domenica 3 novembre 2013


Cosa leggo quest'estate?

7 luglio 2013 alle ore 15.26
Cosa leggo quest'estate?


Qualche giorno fa mi è capitato di dire una cosa di cui successivamente mi sono pentito. Parlando a tavola con dei colleghi è venuto fuori un passo riguardante il vino. I colleghi visto che conoscevo bene le scritture, me ne hanno domandato il perché. D'istinto ho risposto: "Sono pastore di una chiesa evangelica". Dov'è il problema di quest'affermazione? Del non aver detto più semplicemente: "Sono un cristiano. O al massimo, sono un cristiano evangelico". Quasi che il fatto di leggere la Parola non debba essere un compito, una gioia, una regola di tutti i cristiani - e non solo dei pastori!
Qualche giorno dopo, leggevo un interessante articolo di Roberto Saviano su internet e sulle sue potenzialità di mettere alla portata di tutti cose che un tempo rimanevano segreto di stato. In estrema sintesi Saviano, commentando i casi di Snowden e di Assenge, faceva notare come oggi sia veramente facile mettere in scacco un intero stato rivelando i segreti di chi lo governa e che quindi ha in mano il potere, e rifletteva sulle grosse implicazioni che questa novità ha per la democrazia. Mi è venuto in mente un parallelo con la parola di Dio: al tempo di Gesù, e nei secoli immediatamente successivi, quasi nessuno disponeva di una Bibbia personale. I rotoli delle Scritture erano gelosamente custoditi nelle sinagoghe e, benché la lettura fosse comunitaria e quindi tutti potessero accedervi, i modi ed i tempi di quella lettura erano ben diversi. Oggi invece disponiamo di una possibilità immediata e continua al testo biblico. Possiamo leggerlo dal telefono, scaricare applicazioni fenomenali, cercare versetti in un baleno - povera memoria... Ma la domanda che mi pongo torna all'episodio di quel che dicevo ai miei colleghi: in questo momento di grande facilità ed immediatezza di accesso alle Scritture, le leggiamo con altrettanta frequenza e prontezza? Lo facciamo tutti come cristiani evangelici o abbiamo cominciato a delegare? Ai pastori? Ai predicatori di turno? Ai presunti "specialisti" della Parola?
Essendo l'ultimo culto prima di una pausa estiva, vorrei invitarvi alla lettura di qualche verso del Salmo 119, uno di quei salmi che in modo particolare esprime l'amore per la Scrittura, e spinge proprio alla lettura. E' un salmo molto lungo, pertanto mi limiterò alla lettura dei primi 16 versi:



1 Beati quelli che sono integri nelle loro vie, che camminano secondo la legge dell´Eterno.
2 Beati quelli che osservano le sue testimonianze, che lo cercano con tutto il cuore, 3 ed anche non operano iniquità, ma camminano nelle sue vie.
4 Tu hai ordinato i tuoi precetti perché siano osservati con cura.
5 Oh siano le mie vie dirette all´osservanza dei tuoi statuti!

6 Allora non sarò svergognato quando considererò tutti i tuoi comandamenti.
7 Io ti celebrerò con dirittura di cuore, quando avrò imparato i tuoi giusti decreti.
8 Io osserverò i tuoi statuti, non abbandonarmi del tutto.
9 Come renderà il giovane la sua via pura? Col badare ad essa secondo la tua parola.
10 Io ti ho cercato con tutto il mio cuore; non lasciarmi deviare dai tuoi comandamenti.
11 Io ho riposto la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te.
12 Tu sei benedetto, o Eterno; insegnami i tuoi statuti.
13 Ho raccontato con le mie labbra tutti i giudizi della tua bocca.
14 Io gioisco nella via delle tue testimonianze, come se possedessi tutte le ricchezze.
15 Io mediterò sui tuoi precetti e considerò i tuoi sentieri.
16 Io mi diletterò nei tuoi statuti, non dimenticherò la tua parola.


1. La forma.
Prima di entrare nel commento del salmo è opportuno spiegare il modo in cui questo si presenta ad un lettore che conosce l'ebraico: è un salmo "alfabetico", cioè formato da 22 strofe ognuna di 8 versi , ed ognuna di queste comincia per una stessa lettera dell'alfabeto ebraico. E' un po' come se in italiano i primi 8 versi cominciassero tutti con la lettera "A", quelli dal 9 a 16 per B, e via dicendo. Questo è parso ad alcuni un po' ripetitivo e noioso. Tuttavia la ripetizione è proprio uno degli espedienti poetici più ricchi, ed è bello vedere che spesso ripetere una parola sia tutt'altro che noioso: pensiamo all'inizio del terzo canto della Divina Commedia:


Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.


Proprio quella ripetizione di "per me" crea un'insistenza sulla porta dell'inferno che ci appare sempre più inquietante. La ripetizione di lettere nel momento in cui si celebra la bellezza della Parola di Dio ci porta a pensare che nonostante le infinite ripetizioni che noi possiamo fare nel leggere la Parola, nel ridirla ogni domenica dopo averla letta, e magari nel rileggerla come lettura prediletta per l'estate, non è mai noiosa, al contrario. E' bella, proprio come è bello quando un bambino a cui viene fatto un gioco dice: "Ancora!" vuole ripetere una capriola, una canzone, un po' di solletico ed è contento di ripetere. E allora cogliamo questo incoraggiamento a ripetere la lettura della Parola quotidianamente, perché da questa ripetizione viene benedizione.


