mercoledì 16 maggio 2012


Atti 10, Pietro e Cornelio

1 C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, 2 uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. 3 Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». 4 Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. 5 E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro. 6 Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare». 7 Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e, 8 spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9 Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. 10 Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. 11 Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. 12 In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. 13 Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». 14 Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». 15 E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano». 16 Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. 17 Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso. 18 Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. 19 Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; 20 alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati». 21 Pietro scese incontro agli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?». 22 Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli». 23 Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. 24 Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25 Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26 Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anch'io sono un uomo!». 27 Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: 28 «Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. 29 Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?». 30 Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste 31 e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio. 32 Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33 Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato».
34 Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36 Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. 37 Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; 38 cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 39 E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40 ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, 41 non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42 E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. 43 Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome».
44 Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. 45 E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; 46 li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. 47 Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». 48 E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Siamo davanti all’episodio più lungo di tutto il libro degli Atti, e da questo capiamo subito l’importanza che Luca, l’autore, gli attribuisce. E’ un racconto che narra di una delle tante conversioni esemplari e paradigmatiche della storia della chiesa primitiva, che segue quella dei Samaritani, dell’Etiope, e di Saulo che diventa Paolo. Ognuna di queste conversioni riguarda una precisa categoria umana: il vicino un po’ diverso (i samaritani), l’estraneo totale (l’eunuco etiope), il giudeo convinto (Saulo) ed ora il gentile, l’esponente del mondo greco-romano. E non scordiamo che il libro degli Atti parte da Gerusalemme per arrivare a Roma e raccontare di come il cristianesimo si afferma per partire da una provincia poco importante dell’impero fino alla Caput Mundi. Questa conversione ci tocca perché in qualche modo ci riguarda da vicino: noi siamo i discendenti di questo mondo greco-romano e Cornelio potrebbe essere preso come  il progenitore dei credenti “italici” dal nome della coorte di cui faceva parte.
Cerchiamo di seguire il racconto di Luca che è organizzato in 3 successive scene che occupano tre giorni di tempo, ognuno significativo per un preciso motivo.
  1. 1.       Cornelio, l’uomo che cerca Dio
Cornelio è un romano, verosimilmente proveniente dall’Italia, ma che vivendo in una città in cui ci sono degli ebrei è rimasto attratto dalla loro religione e quindi ha cominciato ad aiutare la comunità ebraica locale con elemosine, ed ha imparato a pregare, cioè a rivolgersi a Dio. Così mentre prega ha una visione che gli comunica che Dio ha preso in considerazione le sue azioni, i suoi sforzi, ma che questi non bastano: un uomo verrà a completare la sua ricerca con dei contenuti fondamentali.
Ci ripetiamo spesso che l’uomo, naturalmente non cerca Dio, e che è Dio a cercare l’uomo, ma forse dobbiamo rivedere in parte questa affermazione. Il libro degli Atti ci presenta molte modalità di relazionarsi a Dio: persone che non cercano e vengono trovate, come Paolo, e persone che cercano e vengono trovate, come Cornelio. Il punto che Luca vuole sottolineare è che i cammini con i quali si giunge a Dio possono essere anche molto diversi. Pariamo da esperienze diverse, da culture diverse e da abitudini diverse. Tutte però sono accomunate da due fattori: il primo è che esiste nell’uomo un’idea di Dio, un senso profondo del sacro, di ciò che ci trascende rispetto al quale si può provare attrazione, interesse, come Cornelio, o rimozione, fastidio, diffidenza, come capita ad altri personaggi che vedremo nel libro degli Atti. E ancora che ci può essere una religiosità genuina, come quella di Cornelio, ed una religiosità perversa, come quella farisaica ed ortodossa che a più riprese perseguita gli apostoli. Il punto che questa prima visione ci insegna è che anche questa religiosità genuina, che porta Cornelio a fare delle elemosine e delle buone azioni verso il popolo di Dio, bastano a conoscere Dio. C’è un passo in più da fare, che segna la differenza tra seguire una religione ed essere una persona di fede. Questo stesso problema è vivo anche oggi: si può frequentare con assiduità una chiesa, essere interessato alla bellezza delle sue celebrazioni o al valore delle tradizioni che questa conserva, ma avere bisogno di un vero incontro con Dio, di una visione che ci annunci che lo sforzo fatto va completato con una Parola esterna, che qualcuno ci porterà.
