domenica 3 novembre 2013


Esodo 9

15 settembre 2013 alle ore 17.45 
Il libro dell'Esodo ha numerosi elementi di grande attualità, primo tra tutti quello della libertà. Ma non si ferma a questo: i racconti delle piaghe, di cui abbiamo già visto molto, ci fanno riflettere sul rapporto uomo/ambiente che è forse uno dei maggiori motivi di discussione del nostro tempo. Certamente non è l'ambiente che è in vista per l'autore biblico, ma le implicazioni di questi racconti arrivano fino a noi per farci pensare.
La prima di queste tre piaghe riguarda ancora degli animali, ma diversamente dagli animali precedenti (rane, mosche e zanzare che non sono direttamente utili, né piacevoli) si tratta di bestiame, cioè di fonte di nutrimento ed energia per la società di quel tempo e colpirlo significa paralizzare un paese. Si accentua la protezione che l'Eterno provvede per gli ebrei il cui bestiame non muore; cosa che significa che gli egiziani saranno costretti a mendicare aiuto dai loro sudditi.
La seconda piaga riguarda un elemento vitale come l'aria, interamente inquinata da questa polvere che provoca ulceri, che aggravano la malattia del bestiame oltre che delle persone. Fa pensare alle nostre polveri sottili che neppure vediamo - Lucca sembra essere la seconda città in Italia per inquinamento da polveri sottili - e che sembrano essere potenziale fonte di tumori. Neppure i maghi di faraone riescono a bloccarla, cosa che dovrà spingere ulteriormente faraone a chiedere il soccorso di Mosè.
Infine una grandine spaventosa, quasi soprannaturale perché è mista a fuoco e mirata in modo ancora più deciso su faraone: "manderò tutte le mie piaghe sul tuo cuore!" (9:14). Il senso di questa piaga viene esplicitamente spiegato: serve a convincere faraone che non c'è nessuno pari al Signore, che lui potrebbe tranquillamente essere spazzato via ma che ha ancora possibilità di ravvedersi. Il faraone sembra aver capito e pentirsi. E invece no, alla fine fa di nuovo marcia indietro.


Mi colpiscono tre aspetti di queste piaghe.


1. Le piaghe oggi ce le cerchiamo.
Mi colpisce pensare che questi cataclismi che colpiscono l'ambiente in modo significativo, rendendo la vita impossibile e preannunciando catastrofi ancora più gravi, come sarà lo sterminio degli egiziani nel mare rosso, erano in fondo delle punizioni mandate da Dio agli egiziani, e sono determinati da un'irruzione di Dio nella natura: sono soprannaturali, miracolose. Noi oggi, nel male, riusciamo tristemente a fare meglio di Dio... Inquiniamo, sporchiamo e roviniamo il pianeta che Dio ci ha dato, con effetti che alla lunga possono diventare simili a quelli delle piaghe che Dio manda a faraone per punirlo. Non so se questa nostra lentezza nel capire le cose, questi effetti collaterali del progresso di cui siamo umanamente orgogliosi, venga punito da Dio con le piaghe che ne conseguono... Fatto sta che come essere umani dovremmo riflettere: riusciamo a farci del male anche laddove Dio non ci punisce esplicitamente.
Ogni credente ha una responsabilità nei confronti del creato. Se è pensabile che questo sia deturpato da Dio stesso nel momento in cui punisce un popolo, è assurdo che noi stessi lo roviniamo per pigrizia, noncuranza, o puro interesse economico.


2. Mosè resiste.
Il fatto che il cuore del faraone si indurisca, sia per conto suo sia perché il Signore stesso gli indurisce il cuore punendolo, è ripetuta tre volte in questo capitolo, e precisamente alla fine di ogni piaga. La stessa affermazione accompagnava la conclusione di altre precedenti piaghe e rispetto a questo continuo illudere e ritrattare di faraone mi colpisce la costanza di Mosè. E' vero che sa già che faraone avrebbe resistito, è vero anche che inizialmente si era scoraggiato e che poi è stato rialzato da Dio stesso (cap 6), ma il continuo far intravedere la luce della libertà per poi rioscurarla produce stress psicologico ed emotivo sia per Mosè che per tutto il popolo. Come non credere ad una persona che dice: "Questa volta io ho peccato: il Signore è giusto, mentre io e il mio popolo siamo colpevoli. Pregate il Signore perché cessino questi grandi tuoni e la grandine. Io vi lascerò andare e non sarete più trattenuti" (9, 27-28)?
Eppure Mosè, nonostante la continua frustrazione della speranza non si lascia scoraggiare. Perché? Perché Mosè ha preso sul serio la parola del Signore. Ha creduto fino in fondo e poco importa se la promessa tarda a realizzarsi. Per altro è consapevole di questo ritardo della promessa perché Dio gliel'ha detto.
Mosè che resiste è il nostro modello di resistenza. Dio non ha mai detto che il mondo in cui viviamo è fatto di bene e di felicità, ha detto piuttosto che è fatto di sofferenza e di menzogne. Ha però promesso che questo male un giorno cesserà per un suo intervento soprannaturale, ma nella storia, che metterà fine alla presenza era, instaurandone una nuova, che comincia con un giudizio e che continua in una vita in armonia con Lui. Mosè va avanti perché crede. Noi dobbiamo ugualmente andare avanti, credendo alla verità delle profezie bibliche: Dio c'è ed interviene!


3. Il tempo dell'opportunità.
Tra le cose che il Signore dice a Mosè per spiegargli come deve annunciare la piaga della grandine a faraone mi ha fulminato la seguente affermazione: "Se avessi steso la mia mano e avessi percosso di peste te e il tuo popolo, tu saresti stato sterminato dalla terra. Invece io ti ho lascito vivere per questo: per mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato su tutta la terra" (9,15-16).
Pur nel bel mezzo di queste piaghe faraone è oggetto della più prema grazia di Dio. Dio crea e distrugge, come vuole Lui e non abbiamo diritti davanti a Lui. Avrebbe potuto sterminare e punire un dittatore spietato che ha oppresso un popolo debole, che in passato aveva anche fatto la grandezza dell'Egitto. Invece di punirlo lo lascia in vita per fargli vedere la sua potenza.
Non solo! Durante la grandine, chi vuole può proteggersi: chi vuole può proteggersi in casa e si salverà. Ma molti snobbano la parola di Mosè e muoiono quando avrebbero potuto salvarsi.
Faraone non sa cogliere le opportunità che il Signore gli offre. Questo è un interrogativo per l'umanità di oggi: ci rendiamo conto che Dio potrebbe facilmente annientarci, levarci dalla faccia della terra, eppure lascia il mondo in vita e continua ad aspettare che la sua grazia sia recepita?
Anche a noi oggi viene tesa una mano: possiamo riparaci nella casa di Dio, per impedire che la grandine dell'incredulità, la grandine del pessimismo, la grandine del non senso ci copra facendoci perdere di vista la speranza di una vita liberata da D

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