mercoledì 16 maggio 2012


Atti 3:1-26 Chiesa Evangelica Libera di Lucca
E il popolo?

1 Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. 2 Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta «Bella» a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio. 3 Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. 4 Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda verso di noi». 5 Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. 6 Ma Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!». 7 E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono 8 e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 9 Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio 10 e riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto.
11 Mentr'egli si teneva accanto a Pietro e Giovanni, tutto il popolo fuor di sé per lo stupore accorse verso di loro al portico detto di Salomone. 12 Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest'uomo? 13 Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; 14 voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino 15 e avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni. 16 Proprio per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.
17 Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi; 18 Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto. 19 Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati 20 e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. 21 Egli dev'esser accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti. 22 Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. 23 E chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo24 Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito, annunziarono questi giorni.
25 Voi siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo:Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra26 Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità».

Vorrei cominciare questo messaggio con un’affermazione piuttosto presuntuosa: quello che si fa nelle chiese, quello che si dice, quello che si pensa e ciò per cui si prega ha un’importanza fondamentale per un’entità un po’ indefinita che è stata sempre oggetto dei pensieri di tanti filosofi, di tutti i governanti e ovviamente di tutti i politici: il popolo! Entità indefinibile, che nel Nuovo Testamento indica in genere il popolo di Israele, e più specificamente le persone più normali e più semplici di questo gruppo etnico. I comunisti italiani chiamavano i circoli in cui si riunivano: “la casa del popolo”, chi cerca il favore facile del popolo è un populista, mentre un partito che piace al popolo è popolare... Tutti cercano il popolo, e Luca nel libro degli Atti, ci mostra come ancor prima che di tutti i potenti di questo mondo, il popolo goda del favore di Dio.
            I capitoli precedenti ci hanno raccontato di come è nata la chiesa cristiana, e di alcuni fatti sia miracolosi sia del tutto ordinari che caratterizzavano la vita dei primi credenti. Possiamo quindi dire che la chiesa sia stata la protagonista; in questo passo sembrerebbe che il protagonista sia lo storpio guarito, il miracolato, e ci sarebbero sicuramente ragioni per sostenerlo. Ma credo si possa anche vedere il tutto da un altro punto di vista: in questo capitolo e all’inizio del successivo è come se Luca decidesse di spostare i riflettori non più sulla chiesa ma sul popolo. Lo storpio è sicuramente protagonista dell’episodio, ma in quanto membro del popolo. In altre parole credo si possa leggere nell’insieme di questo capitolo, per il modo in cui Luca ci racconta i fatti, un primo appello rivolto direttamente al popolo: la chiesa è nata, funziona in un certo modo, vive di miracoli e di vita comune. Ma voi popolo che ne dite? E invece di una domanda potremmo inquadrare il tutto sotto l’affermazione: popolo, sappi che quanto succede non ti è estraneo! Ti riguarda!