  1. 2.      Pietro, l’uomo che è con Dio.
La seconda visione, parallela a questa, avvenuta il giorno successivo riguarda Pietro, l’apostolo su cui gravano molte responsabilità nella chiesa primitiva. La visione, se non abbiamo cura di dare qualche spiegazione, può sembrare anche un po’ comica e fraintendibile. Nel libro del Levitico Dio aveva dato agli ebrei una serie di prescrizioni riguardo agli animali: alcuni potevano essere mangiati ed altri no. Le motivazioni del perché mangiarli o meno non vanno cercate tanto nel tipo di animali, quanto piuttosto nel fatto che Dio educava il suo popolo a distinguere il bene ed il male anche attraverso una simbologia. Gli animali vietati di per sé non avevano niente di male, ma il fatto di distinguere tra animali commestibili serviva a pensare che non tutto si può mangiare, che l’animale non appartiene interamente all’uomo, e che anche sull’uso del creato ci sono dei limiti. Doveva inoltre servire a distinguere il popolo da altri popoli, visto che Dio aveva scelto in quel periodo della storia di manifestarsi attraverso il popolo di Israele sulla scena umana, prendendo un popolo di servi e liberandolo. Questo, tra le altre cose, aveva portato anche a forme di orgolgio da parte degli ebrei che avevano finito per considerare la grazia divina un merito personale, un vanto e qualcosa che derivava da loro meriti.  Pietro, che si considera un fedele ebreo, rispettoso della legge, si rifiuta di mangiare qualsiasi sorta di animali. Ma la voce dichiara che “tutto è puro” (15). Ecco il punto centrale: anche Pietro deve imparare qualcosa. Sebbene sia uno di quelli che ha camminato con il Signore e che sia stato scelto per avere un ruolo importante nell’ambito della chiesa primitiva, anche Pietro non ha smesso di imparare e di dover cambiare le sue convinzioni. E’ cominciata una nuova era nella quale la simbologia che separa il puro dall’impuro, il popolo di Dio dalle altre nazioni è finita: la nuova era inaugurata da Gesù Cristo mira ad incorporare tutte le nazioni nella liberazione della predicazione, e niente può essere detto impuro, perché Dio ha purificato il mondo.
  1. 3.      L’incontro. L’uomo che cerca e l’uomo di Dio si completano
Il fenomeno visionario è visto con certo scetticismo nei nostri tempi. Io, quando sento qualcuno che mi racconta di aver avuto una visione sono subito un po’ diffidente e penso di avere a che fare con qualcuno che è un po’ invasato. In effetti nella nostra storia i visionari sono stati spesso alla base di movimenti che finiscono per essere in opposizione tra di loro, per costruire sette e correnti varie che invece che unificare il cristianesimo lo spezzettano. Il bello di queste due visioni, che fonda anche la loro verità, è che queste si completano, completando entrambi gli uomini. Pietro e Cornelio non sono dei visionari, ma degli uomini che ricevono delle visioni da uno stesso Dio. La grande scoperta per Pietro è che Dio non ha riguardi personali, e che il timore di Dio e la pratica della giustizia sono dei punti di partenza possibili per incontrarlo. Il punto di partenza non è quindi l’appartenenza al popolo ebraico, o la conoscenza della legge di Mosè, ma una disposizione del cuore verso la percezione di un essere superiore da temere,  che sia tale per cui il proprio comportamento venga condizionato, nella ricerca della giustizia. Questo per un ebreo dei tempi di Pietro è un grosso passo avanti, e vedremo successivamente che non sarà facile per Pietro far passare questo messaggio nella chiesa primitiva.
Ma anche Cornelio deve imparare molto, perché timore e giustizia non bastano. Deve imparare chenon c’è bisogno di adorare gli uomini, perché sono semplici creature di Dio, anche se sono da lui inviate per illuminare. Deve imparare che il Signore di tutti si è rivelato in Gesù Cristo, e che quindi il Dio ebreo è conoscibile e si è fatto uomo: questo è il Signore che lui cerca. Deve imparare che questo Gesù ha parlato non solo di giustizia, ma anche di pace, di guarigione, cioè di liberazionedal potere del diavolo. In altre parole Cornelio scopre che in Gesù c’è più che il rispetto di una serie di precetti, ma c’è un grande messaggio di speranza. Deve imparare che benché ucciso dagli uomini questo Gesù è risuscitato, fondando la speranza definitiva dell’umanità. La vita trova un senso perché non finisce qui, ma può continuare in resurrezione eterna, per chi riconosce il Signore Gesù Cristo. Deve imparare che questo Dio-Gesù giudicherà, quindi la vita è un costante esercizio di responsabilità, di rendere conto ad un’istanza superiore di quanto si fa. E deve anche imparare che le sue elemosine e la sua giustizia non bastano perché è la fede in lui che permette la remissione dei peccati.
Cornelio, nel lungo dialogo che ha con Pietro, fa sue tutte queste verità. E gli capita dunque la cosa più importante che può capitare ad ogni essere umano: riceve lo spirito santo, assieme ad altri. Sono i primi che glorificano Dio nella loro lingua, non in aramaico, come era avvenuto alla Pentecoste. L’aver fatto proprie queste verità lo porta ad un bagno nello Spirito di Dio che li fa glorificare Dio. A cui segue la controparte simbolica che è il battesimo.
 Non è poco per un romano che era semplicemente affascinato da una fede diversa da quella che aveva visto nella sua cultura. E’ molto di più!
Questo passo parla anche a noi: che abbiamo la gioia di annunciare questa stessa salvezza oggi, 2000 anni dopo che Gesù è morto. E in questo annunciare avremo cura di tenere fermi i punti appena elencati che Pietro ha dovuto trasmettere a Cornelio, ma dobbiamo anche avere la consapevolezza che impareremo molto da chi si convertirà. Ci renderemo magari conti di nostre false comprensioni di cose relative alla fede, saremo costretti a rivedere le nostre idee, sempre facendo riferimento all’unico fondamento che ha cambiato la nostra vita: Cristo Gesù il Signore.

Nessun commento:

Posta un commento