mercoledì 16 maggio 2012


Atti 15:1-35

1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi».
2 Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3 Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4 Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro.
5 Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
6 Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 7 Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
«Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. 8 E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9 e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10 Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11 Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro».
12 Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
13 Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14 «Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15 Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16 Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò,
17 perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome,
18 dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall'eternità.
19 Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, 20 ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. 21 Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe».
22 Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23 E consegnarono loro la seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! 24 Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. 25 Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, 26 uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27 Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. 28 Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29 astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene».
30 Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiochia e riunita la comunità consegnarono la lettera. 31 Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva. 32 Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono. 33 Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati. 34  35 Paolo invece e Barnaba rimasero ad Antiochia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore.

La posizione centrale di questo testo, rispetto all’insieme del libro, rispecchia anche una sua centralità teologica: il libro degli Atti ci parla del vangelo che parte da Gerusalemme  e giunge a Roma, dunque di una parola capace di trasformare la vita tanto del popolo giudaico che di quello pagano. In questo passo centrale viene in qualche modo risolto il problema del rapporto tra questi due popoli. Per alcuni, questo passo rappresenta il primo Concilio della chiesa, la prima riunione in cui una chiesa prende decisioni anche per altri, ed in effetti vediamo qui la dimensione collegiale del cristianesimo.
Mi colpisce subito la grande saggezza con cui le questioni vengono affrontate e l’equilibrio con il quale si giunge ad una decisione finale in grado di mettere d’accordo tutti, cosa non sempre possibile, ma in questo caso raggiunta. Si dice spesso che la vita è fatta di compromessi, dando a questo concetto una connotazione negativa. Vediamo invece che questo compromesso è il frutto di un’attenta negoziazione che facendo rinunciare un po’ ad ognuno riesce a mettere d’accordo.
1.    Se non fai una certa cosa, non potrai essere salvato.
Un primo elemento a cui vorrei dare importanza è il fatto stesso che in seno alla comunità fondata da Gesù, ispirata a principi di eguaglianza ed amore sorgono delle dispute, delle liti, dettate da motivi disparati. Non è la prima volta che assistiamo ad una discussione, ma questa sembra avere dimensioni veramente macroscopiche. Conoscendo dalla lettura delle epistole di Paolo l’importanza dell’opposizione tra cristiani provenienti dall’ebraismo e cristiani convertitisi dal paganesimo, possiamo immaginare che questo capitolo costituisca solo un breve riassunto di una disputa ben più accesa, durata parecchio tempo. Le motivazioni dei giudei sono chiare: per essere salvati, non si può eliminare Mosè. Come accettare che persone che non hanno provato con la circoncisione la loro appartenenza al popolo di Dio, affermino di farne parte? Il nuovo messaggio è più di contenuto che di forma, quindi gli aspetti esteriori, come la circoncisione, contano meno. Questa non è certo meno esteriore che il sangue, o i la carne sacrificata agli idoli, ma rappresenta il punto di orgoglio fondamentale dell’ebraismo: il segno nella carne dell’appartenenza è sentito come cruciale. E proprio per questo la nuova via, il cristianesimo, lo elimina: perché reclama con altrettanta forza quella circoncisione del cuore di cui Paolo parla nell’epistola ai Romani (capitlo2). Non serve incidersi la carne per piacere a Dio. Bisogna cambiare il proprio cuore, il proprio modo di sentire e di volere. Convertirsi non può significarsi praticarsi qualcosa di esteriore, ma deve comportare un cambiamento interno della persona.