1. Oro argento o Cristo?
Ci viene presentato quello che definiremo oggi un poveraccio. Più sfortunato di altri in un periodo che per gli storpi era di per sé più sfortunato del nostro (altro che barriere architettoniche e sedie a rotelle...) era comunque oggetto del favore del popolo: non aveva certo pensioni di invalidità, né precedenza per le categorie protette, ma almeno qualcuno lo portava alla porta del tempio, permettendogli di chiedere l’elemosina. Così chiede l’elemosina anche a Pietro e Giovanni, situazione che ci capita di incontrare spesso anche oggi, seppure con condizioni ben diverse – non manca l’assistenza nei confronti degli invalidi. C’è un importante scambio di sguardi tra di loro, Pietro lo fissa e gli chiede reciprocamente di guardarlo, e non avendo soldi da dargli gli dà qualcosa di molto più grande: nel nome di Cristo Gesù lo guarisce! C’è poi un contatto e dalla condizione di immobilità passiva per cui doveva essere trasportato, questo poveraccio comincia a camminare, a saltare a lodare. E da poveraccio che era diventa un entusiasta, e ci possiamo immaginare facilmente la sua condizione.
Non dare soldi, ma Gesù. Quello che Pietro fa ci suggerisce un fatto molto importante. Dare soldi serve a poco, mentre guarire una persona con la potenza di Gesù vale molto di più e cambia realmente la condizione di una vita. È un principio di cui dovremo tenere conto ogni volta che ci viene tesa una mano, soprattutto oggi che raramente le persone hanno realmente bisogno di denaro (personalmente, almeno in Italia per strada non do mai una lira, preferisco aiutare altrimenti e me ne prendo le responsabilità). Pietro cogliendo una situazione di reale necessità non risolve la questione con una veloce monetina. Si ferma ed è disposto a passare del tempo con questa persona, guarendolo miracolosamente. Se è vero che spesso chi chiede non ha bisogno di soldi, e quindi è anche giusto non darne, è comunque vero che chi chiede ha bisogno di qualcosa, e manifesta un disagio, quindi è importante dare Gesù a chi chiede. Ed annunciare Gesù significa dire alla persona che il bisogno che ha può trovare una risposta non nelle briciole dei soldi, ma nell’incontro con un Dio che sana i mali alla radice.
Ma noi abbiamo soldi! Non ci si può però fermare qui. Perché nel caso di molte malattia, io personalmente non sono mai riuscito a fare quel che ha fatto Pietro. Non mi è mai capitato di guarire una malattia inguaribile con una proclamazione di autorità simile a quella fatta da Pietro. E dubito che a molti di voi sia capitato (senza per questo escludere che esistano persone a cui Dio ha dato ancora oggi di operare miracoli). Mi viene anche in mente che oltre a non avere quel dono che Pietro aveva – e che altri hanno – in qualche modo ho dei mezzi finanziari, quelli che Pietro chiamava oro ed argento. Pietro era un poveraccio, un pescatore galileo senza una lira. Io non sono certo un ricco, ma vivo in un mondo industrializzato, in un paese che è ritenuto il sesto paese al mondo per ricchezza, e quindi senza essere ricco posso dire di stare meglio di tanti altri. È allora possibile, che se non so fare miracoli, io sia chiamato, dopo aver annunciato il nome di Gesù ed una salvezza che supera quella del corpo, a intervenire finanziariamente in progetti che costriuiscono sedie a rotelle, che curano malattie, e che insomma vanno incontro ai tanti poveracci.
Ma il popolo deve vedere la gloria di Dio. Ma è importante che in tutto ciò, non ci si fermi alla guarigione fisica di un corpo. Che sia attraverso miracoli, o che sia attraverso i soldi dati ad una missione, il risultato finale deve essere quello che vediamo nel v. 11. Il popolo stupito accorre perché vede un cambiamento in una persona che conosceva. Ho la sensazione che troppo spesso ci contentiamo di non donare perché temiamo che non ci sia del vero bisogno senza cercare di portare il nome di Gesù al popolo che ne ha bisogno, e che ugualmente ci accontentiamo di dare dei soldi, senza curarci che la gloria di Dio sia poi riflessa. Questo passo di oggi deve essere uno stimolo per il nostro modo di donare, di intervenire rispetto a chi chiede.

