mercoledì 16 maggio 2012


Atti 16 La tua famiglia ti può far diventare cristiano?

1 Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco2 egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. 3 Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco. 4 Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. 5 Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
6 Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. 7 Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8 così, attraversata la Misia, discesero a Troade. 9 Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!». 10 Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.
11 Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e 12 di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; 13 il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. 14 C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15 Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: «Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.
16 Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. 17 Essa seguiva Paolo e noi gridando: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza».18 Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei». E lo spirito partì all'istante. 19 Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; 20 presentandoli ai magistrati dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei 21 e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare». 22 La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli 23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. 24 Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.
25 Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. 26 D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. 27 Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». 29 Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; 30 poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvato?». 31 Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». 32 E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. 33 Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; 34 poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
35 Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: «Libera quegli uomini!». 36 Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: «I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace». 37 Ma Paolo disse alle guardie: «Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!». 38 E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono; 39 vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. 40 Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono.

Un viaggio rischioso guidato dallo spirito, non propriamente una crociera in barca a vela.
Ho scelto di dare questo titolo, anche se alla prima lettura il mio sguardo era stato attratto da altro:  ho incontrato Gesù Cristo attraverso la testimonianza di alcuni fratelli che insegnavano il wind surf: quando leggo che Paolo, nei suoi viaggi, andava anche in barca a vela, non posso non commuovermi un pochino, immaginandolo solcare le acque dello splendido mare greco… Vero è però che se anche oggi il mare è sinonimo di vita e divertimento può anche esserlo di morte, come abbiamo recentemente visto intorno all’isola del Giglio, e ai tempi dell’apostolo Paolo i rischi saranno stati ancora maggiori. Quindi leggendo di questi veleggiamenti, e delle numerose sottolineature che Luca fa riguardo a come questo viaggio è guidato da Dio e dal suo Spirito (6, 10) sono portato a pensare che la nascita della chiesa primitiva non è dovuta ad un viaggio che Paolo e Sila fanno decidendo le loro mete in modo arbitrario: c’è una guida precisa che probabilmente li risparmia da rischi letali; così forse possiamo interpretare il divieto che lo Spirito fa loro di andare in Bitinia.
Ogni viaggio fatto per il Signore, si tratti di un vero viaggio di molti chilometri, che di una passeggiata fatta per andare a trovare qualcuno che sta male, a pochi metri da casa nostra, è bene che venga meditato nella preghiera. Non tanto per escludere gli uni e preferire gli altri, ma per muoversi con uno spirito di reale missione e ricerca della gloria di Dio, e soccorso agli altri.
Il viaggio di Paolo e Sila è guidato da Dio: è allora significativo osservare alcuni aspetti che accomunano le persone incontrate. E a me, quello che pare di poter vedere in questo capitolo è che al centro della missione ci siano in qualche modo delle famiglie. E ancora più precisamente delle donne, in quanto centri gravitazionali delle famiglie. Credo che da questo capitolo si possano capire alcune cose proprio sul rapporto che c’è tra fede, famiglia e donne che hanno ruoli così importanti nelle famiglie.
  1. 1.      Eunice ed Eloide, II tim, 1,5. La donna esempio di fede.
La prima figura femminile che incontriamo è la mamma di Timoteo. Paolo sceglie a Listra Timoteo come discepolo, che diventerà un importante missionario e il collaboratore privilegiato di Paolo. Si sottolinea però che la fede di Timoteo è stata trasmessa dalla madre credente. Dalla seconda lettera di Paolo a Timoteo sappiamo che era credente anche la nonna di Timoteo. Proviamo per un momento ad immaginare la famiglia di Timoteo: un padre greco che probabilmente fa riferimento ad alcune divinità greche e che come padre potrebbe iniziare Timoteo a queste divinità; una nonna ed una madre credenti, di origine ebraica, ma che hanno accettato il vangelo e si son convertite. Timoteo potrebbe scegliere una via come l’altra, e sceglie di seguire la madre e la nonna.