2. Gli 8 vocaboli.
Il salmo è interamente articolato intorno a 8 vocaboli che si ripetono per dire, sostanzialmente, la stessa cosa: Torah (legge) , precetti, statuto, comandamenti, decreti, ordinanze, promesse, parole. Sono varie declinazioni di diversi tipi di "parole" all'interno della Parola, ma più che differenziarle credo che il salmista voglia dimostrare che tutto ciò che è contenuto nella Bibbia è proprio importante per lui. Li ripete e dice di questi cose molto simili proprio per sottolineare come gli stanno a cuore.
Mi piacerebbe adesso cogliere alcune dichiarazioni che il salmista fa rispetto a queste parole:
Osservare. C'è un grosso desiderio di coerenza e di rigore morale. I termini "osservare" e "camminare" ricorrono più volte, a sottolineare che questo amore sconfinato per la parola non è fine a se stesso, ma è al servizio di una vita moralmente rigorosa e impegnata. Scegliamo un bel piano di letture bibliche estive, ma prima ancora sforziamoci a voler osservare quanto leggiamo. Non possiamo essere semplici "ammiratori" della parola, ma dobbiamo diventare suoi "osservatori", suoi "imitatori". Io personalmente amo molto la lettura, anche la lettura in sé, di libri vari, di saggi, di romanzi. Ma mi rendo conto che la lettura della Parola di Dio ha una dimensione diversa, perché è una lettura che non può servire a divagarsi, a riposarsi o ad addormentarsi. Forse è per questo che a volte la fuggiamo e ad essa preferiamo quella di un buon romanzo. I romanzi ci divertono, ci fanno anche capire la realtà, ci fanno riflettere, e spesso anche crescere. Ma non ci impegnano. Non ci chiamano ad un'osservanza. La Parola di Dio invece andando a scandagliare dentro di noi ci obbliga a rivederci, a rimetterci in discussione, a ripensare le nostre condotte, il nostro agire ed i nostri progetti. Per questo, ci piaccia o no, dobbiamo leggerla e meditarla.

Sentire. Una seconda famiglia di vocaboli esprime i sentimenti che questo salmista nutre nei confronti della Parola. Limitandoci a guardare tra questi primi versi ci dice che non si vergognerà, che ha messo la sua parola nel suo cuore - come dire che se ne è innamorato - che trova diletto e gioia. Se prima abbiamo detto che il confronto con la parola è impegnativo perché ci mette a nudo e ci impegna, non scorderemo di dire dire che è altrettanto bello ed entusiasmante. Ascoltare la Parola è edificante, arricchente, divertente! Chiedo a tutti: dopo anni che leggiamo la Bibbia sappiamo ancora nutrire dei sentimenti nei suoi confronti, riusciamo ancora a sentirci coinvolti emotivamente davanti a queste parole? Sembra una domanda da rivolgere ad un marito rispetto alla moglie e viceversa. E' un paragone adeguato perché sarebbe bello pensare alla Parola di Dio proprio come a qualcosa di cui ci innamoriamo, ci appassioniamo, che mettiamo nel cuore per vivere. Per tanti adolescenti l'estate è la stagione degli amori, delle emozioni, delle scoperte. Io auguro a tutti di innamorarsi della Parola, di scoprire la sua ricchezza e di passare il tempo a leggerla con gioia, trovando forza e divertimento.
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Celebrare. Altri vocaboli ci parlano della celebrazione, del raccontare quello che Dio ha fatto. Sia a se stesso, riepilogando le benedizioni di Dio, sia ad altri, quel che si vive con la parola lo si esprime nella lode, nella celebrazione. E questo punto mi pare altrettanto importante in un momento di pausa delle riunioni comunitarie. Come celebreremo il Signore in queste settimane? Penso che non ci sia niente di più bello che celebrare da soli, che cantare da soli, o in famiglia, leggere ed adorare, indipendentemente dai momenti convenuti, perché lì si vede se veramente il nostro amore per Dio è solido. I culti organizzati corrono sempre il rischio di essere in qualche modo una regola, un'abitudine acquisita, che si fa per non venire meno agli impegni presi. Ma se da soli sentiamo il bisogno di celebrare, di raccontare ad altri della grandezza di Dio, di lodare ed adorare, allora significa che la Parola è veramente ben radicata. Non diciamo che i culti sono interrotti, ma semplicemente che il nostro riunirci organizzato fa una pausa. Questa però sarà motivo di celebrazione ancora più grande.

Cercare. Un'ultima famiglia di vocaboli. Meditare e cercare. Metto insieme questi vocaboli perché mi sembrano indicare una vera e propria brama intellettuale e spirituale di trovare verità. Questo salmista cerca l'Eterno con tutto il cuore. Medita i precetti. Le cose spirituali sono oggetto dei suoi pensieri e le tiene in alta considerazione. Vorrei che la nostra estate oltre che fatta di riposo, di viaggio, di scoperta di luoghi nuovi, fosse fatta di ricerca, di lettura di scoperta di nuove verità su Dio. Non partiamo in viaggio senza aver messo in borsa la Bibbia ed almeno un buon libro di teologia, o i riflessione sulla fede. Se non l'abbiamo mai fatto, prendiamolo come compito, come sfida per la nostra crescita personale. E se siamo dei lettori, non smettiamo. Il Signore ci chiama a cercarlo con tutto il cuore. Proprio questo termine "cercare" mi porta a concludere con l'ultimo versetto del salmo 119 che qualche giorno fa mi ha folgorato:

"176 Io vo errando come pecora smarrita; cerca il tuo servitore, perché io non dimentico i tuoi comandamenti."

Dopo tutti questi proclami il salmista finisce con parole di umiltà. Ama la legge, la vuole osservare, si dà un gran da fare. Ma in fondo è come una pecora smarrita. Ed allora, proprio perché cerca invoca che sia Dio a cercarlo perché quanto detto sopra possa essere possibile. E' la nostra preghiera per l'estate.

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