2. Il popolo ignorante.
Vi ricordate degli angeli che chiesero ai discepoli  cosa stavano a guardare in cielo, impalati? Ecco che Pietro rivolge la stessa domanda al popolo: non è per magia, o per quei poteri che i tanti taumaturgi del tempo dicevano di possedere, che lo storpio è guarito, ma per la potenza di Gesù. Ma immediatamente il problema medico si trasforma in problema teologico: colui che è alla base della guarigione, voi lo avete ucciso! Pietro torna al suo ritornello, a quel discorso senza peli sulla lingua che non si perita di accusare a chiare lettere il popolo che ha messo a morte Gesù.
Dall’individuale all’universale (popolo). Stiamo attenti a questo aspetto, che si ricollega alla centralità del popolo di cui abbiamo detto. Questa storia letta con i nostri occhi di lettori moderni, intrinsecamente individualisti nel senso di persone attente all’individuo, è sostanzialmente una storia di guarigione, e ci colpisce pensare che una persona che stava tanto male, ora stia tanto bene. Ma nella mente di Pietro l’aspetto del miglioramento delle condizioni di vita di questo poveraccio, che è certamente importante, è funzionale alla trasmissione di un concetto più grande: se Dio ha operato con potenza in quest’uomo è perché quest’uomo ha avuto l’umiltà di voler essere guarito nel nome di quel Gesù che è stato anche Cristo, cioè messia. Perché ha avuto fede! Il discorso da individuale diventa universale: quel Dio universale e potente non si ferma a quest’uomo, si rivolge a tutti voi, a tutto il popolo e chiede a tutto il popolo di avere fede.
Ignoranza. Se nei discorsi precedenti Pietro si era limitato alle accuse e all’annuncio di perdono, qui vediamo che introduce una nuova categoria: l’ignoranza. È vero che il popolo ha messo a morte il messia. Ma lo ha fatto per ignoranza. E lo stesso i capi del popolo (17). Questa ignoranza non esclude il pentimento. L’altro ieri ho visto un film in cui una ragazza messicana immigrata negli Usa grazie all’aiuto di una sua sorella che era lì da tempo, viene a sapere che questa sua sorella per avere i soldi per mantenere la sua famiglia si è dovuta prostituire. Si sente in colpa ed è disperata, e grida: “non lo sapevo!” Si fanno tante cose sbagliate di cui non si è consapevoli, e nei confronti di Dio vengono fatte migliaia di azioni di protesta, di ribellione, di fuga proprio perché non si sa bene chi è Dio e quanto sia invece rivolto e proteso verso di noi. Anche quel paralitico era ignorante: non sapeva quanto Dio avrebbe potuto fargli, e quando ha chiesto ha avuto. Certamente non vogliamo spiegare tutte le persone che rimangono senza risposta e senza guarigioni dicendo che per ignoranza non chiedono, ma può essere una via. Chi crede in Dio ha il compito di ridurre questa ignoranza riguardo a Dio che è diffusa nel mondo. Chi crede in Dio ha il compito di andare a Dio che la stessa ribellione che si ha contro Dio è frutto di una profonda ignoranza della sua profonda natura, perché chi scopre Dio nella sua totalità lo ama. Il popolo di oggi, di ogni nazione e lingua è chiamato, come il popolo di Israele in quei giorni, a ravvedersi e a convertirsi, per scoprire cosa c’è dietro quel male enorme che è l’ignoranza di Dio.

3. In prigione per Cristo.
La persecuzione aveva contraddistinto la vita di Gesù, e continua a contraddistinguere quella dei suoi seguaci che si ritrovano in prigione per aver guarito un paralitico, come Gesù era accusato per aver fatto miracoli nel giorno di sabato. Parlare della resurrezione dai morti, era contrario alla dottrina dei Sadducei, gruppo religioso giudaico vicino all’aristocrazia sacerdotale e potente nell’ambito del tempio. La fede vera è una vede che scandalizza, perché opera miracoli e annuncia cose miracolose: non è una raccolta di massime etiche, e di modelli di buona vita civile: annuncia la resurrezione, la vittoria della vita su questa vita destinata a finire, quindi la vittoria di Dio su Satana, l’avversario che invita alla morte. Pur di proclamare la vera vita Pietro e Giovanni sono disposti ad accettare una falsa morte, cioè quella per cui si finisce in prigione – prospettiva che non credo accetteremmo tutti facilmente. Ma nuovamente il popolo è protagonista: se al primo discorso di Pietro si convertirono 3000 persone, questa volta se ne aggiungono 5000! Da un singolo paralitico a 5000 persone, per la gloria di Dio. Se vogliamo vedere questi numeri dobbiamo essere forse pronti a farci perseguitare di più, magari anche solo ideologicamente o per la marginalità che l’affermazione dell’esistenza di cose non scientificamente dimostrabili implica. Forse non dobbiamo avere paura di non riuscire a guarire... Forse non dobbiamo avere paura di parlare in pubblico di Dio.. Forse dobbiamo tornare ad essere come la chiesa degli Atti!

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