Un primo elemento che possiamo ritenere è che tanto la nonna quanto la madre hanno saputo essere per Timoteo esempi di fede, quindi per rispondere alla nostra domanda iniziale, se la famiglia può o no trasmettere la fede, possiamo cominciare a dire: la fede è personale e non frutto dell’educazione, perché comporta una scelta precisa; tuttavia l’esempio che viene dato ai propri figli che ci osservano è centrale per loro, e una buona testimonianza parla. Predispone i figli alla comprensione della fede, e sgombra il campo a falsificazioni o caricature della fede che non mancheranno nell’esperienza dei figli. Il testo che abbiamo ci dice molto poco, ma possiamo un po’ immaginare e ipotizzare che l’esempio di nonna e madre sia stato migliore di quello del padre. Questo conferisce inoltre alla donna già un posto molto importante in una società in cui la sua importanza era ridimensionata rispetto a quella di oggi.
2. Lidia, esempio di e umiltà e riferimento.
La seconda figura che incontriamo è questa Lidia. Rappresenta nelle pagine del vangelo un tipo di donna piuttosto emancipata, capace di mantenersi da sola grazie al suo lavoro, e attiva nel mondo del commercio della società greca del I secolo. Quel che mi colpisce di questa donna è che, nonostante potremmo pensarla come una manager decisa e dominante, il modo in cui Luca la presenta sembra far trasparire una certa umiltà: al v. 14 ci viene presentata in un atteggiamento di ascolto più che di domanda; in seguito Luca sottolinea che è Dio stesso ad aprirle il cuore per renderla attenta alle cose dette da Paolo, ed una volta che viene battezzata chiede il giudizio di Paolo e degli apostoli sulla sua fedeltà. Tre piccole cose apparentemente insignificanti che ci fanno però notare che la commerciante attiva ed emancipata, quando si tratta di mettersi davanti al Signore, davanti a quanto c’è di più grande, si fa piccola ed umile. Se ritrova autorità e insistenza è per affermare la virtù dell’ospitalità visto che costringe Paolo e gli altri ad accettare di rimanere da lei.
Al v. 15 vediamo che fu battezzata con la sua famiglia. Dobbiamo immaginare che i vari membri della famiglia, e chissà forse anche il marito che non viene menzionato, abbiano aperto il loro cuore a Gesù e abbiano chiesto di farsi battezzare. Ma nella rapidità di questa scelta, cogliamo che probabilmente Lidia è un riferimento importante per la sua famiglia: se lei accetta e si battezza, perché non dovremo prendere seriamente in considerazione il suo passo di fede? Se Loide ed Eunice sono un esempio di fede già matura, questa Lidia ha saputo probabilmente essere un riferimento solido per la sua famiglia, ed è un secondo elemento di risposta alla nostra domanda. Talvolta quando si parla delle famiglie si passa del tempo a capire quali siano i ruoli del marito e quelli della moglie, oppure quelli della madre rispetto a quelli del papà; in questo episodio vediamo che non c’è nessun ruolo prestabilito, ma che una donna in qualche modo polarizza l’attenzione della sua famiglia sulla sua scelta.
Tornando alla nostra domanda, possiamo nuovamente dire che: non si costringe alla fede nessuno e non si impone niente. Tuttavia, come genitori, come madri in questo caso, si ha una responsabilità oltre che ad essere un esempio, a guidare le scelte, a suggerire di andare nella direzione giusta. Se qualcuno è influente, senza con questo essere dittatore o impositivo, ha anche il dovere di offrire ai figli quel che c’è di più importante al mondo: il vangelo di Gesù Cristo che salva la vita tanto per il presente che per il futuro.
