mercoledì 16 maggio 2012


Atti 20:17-38
Vescovi, anziani, bidelli e badanti

17.  Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa.  18 Quando giunsero da lui, disse loro: «Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono sempre comportato con voi,  19 servendo il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei;  20 e come non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho annunziate e insegnate in pubblico e nelle vostre case,  21 e ho avvertito solennemente Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo.  22 Ed ecco che ora, legato dallo Spirito, vado a Gerusalemme, senza sapere le cose che là mi accadranno.  23 So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni.  24 Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine [con gioia] la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio.  25 E ora, ecco, io so che voi tutti fra i quali sono passato predicando il regno, non vedrete più la mia faccia.  26 Perciò io dichiaro quest' oggi di essere puro del sangue di tutti;
 27 perché non mi sono tirato indietro dall' annunziarvi tutto il consiglio di Dio.  
28 Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue.  29 Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge;  30 e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli.  31 Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime. 32 E ora, vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l' eredità di tutti i santificati.
 33 Non ho desiderato né l' argento, né l' oro, né i vestiti di nessuno.  34 Voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di coloro che erano con me.  35 In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere"».

 36 Quand' ebbe dette queste cose, si pose in ginocchio e pregò con tutti loro.
 37 Tutti scoppiarono in un gran pianto; e si gettarono al collo di Paolo, e lo baciarono,
 38 dolenti soprattutto perché aveva detto loro che non avrebbero più rivisto la sua faccia; e l' accompagnarono alla nave..
Forse se sentissimo dire che nelle scuole francesi i bidelli vengono chiamati vescovi qualcuno si metterebbe a ridere. Ma la parola usata in Francia per indicare chi controlla gli alunni durante la ricreazione è proprio quella che traduce alla lettera la parola greca “episcopoi”: sorveglianti, cioè gente che guarda dall’alto, che fa attenzione. È un termine che ha subito profonde modificazioni nel corso dei secoli e quando oggi si parla di vescovi si pensa a figure con parecchio potere in alto alle gerarchi ecclesiastiche. Anche sentendo parlare di “anziani”, ci vengono in mente persone che magari hanno i capelli bianchi e camminano curvi, oppure che godono di ottima salute perché si tengono in forma pur avendo passato i 65 (età dopo cui sul treno ti danno la carta d’argento). Sta di fatto che nel libro degli Atti, quindi nella chiesa primitiva, le guide della chiesa, venivano designate proprio con questi due nomi: anziani e vescovi, ciò gente con un po’ di saggezza e capace di sorvegliare. Mi verrebbe voglia di cambiare i termini e di dire che le guide della scuola sono come dei bidelli e delle badanti, oppure dei saggi, in modo da percepirli in modo un po’ diverso. In questo capitolo ci rendiamo conto che la chiesa è cambiata: oltre all’istituzione dei apostoli e di quella dei diaconi, sono nati degli anziani o vescovi, probabilmente imitando il modello della sinagoga. Paolo si rivolge a loro perché hanno delle responsabilità, e quanto dice è molto utile anche per noi oggi, che cerchiamo di continuo di capire come debba funzionare una chiesa.
  1. Come Paolo si è rapportato a loro.
Paolo non ha sensi di colpa. Sa bene di aver servito, di non aver nascosto niente, di aver esposto tutto il consiglio di Dio e di essere quindi puro del sangue di tutti. È un modo strano di cominciare un discorso di congedo, ci aspetteremmo dei saluti, delle promesse e degli auspici di rivedersi. Al contrario Paolo dice che non si rivedranno più dichiara la sua innocenza rispetto alla loro vita. Per Paolo annunciare il vangelo è l’unico vero debito che un cristiano ha verso un altro uomo. Annunciare il messaggio della vita, che sconvolge la vita per cambiarla e trasformarla in vera vita è tutto ciò che lui ha da dire e da dare. Quanto qualcuno perde un familiare dopo una malattia, è tipico dell’elaborazione del lutto, provare dei sensi di colpa, derivanti dal pensare a tutto ciò che non si è fatto per quella persona. Paolo, che sta per perdere questi cari collaboratori, non ha questo problema perché sa di aver annunciato. Il nostro dramma post-moderno sta nel fatto che spesso ci contentiamo del rispetto di tutto e di tutto, ma non ci sta più a cuore il destino ultimo dei nostri simili. Dichiararsi “puro del sangue di tutti” significa presupporre che se non avesse annunciato quel vangelo sarebbe colpevole verso di loro. Perché aveva in mano le chiavi della vita e non aveva aperto loro la porta.
