mercoledì 16 maggio 2012


Atti 5:34-42 Chiesa Evangelica Libera di Lucca

34 Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, 35 disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. 36 Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. 37 Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. 38 Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; 39 ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!».
40 Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. 41 Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. 42 E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.


Finora Luca ci ha descritto un gruppo di persone che incontrano due reazioni piuttosto nette: alcuni che disapprovano il Cristianesimo nascente, ed altri che invece lo accettano e che entrano a far parte della chiesa. Alla pentecoste ci sono gli schernitori ed i convertiti; il popolo, pur non unendosi alla chiesa apprezza gli apostoli e il loro lavoro di aiuto e guarigione. Questo passo invece ci presenta un atteggiamento nuovo, da parte di un personaggio potente ma ben visto. Gamaliele presenta un atteggiamento neutro: non si schiera apertamente a favore degli apostoli, ma invita i suoi colleghi alla prudenza. Si sta parlano di un personaggio importante della Gerusalemme del tempo, che faceva parte di un potente organo religioso, il sinedrio. Ci viene presentato come una persona stimata, ed era discendente di una linea moderata del farisaismo di quell’epoca, che faceva capo al rabbino Hillel. Non è quindi strano che un fariseo intervenga per spezzare una lancia in favore dei discepoli. Ma se non è strano è interessante per diversi motivi.

1. Gamaliele ha torto.
Gamaliele consiglia al sinedrio di lasciare liberi i discepoli, perché se la loro via è umana si fermerà, se invece è da Dio andrà a avanti. Cita un paio di esempi di piccoli agitatori di folle che sono stati sbarazzati dai romani e i cui seguaci si sono dispersi, Teuda e Giuda, e postula il principio secondo cui le cose umane si squalificano da sole, mentre quelle che hanno origine in Dio sono inarrestabili. Viene subito da chiedersi quanta verità ci sia in questa affermazione. Da un certo punto di vista è probabilmente un discorso utile per fermare il sinedrio, ma non è fatto detto che sia un criterio valido per giudicare della vera origine divina o umana di un movimento, o di una corrente di pensiero. Basta pensare a quante sette perverse hanno grande successo e non vengono affatto facilmente sbaragliate! Immaginiamoci di dire una frase simile nella Germania del 1933.... È vero che il nazismo è stato sbaragliato, ma non è stato certo un processo facile ed immediato; inoltre alcuni strascichi di quell’ideologia permangono ancora in movimenti fanatici di estrema destra. Ma pensando al mondo della chiesa, non si può certo dire che le chiese, storicamente intese, abbiano sempre dato prova di predicare e di “razzolare” come chiese di Dio: quante volte le grandi confessioni si sono macchiate dei peggiori peccati proprio nel momento in cui diventavano chiese di stato... non le ha fermate nessuno, eppure sarebbe veramente difficile credere che le crociate, le guerre di religione, l’inquisizione e quant’altro, vengano da Dio... Lo stesso si può dire delle tante religioni che troviamo al mondo: non è questa la sede per dibattere sulla diversità religiosa e le sue motivazioni, ma è certo che tale diversità esiste e che è difficile pensare che tutta venga da Dio, visto che spesso molte verità affermate nelle diverse religioni sono diverse tra di loro...
Del resto anche il contrario non sembra così evidente: è sempre Dio che ferma coloro che vengono sbaragliati? Pensiamo a quanti missionari hanno predicato per anni in terre completamente sorde al richiamo del vangelo, a quanto “insuccesso” precede spesso grandi risvegli religiosi, e a quanta fatica segue il risultato della predicazione evangelica....
Possiamo dire che in un certo senso il principio di Gamaliele non è un valido criterio per classificare quello che viene da Dio, se lo osserviamo dal punto di vista dei risultati osservabili. Questo ci deve servire come incoraggiamento a non rinunciare ai progetti che intraprendiamo sulla base dei loro immediati risultati. C’è senz’altro un buon senso che può portare a scartare metodologie evangelistiche e comunicative inadeguate, modelli organizzativi non funzionali ed idee infruttuose. Ma certi capisaldi della fede sussistono anche laddove incontrino la disapprovazione e l’impopolarità ed è proprio per l’ostinazione di alcuni missionari che ora il vangelo è diffuso nel mondo.