3. La schiava indovina
C’è poi una figura femminile al negativo, significativa, visto che i due precedenti maghi incontrati (Bar Gesù e Simon Mago) erano uomini. Anche lei è inserita in un contesto di famiglia, ma in senso ben diverso delle altre due: è una schiava e viene sfruttata per le sue doti magiche. Non si capisce perché quel che dice la serva infastidisca Paolo, e l’episodio ricorda quello in cui Gesù, in Marco 1, scaccia dei demoni da degli indemoniati a Cafarnaum, e questi lo riconoscono. Forse Paolo vi tiene a che la pubblicizzazione del vangelo venga fatta da chi è stato trasformato dal vangelo, e non da chi è in qualche modo costretto, facendo magari anche una pubblicità negativa. Sta di fatto che con un esorcismo libera questa donna; potremmo forse dire che questa schiava rappresenta la persona sbagliata nella famiglia sbagliata, ma che alla fine viene liberata. Perché i modelli visti finora sono molto belli, ma può darsi che qualcuno di noi non sia una madre di famiglia con responsabilità precise, ma una semplice donna che magari non ha famiglia, oppure che si sente oppressa dalla famiglia in cui è; magari una lavoratrice alle dipendenze di una famiglia che la tratta male, o che la sfrutta. Potremmo prendere questa donna come il modello di quelle tante persone che invece di essere da una famiglia curate ed aiutate a crescere sono sfruttate o per il lavoro, o per prostituirsi o per altre finalità perverse, e dire che il vangelo porta liberazione.
4. La famiglia del carceriere
Ma non porta solo liberazione alla persona stessa, di cui onestamente non sappiamo niente. La vicenda di questa ragazza, con tutto il male che produce, la persecuzione ed il carcere a cui siamo ormai abituati, finisce con l’ulteriore conversione di un’intera famiglia. Il v. 30, ci descrive questo carceriere terrorizzato che chiede cosa deve fare per essere salvato: le la meravigliosa risposta di Paolo è molto semplice: deve credere! E la parola è annunciata a tutti. E questo carceriere forse fa sperare tutti noi, che magari abbiamo nella nostra famiglia molte persone che non si sono convertite e non hanno aperto il loro cuore al vangelo. Ci viene detto che se crediamo saremo salvati con tutta la nostra famiglia. Questi si sonno convertiti subito. Forse ci sono altri casi in cui la conversione dei familiari sarà più lunga. Il semplice fatto che in un membro qualsiasi di una qualsiasi famiglia sia entrato il vangelo di Gesù Cristo, significa che delle porte si sono aperte! Non desistiamo! C’è una missione per ognuno di noi nelle proprie famiglie.
5. La famiglia ed il conforto.
A conclusione di questi cinque incontri non sarà forzato vedere nell’ultimo episodio un’ulteriore conferma dell’importanza della famiglia. Paolo e Sila si trovano a casa del carceriere, in un’atmosfera di gran convivialità e calore: sono stati guariti dalle loro piaghe e mangiano e si rallegrano con delle persone che hanno appena accettato il Signore. In questo contesto arrivano le guardie che ordinano di liberarli, e potremmo aspettarci che Paolo e Sila siano contenti di questa ulteriore vittoria. Non è così: hanno subito un oltraggio e non hanno nessuna intenzione di darla vinta a delle autorità che con arroganza hanno abusato del loro potere. I magistrati sono costretti a scusarsi a questo punto partono. Il conforto finale, la vera soddisfazione non è data dalla vergogna dei magistrati ma dal calore della famiglia del carceriere e da quella di Lidia che accompagnano fino all’ultimo i nostri amici.
Crediamo che le famiglie siano importanti per la nostra società, e al contempo non pensiamo che siano un valore in sé, perché non basta fare una famiglia, bisogna vivere come una famiglia. Il messaggio che come famiglie abbiamo recepito oggi dalla Parola di Dio è che questo sono un veicolo importante per la fede, nella misura in cui queste a loro volta poggiano sulla fede

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