Dobbiamo domandarci in che misura viviamo con questa consapevolezza: parlare o non parlare di Dio, annunciare o non annunciare la vita eterna, dire o non dire che la vita senza Dio è morta, non sono opzioni per condire una conversazione. Proviamo questo senso di colpevolezza o di innocenza verso chi ci sta intorno?
  1. La responsabilità degli anziani
Paolo pone addosso a questi anziani delle responsabilità non indifferenti: devono badare a se stessi e al gregge, pascere, vegliare e ammonire, consapevoli che saranno osteggiati da nemici nel loro lavoro. Per quanto la chiesa sia una famiglia in cui tutti sono assolutamente uguali ed abbiamo lo stesso valore, ci sono ruoli diversi e lo Spirito Santo costituisce alcuni come “vescovi” ed altri no, pur dando a tutti un qualche dono per l’utile comune. Questi hanno il difficile ruolo di guidare, con diverse incombenze: primo devono saper guidare se stessi, altrimenti non possono guidare gli altri. Poi devono badare, proprio come le badanti si occupano delle persone anziane giorno per giorno; poi devono sorvegliare, come i guardiani che stanno in allerta contro eventuali pericoli. Riprendendo il termine di bidello, mi viene in mente che nelle scuole i bidelli sorvegliano affinché non entri la droga, compito che nessun altro può svolgere, essendo i docenti chiusi in classi ed il resto del personale nella propria stanza.  Perché nel mondo, e quindi nelle chiese, circolano idee che sono potenzialmente distruttive, mortifere. A vedere come si è ridotta la chiesa occidentale, c’è da pensare che gli eredi di questi anziani non siano stati molto attenti, ma questo non sminuisce il compito. Se il consumismo si insinua nella chiesa, i vescovi lo devono dire; se il liberalismo si insinua nella chiesa, i vescovi lo devono dire; se il settarismo si insinua nella chiesa, ugualmente gli anziani devono vegliare. Perché sono alla pari dottrine perverse che rovinano il popolo di Dio.
            Oggi siamo in una chiesa e non mi rivolgo ad un gruppo di vescovi. Messo in chiaro che questo è il ruolo delle guide, anche chi è guidato fa bene a porsi qualche domanda: intanto è importante chiedersi se le guide (anziani, vescovi, pastori, chiamiamoli come vogliamo), facciano effettivamente quello che Paolo ha prescritto. Guidano o comandano? Curano o si esibiscono? Pascono o recitano? In secondo luogo, chi è guidato si può chiedere in che misura facilita il ruolo di chi guida. In che misura lo riconosce realmente come pastore. Io faccio da amministratore nel mio condominio e mi rendo conto di quando sia scomodo e difficile dover riprendere i condomini se violano il regolamento o fanno qualcosa di sbagliato. Sarebbe bello che nelle chiese fosse più facile, ma l’esperienza mi insegna che no è così. Quindi l’unica speranza è quella che anche Paolo esprime: “Vi affido a Dio e alla parola della sua grazia”!
3. Di peso a nessuno
L’ultimo punto che Paolo sottolinea è che si è automantenuto. Quindi esorta le guide a non essere di peso a nessuno. Paolo in altri passi, come II Corinzi, rivendica che le guide debbano anche essere mantenute, laddove è possibile, ma non lo erige a norma. Se questo appesantisce la chiesa, allora devono lavorare, proprio come lui lavorava costruendo tende con Aquila e Priscilla. L’importante è curare e non pesare. Ora nel vedere nel corso della storia come la posizione di guida in diversi tipi di chiese è stata strumentalizzata per arricchirsi depredando i poveri c’è da rabbrividire, anche perché è difficile salvare qualcuno: andiamo dalla straricchezza delle chiese cattoliche, che continuano a rubare al popolo e allo stato, con 8 per 1000, sgravi fiscali e trucchi vari, ai telepredicatori americani, del nord e del sud, spesso presunti evangelici che con strategie di marketing e pressioni psicologiche svuotano le tasche di chi già sta male. C’è un principio chiaro che Paolo pone: un vescovo non si arricchisce, perché mette il dare al primo posto, e fa del dare la sua gioia.
Da questo mettere il dare al primo posto, emerge che le guide devono porre come priorità nell’agenda della chiesa l’attenzione ai deboli: in agenda ci devono essere azioni per chi sta male, economicamente, fisicamente, psicologiamente, emotivamente. La chiesa, con il suo messaggio sconvolgente di denuncia, ravvedimento, risurrezione, e infine libertà può rispondere a queste categorie. Non perché è ricca e quindi dispensa beni economici, ma al contrario, perché fa del dare un principio di vita, insegnando a come vivere anche nel disagio. Concludiamo ancora con una domanda: cosa facciamo per i deboli?
Il Pianto finale che prende tutti gli anziani, conferma l’amore con cui è vissuto il pastorato  di Paolo e la forza di parole che non poggiano sull’efficacia retorica, ma sull’esempio vivente di chi le predica.

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