La chiesa contemporanea non è esente da dispute simili, per cui un gruppo di persone pretende di essere meglio di un altro, sempre in ossequio alla Scrittura, e si permette di dire: se non fai così, non puoi essere salvato. Spesso questo “Non puoi essere salvato” diventa molto più sottile: non sei un bravo credente, non sei un vero credente, sei un credente carnale, come se i credenti potessero avere dei gradi di spiritualità. Così ci sono i cristiani che vogliono che le donne portino un velo, e giudicano chi non lo fa; ci sono quelli che hanno definito un certo schema della conversione, per cui dve esserci, percezione di peccato, certezza della salvezza, e via dicendo, e chi non ha seguito quello schema non è salvato; ci sono quelli che, vivono la spiritualità parlando in lingue o facendo esperienze particolarmente entusiaste, e si ritengono un gradino sopra di chi non le fa; ci sono quelli che erigono aspetti secondari della fede, a norma: secondo i Testimoni di Geova Gesù sarebbe morto su un palo, e Dio andrebbe chiamato Geova, e chi non lo fa, ovviamente, è su un gradino inferiore. In altre parole, difficilmente resistiamo dal voler imporre qualcosa agli altri, per portarli ad un gradino di fede presunto superiore. E spesso con argomenti che vengono dalla scrittura. Certamente esistono requisiti per dire se una persona si è realmente convertita o meno; la Parola di Dio dice che saranno i frutti a parlare, più che le parole, e sicuramente ci sono elementi fondamentali della fede che devono essere assimilati. Ma è molto importante distinguere ciò che è centrale da ciò che è secondario, e la circoncisione difficilmente può diventare centrale, se consideriamo l’accento che la fede pone sull’interiorità.
Stiamo dunque attenti a chi aggiunge esigenze inutili alla semplicità della fede, che è decisione di abbandonare una vita vecchia lontana da Dio, per entrare in un rapporto di amicizia con lui, consapevoli della sua grazia. Il grande progetto di Dio, centrale al libro degli Atti è quello di dimostrare che per entrare nella fede non ci sono più barriere etniche. Chi vuole può entrare, senza riti o preclusioni. Ecco perché è un capitolo così importante. Stiamo attenti a non annullarlo.
2.    La collegialità della scelta.
Un secondo elemento che mi colpisce è la pluralità di voci che intervengono. La disputa è trattata da più persone: prende la parola Pietro, ricordando che i gentili non vanno giudicati; intervengono Paolo e Barnaba, per comprovare questo fatto con testimonianze pratiche, delle grandi cose accadute durante il loro viaggio missionario. Infine prende la parola Giacomo, che propone una soluzione, la quale viene approvata; infine Giuda e Sila accompagnano la lettera per parlarne ad Antiochia. Insomma, non c’ un solo che decide per tutti. La decisioni vengono prese in comune, e molti intervengono.
Questo è tanto più importante oggi, per più motivi. Sia perché molte chiese finiscono per essere vittime di un'unica persona che decide tutto, e questo non è un bene, ma un male, un appiattimento rispetto alle potenzialità espressive della chiesa; sia perché a tanti piace proprio deresponsabilizzarsi e lasciar fare ad altri. E questo è il fallimento della fede, che vuole essere un momento di responsabilizzazione collettiva, e di condivisione delle proprie esperienze idee e capacità con tutti.
3.    La saggezza delle norme.
La decisioni prese hanno fatto molto parlare i lettori del libro degli Atti. Ci si è chiesti perché tra le tante norme che si potevano scegliere si siano scelte proprio queste. Tanti poi, si potrebbero chiedersi se queste norme sono ancora valide oppure no: detto in un modo molto banale, è lecito o no oggi mangiare il “biroldo garfagnino”, che è fatto a base di sangue di maiale? Quello che stupisce noi, è che queste norme sembrano un po’ un miscuglio di cerimoniale e morale, perché quelle riguardanti i sacrifici (di cui Paolo parla nella prima lettera ai Corinzi, lasciando libertà di fare quel che si vuole), sembrano cerimoniali, come anche quella degli animali soffocati, quindi ancora pieni di sangue, mentre l’allusione alla fornicazione sembra di carattere morale. Si tratta di norme che fanno riferimento ai capitoli 17 e 18 del Levitico, riguardanti appunto la consumazione di animali con il sangue, e la legittimità dei rapporti sessuali. Io credo che la decisione degli anziani consista nel dire che ci sono norme che sebbene siano cerimoniali, e quindi non più parte della nuova alleanza, devono ancora essere rispettate perché il loro mancato rispetto scandalizza i giudei. Sulla circoncisione non si transige, perché questa potrebbe falsare la comprensione del vangelo; ma sul modo di mangiare animali, può essere prudente per un periodo, non scioccare i giudei. Così anche per le carni sacrificate agli idoli, cioè carni di animali usati in celebrazioni pagani con sacrifici (come quello del capitolo precedente che volevano offrire a Paolo e Barnaba), che alcuni pensavano non andassero mangiate. La fornicazione, invece, è un problema morale: riguarda tutte quelle pratiche sessuali che la Bibbia ritiene illecite: varie forme di incesto, sessualità al di fuori del matrimonio, omosessualità e sessualità con gli animali. Il mondo pagano di allora aveva una familiarità particolare con alcune di queste pratiche, e quindi il consiglio degli anziani si sente in dovere di ribadire l’importanza del rispetto di queste norme.
Per noi oggi si potrebbero dire più cose: quanto ai contenuti, possiamo tranquillamente tralasciare le norme cerimoniali, che non costituiscono più un problema, ma aver il coraggio di ribadire che la fornicazione concepita nel modo sopra precisato non piace a Dio. Ne parla Gesù, ne parla Paolo, e non va sottovalutata, perché il progetto di Dio per l’uomo è un progetto di unione di due diversità, che esercitano la loro sessualità dopo essersi giurati fedeltà.
Quanto al metodo usato, non possiamo non rilevare la grande saggezza di queste norme, ed anche in chiese, davanti ai conflitti generazionali, ai numerosi fattori di opposizione, dovremmo ispirarci a questo equilibrio, dove ognuno rinuncia a qualcosa, ma guadagna il fratello. Che questo sia il nostro modello di unità.

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