vediamo, imparando a pensare che comunque Dio è sovrano su questi mali. Forse le rane hanno ucciso anche qualche membro del popolo ebraico, ma quello che hanno in vista Mosè ed i suoi è più alto del semplice sguardo e questo li aiuta a resistere durante il flagello. Non voglio generalizzare e dire che qualunque sciagura che vediamo sia il dito punitore di Dio, ma semplicemente riflettere sul fatto che un male può avere un suo fine in base a come lo interpretiamo.

2. Le zanzare e la terra.

Le zanzare sono forse l'esperienza di fastidio più comune che proviamo durante l'estate. A meno che non siano portatrici di malaria non sono particolarmente pericolose, ma danno un gran fastidio.
Hanno, in questo passo, la particolarità di venire dalla terra e di presentarsi come uno sciame estremamente numeroso. Da come dice il testo sembra che non esista più polvere, terra instabile nel paese e che tutto questo sia divenuto zanzare. I maghi finalmente davanti a questo segno cedono e confessano che è il dito di Dio, ma faraone rimane sordo. E' un fatto curioso perché finora i maghi sono stati i consiglieri di faraone, coloro che gli fanno credere di essere comunque all'altezza di Mosè, di poter contendere con il Dio creatore del cielo e della terra. Ma qui proprio questi suoi consiglieri cedono e lui non li ascolta.
Il fatto che sia la terra a diventare zanzara ha una portata simbolica molto forte. La terra, un po' come erano l'acqua ed il sangue, è un simbolo di vita. Questo simbolo di vita viene trasformato in causa di grande fastidio, di vita sì, perché anche le zanzare sono esseri viventi, ma di vita fastidiosa, di vita non piena e continuamente tormentata. Il faraone questa volta si limita a non dare ascolto e non chiede niente a Mosè ed Aronne e piuttosto che dare loro ragione preferisce vivere con questo fastidio addosso.
Non possiamo nasconderci che anche la nostra vita conosce momenti simili. A livello di pianeta mi pare che l'esperienza della trasformazione della vita in morte sia esperienza comune di tutti noi. Certo il testo presente non ha certo preoccupazioni di tipo ecologista, tuttavia mi sorprende notare come è attento nel parlare delle conseguenze dell'ambiente sugli esseri umani. Noi, un po' come faraone, vediamo il nostro pianeta che viene progressivamente distrutto, proprio la terra, che potrebbe essere coltivata sparire e diventare minaccia di morte, un po' come queste zanzare, eppure facciamo come faraone: gli ecologisti troppo preoccupati vengono ignorati e chiamati catastrofisti. Faremmo forse bene a pensare quanto è rischioso lasciare che la nostra terra si trasformi a nostro scapito, facendo sì che ci produciamo da soli dei danni.
Peggio ancora quando questo si produce sul piano spirituale. Penso che la morale di questa piaga sia: stiamo attenti ai magi! Che significa? Mi pare che la nostra società occidentale, proprio come faraone, sia affetta da fortissima miopia spirituale e sia spesso sorda anche ai richiami dei suoi stessi profeti. Quanti giornalisti, filosofi, economisti che magari non hanno niente a che vedere con la fede cristiana dicono che questo mondo scricchiola, che è in "crisi"? La soluzione per il mondo non è interna, è esterna ed è in Dio. Non abbiamo una piaga delle zanzare, ma sia l'ambiente che l'economia, che la salute sono segni che ci devono spingere a pensa che questo mondo non è sufficiente a se stesso. Il faraone commette l'errore di credere questo, come ogni dittatore si sente autonomo e vive di un'illusione autoreferenziale: al di là del mondo c'è solo lui. I suoi profeti, i magi che non credono neppure in Dio, gli suggeriscono che quei segni sono il dito di Dio. E' la stessa cosa che dobbiamo pensare noi come società del 2013: la soluzione non è in un miglioramento dell'economia, della salute o della medicina, ma in un volgersi dei cuori a Dio, causa esterna ed ultima del mondo e di ognuno di noi.

3. Le mosche velenose, ma non per Israele.

Anche questo segno riguarda un animale. Questa volta ancora peggiore, perché velenoso e non solo fastidioso. Non sappiamo se siano vespe, tafani o le famose mosche tze zte, sta di fatto che questi animali producono un male ancora maggiore e viene detto che il paese ne fu devastato (24). Questa volta è Dio che parte in contro attacco, e fa annunciare al faraone la piaga prima ancora del suo rifiuto; il faraone cede ed inizia a concedere permessi che poi ritira. Addirittura chiede a Mosè di pregare per lui, anche se alla fine non si piega. Pare di vedere quelle storie di persone che prima di piegarsi a Dio devono passare per le sciagure peggiori, ma un ulteriore elemento rende questa piaga ulteriormente diversa dalle precedenti: con rane e zanzare non viene detto che il popolo di Israele sia preservato, mentre qui le mosche non toccano gli ebrei ritirati nel paese di Goschen.
Traggo un insegnamento importante rispetto a chi ha scelto la fede nella vita. Il male per chi crede è fastidioso, ma non fatale. I faraoni di questo mondo, che siano oppressori umani o malattie, o situazioni spiacevoli sul piano lavorativo o altro rattristano, affliggono, devastano, ma non uccidono. Gli ebrei sia ora che con il mare rosso saranno liberati, salvati e questo è ciò che Dio ci dice in questo passo. La morte non ha l'ultima parola, perché il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù. Chiunque si aggrappa a Cristo scegliendo di farlo signore della sua vita conoscerà piaghe fastidiose ma non certo la morte spirituale, e definitiva perché regnerà con Cristo nell'eternità. Non è un semplice contentino per chi sta soffrendo ma la base di speranza su cui fondiamo la nostra vita.
Ultimamente abbiamo pregato per i nostri fratelli in Egitto che in un momento di instabilità istituzionale subiscono vessazioni e maltrattamenti da parte degli integralisti islamici. Siamo sempre in Egitto e molte cose sono cambiate, ma rimane il fatto che una minoranza viene perseguitata da una maggioranza per questioni di fede. Ebbene, la speranza per questi fratelli e che esiste un Goscen spirituale che li preserva dalla morte definitiva, anche se vengono uccisi, se le loro chiese vengono distrutte e se la loro vita è in pericolo. Perché Cristo è venuto per dare la vera vita, che il paese di Goscen non fa che anticipare.
Sentiamoci quindi parte di un Goscen spirituale in cui siamo protetti dal male.

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