mercoledì 16 maggio 2012


Atti 18:1-22
A Corinto

1 Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2 Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3 e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4 Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
5 Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6 Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani». 7 E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8 Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
9 E una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere,10 perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città». 11 Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.
12 Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: 13 «Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge». 14 Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. 15 Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende». 16 E li fece cacciare dal tribunale. 17 Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.
18 Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19 Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. 20 Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21 Tuttavia prese congedo dicendo: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà», quindi partì da Efeso. 22 Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia.

Itroduzione: La scelta delle città
La città di Corinto si trova al centro di una sezione del libro degli Atti che parla di grandi città. Atene, nel I sec., contava circa 10.000 abitanti ed era un famoso centro intellettuale. Corinto ne aveva circa 250.000 ed era nota per essere fiorente in commercio (aveva due porti) e per brillare quanto all’immoralità, al punto che esisteva un verbo tipo: “Corintare” che significava commettere delle immoralità, mentre una “corintia” era una prostituta. Infine Efeso, la più grande, era ugualmente commerciale ma era molto forte il suo ruolo religioso, grazie al tempio della dea Diana ed altri.
A ben pensare le grandi città sono sempre un misto di male e bene, portato all’esaltazione: più ricchezza intellettuale, più cultura, più lavoro e occasioni si scambio, insieme a più povertà nelle periferie, grandi disagi sociali, disoccupazione e tensioni tra classi.
Questo basta per attirare l’attenzione di Paolo che capisce l’importanza strategica di queste città chiave dell’impero Romano e che passa del tempo in ognuna di loro, in particolare a Corinto dove rimane un anno e sei mesi.
Il risultato è evidente: le epistole che scriverà anni dopo alle chiese qui fondate, ai Corinzi e agli Efesini, sono tra i più importanti scritti della parola di Dio, ed ancora oggi funzionano come fonte di insegnamento per il popolo di Dio. Ecco cosa succede quando la potenza del vangelo attecchisce profondamente in un luogo contraddittorio come la città: il massimo del male che può essere trasformato nel massimo del bene.
1. Una coppia di veri missionari.
Un’importanza centrale in questo capitolo è svolta da una coppia straordinaria: Priscilla ed Aquila. Possiamo dire in pochi tratti che persone apparentemente insignificanti hanno dato un contributo straordinario al vangelo:
- Hanno ospitato Paolo quando è arrivato a Corinto, dandogli del lavoro.
- Hanno mantenuto Paolo quando (5) si è dato esclusivamente alla predicazione della parola.
- Hanno fornito un esempio poi seguito anche da Tizio giusto.
- Hanno deciso di seguire Paolo nel suo rientro ad Antiochia, probabilmente perché hanno sperimentato quanto sia importante il loro ruolo per il vangelo.
- Hanno istruito Apollo nella via del Signore, come vedremo nel prossimo capitolo.
Quindi?
Quindi una semplice coppia di artigiani, quando si lascia andare nelle mani del Signore presta un servizio cruciale a chi avrà ruoli di grado diverso, come Paolo, Timoteo e Sila. Grazie a questa coppia il vangelo attecchisce a Corinto, il grande popolo si converte e le epistole ai Corinti verranno scritte. C’è chi ha sostenuto che l’epistola agli Ebrei l’abbia scritta Apollo, che loro hanno istruito.
Ogni credente deve sapere che il Signore non chiede a tutti di fare le stesse cose, ma chiede a tutti la stessa disponibilità. La semplice ospitalità con il fine dell’avanzamento del regno di Dio smuove energie inaspettate.

2. Restare a Corinto
Paolo ha deciso di dedicarsi interamente alla parola, ma come sempre incontra la resistenza dei Giudei, per cui prende una decisione radicale: dedicarsi solo ai gentili. Lascia la casa di Priscilla ed Aquila e continua in casa di un Giudeo, e nonostante l’allontanamento di Paolo si converte il capo della sinagoga, assieme alla sua famiglia e ad altri. A volte in vangelo è una parola dura. Paolo si esprime con forza, dicendo che è netto del loro sangue, cioè che se moriranno senza conoscere la libertà del vangelo, non sarà colpa sua. Parole simili spaventano, eppure producono anche molto frutto, perché i corinzi cominciano ad accorrere. Questa scelta è confermata in visione, con al promessa di un grande popolo a Corinto.
Sono ammirato dalla convinzione di Paolo e il fatto che rimase a Corinto per un anno e sei mesi proprio per quel popolo, mi fa pensare questo: siamo convinti che nel luogo in cui siamo ci siamo perché il Signore vuole trarre un popolo da lì? Siamo a Lucca per caso o ci siamo perché Dio ci ha chiamati ad essere qui? Io non sono venuto a Lucca per una chiamata specifica inizialmente, ci sono venuto per studiare. Solo dopo mi sono sentito investito di un mandato per questa città. È così per tutti? Una mia amica buddista un giorno mi disse che la città in cui viveva non era quella che aveva scelto, quindi avrebbe cambiato. Credo che come cristiani dovremmo cercare di stare nel luogo in cui Dio ci vuole, e l’esempio di Paolo – che pure sta viaggiando – è significativo: è confermato da una visione. Se la nostra risposta è sì, allora dobbiamo lavorare per il popolo che ancora non vediamo, senza temere, continuando a parlare e senza tacere. Perché Dio ci promette di essere con noi.

3. Frutti della fermezza.
Anche su altri piani la resistenza e la fermezza portano frutti. A Filippi Paolo e Sila erano stati picchiati, ma siccome erano cittadini romani hanno ricevuto le scuse dei pretori. Non possiamo sapere se la notizia si fosse diffusa e fosse arrivata alle orecchi di Gallione, ma il meno che si possa dire è che una certa “laicità” molto ante-litteram si comincia ad affermare: Gallione interviene in vicende di ordine pubblico, non sulle pagine della Scrittura. Certo, ci spiace per Sostene che le prende e non viene difeso, ma notiamo che non capita più che l’autorità civile ostacoli il vangelo. È il frutto della fermezza non violenta eppure decisa di Paolo che aveva precedentemente (16:37) richiesto ai pretori di venirli a liberare per chiedere scusa.
Ma è anche una vittoria del regno di Dio. Perché il regno si afferma nei cuori, ma anche nelle leggi laddove queste rispecchiano la legge di Dio. E’ certo molto presto per parlare di libertà di coscienza, e potrebbe anche dari che Gallione non avesse voglia di perdere tempo. Tuttavia un principio comincia ad insinuarsi, garantendo la diffusione della parola di Dio.

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