2. Gamaliele ha ragione.
Potremmo però considerare il principio enunciato da Gamaliele da un punto di vista completamente diverso e considerarlo come un epigone dell’idea secondo cui la persecuzione in materia di fede è sempre sbagliata. La sua frase: " Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare” mi colpisce, perché è un primo tentativo, in un momento in cui la libertà di espressione e di coscienza sono piuttosto limitate, di lasciare spazio alla possibilità di esprimersi. Perché perseguitare degli uomini per la loro fede? Non sarà certo la violenza che li fermerà, e in questo senso è sensato dire che se la loro dottrina viene da Dio, non saranno certo gli uomini a fermarla. Si tratta, inoltre, di un sano tentativo di mettere fine alla violenza, visto che la violenza suprema, l’uccisione del maestro di questa setta, è già stata compiuta.
Il Signore, nel suo progetto per fare avanzare il regno di Dio, si serve anche di persone che non sono ancora parte del suo popolo. Qui un importante leader religioso, in base al buon senso enuncia un principio, che si presta a più interpretazioni, che ha senza dubbio alcuni limiti, ma che convince chi ascolta, aprendo la strada alla predicazione del vangelo. È un incoraggiamento vedere che le idee che Dio vuole portare avanti, indipendentemente dagli uomini, riescano ad affermarsi. Ciò non significa che ogni idea che avanza nella società venga da Dio, ma che ciò che Dio vuole per il mondo non si arresterà. È vero per delle conquiste umane universalmente condivise, come l’idea che la schiavitù sia sbagliata o che non esistano differenze tra razze. Sono principi già postulati dal cristianesimo, ma che hanno faticato ad affermarsi nell’immaginario di tanti stati. Eppure la testimonianza dei discepoli ha cominciato a scavare come una goccia che scava nella roccia, ed ha cominciato a conquistare personaggi importanti, come Gamaliele, che hanno permesso ad idee sane di penetrare nella mentalità, favorendo il cammino del vangelo.
Dobbiamo avere la ferma fiducia che nel nostro mandato di annuncio del vangelo il Signore ci accompagna, utilizzando per la sua volontà le persone che ritiene opportune per l’avanzamento del suo regno, indipendentemente dalla loro stessa volontà.

3. Essere lieti per essere oltraggiati nel nome di Gesù

Mi colpisce un’ultima cosa: la gioia nell’essere oltraggiati nel nome di Gesù. Proprio quella sofferenza che ogni uomo naturalmente fugge e tenta di allontanare, per questi apostoli diventa un motivo di orgoglio. Attenzione che sono stati flagellati, quindi non semplicemente osteggiati, come può capitare a noi. La loro reazione non è l’indignazione ed il desiderio di rivendicare leggi che impongano il rispetto dei diritti umani; non perché queste non siano giuste ed auspicabili, ma perché probabilmente erano talmente lontane dai loro pensieri che non ci pensavano neppure. Per il momento si accontentavano  di essere liberi per proclamare nonostante i divieti quel messaggio che avrebbe cambiato i cuori di tante persone e che, a forza di dilagare, sarebbe penetrato nella società trasformando l’immaginario per poi far passare, dopo la salvezza e la vita eterna, anche la necessità del rispetto dei diritti umani. I colpi di flagello erano un orgoglio.
Noi oggi ci dobbiamo semplicemente rendere conto di questo: non c’è crescita di una chiesa senza sacrificio. Non c’è salvezza per l’umanità senza che un piccolo gruppo di persone che pensano di aver un messaggio rivoluzionario siano disposte a fare di tutto per diffonderlo. Dobbiamo smetterla di praticare una fede comoda, che non comporta alcuna rinuncia e che va di pari passo con una tranquilla vita piccolo borghese. Se non siamo disposti a soffrire un po’ di più per la fede in Cristo, difficilmente sperimenteremo quella fierezza nel soffrire e quella crescita abbondante che vede il regno di Dio crescere sulla terra. Rick Warren ha scritto un bel libro sulla crescita della chiesa, con una serie di principi che personalmente condivido, che sembrano un po’ vicini al marketing. Ma non si pensi che nel libro di Warren non si parli di sacrificio! Si parla di motivazione, a cui segue un sacrificio. È sbagliato partire dal sacrificio se manca la motivazione. Ma se siamo veramente convinti del messaggio non c’è bisogno che qualcuno ci dica che dobbiamo soffrire per quel messaggio: ci verrà spontaneo, come era spontaneo agli apostoli essere orgogliosi di essere oltraggiati nel nome di Gesù.
Siamo pronti a questo? AMEN

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