mercoledì 16 maggio 2012


Atti 19: 21-41. Grande è la Diana degli Efesini!

21 Dopo questi avvenimenti. Paolo si mise nell' animo di andare a Gerusalemme passando per la Macedonia e per l' Acaia, e diceva: «Dopo essere stato lì, bisogna che io veda anche Roma».
22 Mandati allora in Macedonia due dei suoi collaboratori, cioè Timoteo ed Erasto, egli si trattenne ancora qualche tempo in Asia.

23 Or in quel tempo nacque un grande tumulto in merito alla Via,
24 perché un tale di nome Demetrio, orafo, che faceva dei templi di Diana in argento, procurava non poco guadagno agli artigiani.
Costui li radunò insieme ai lavoratori che avevano un'  vita affine, e disse: «Uomini, voi sapete che il nostro guadagno proviene da questa  vita
26 Or voi vedete e udite che questo Paolo ha persuaso e sviato un gran numero di gente non solo in Efeso, ma in quasi tutta l' Asia, dicendo che non sono dèi quelli costruiti da mano d' uomo.
27 Non solo c' è pericolo per noi che quest' arte particolare venga discreditata, ma che anche il tempio della grande dea Diana non conti più nulla, e che venga spogliata della sua grandezza colei che tutta l' Asia, anzi tutto il mondo, adora».
28 All' udire queste cose, essi si accesero di sdegno e gridaronodicendo: «Grande è la Diana degli Efesini».

29 E tutta la città fu ripiena di confusione; e, trascinando con forza Gaio e Aristarco, Macedoni, compagni di viaggio di Paolo, corsero tutti d' accordo al teatro.
30 Or Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i discepoli non glielo permisero.
31 Anche alcuni Asiarchi, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non presentarsi al teatro.
32 Intanto gli uni gridavano una cosa, gli altri un' altra, tanto che l' adunanza era confusa e i più non sapevano per quale ragione si fossero radunati.
33 Allora fu fatto uscire dalla folla Alessandro, spinto avanti dai Giudei. E Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva parlare in sua difesa al popolo.
34 Ma, quando si resero conto che egli era Giudeo, si misero tutti a gridare a una sola voce per quasi due ore: «Grande è la Diana degli Efesini».

35 Dopo aver calmato la folla, il cancelliere disse: «Efesini, chi è mai quell' uomo che non sappia che la città degli Efesini è la custode del tempio della grande dea Diana e della sua immagine caduta da Giove?
36 Poiché dunque queste cose sono incontestabili, voi dovete restare calmi e non fare nulla di sconsiderato.
37 Infatti  avete condotto qui questi uomini, che non sono né sacrileghi né bestemmiatori della vostra dea.
38 Se dunque Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno qualcosa contro qualcuno, i tribunali sono aperti e vi sono i proconsoli; presenti ognuno le sue accuse.
39 Se poi avete qualche altra richiesta da fare, ciò si risolverà nell' ordinaria assemblea.
40 Noi Infatti  corriamo il rischio di essere accusati di sedizione per l' accaduto di oggi, non essendovi ragione alcuna con cui giustificare questo assembramento».
41 E, dette queste cose, sciolse l' adunanza.
Questa volta il libro degli Atti ci mette davanti ad una storia singolare: in genere vediamo che Paolo e gli apostoli annunciano in vangelo a qualcuno che lo accetta, oppure che lo rifiuta. Oggi invece vediamo una storia in cui di vangelo non si parla proprio, se non di riflesso. Si parla di un tumulto creato da entusiasti della dea Diana, nell’ambito del quale i credenti stanno zitti. Ma anche da questo tumulto impariamo qualcosa, perché qualcosa ci viene insegnato sul sentimento religioso di molti uomini, simile a quello degli Efesini.  
1. Il nostro guadagno proviene da questo lavoro.
La storia di Demetrio e degli artigiani è paradigmatica di moltissime azioni umane: agiscono per interesse, e lo dicono sin dall’inizio. La predicazione cristiana fa loro paura, non tanto perché mette in crisi il loro sistema di valori, o perché li costringe a pentirsi della loro vita. Hanno paura per le loro tasche! Potremmo lasciare l’ambito della predicazione del vangelo e spostarci su altri ambiti, come quello ecologico: molte scelte ecologiche non vengono fatte, benché a lungo termine vantaggiose, perché contrastano l’interesse economico immediato. Esempio banale: se decidessimo di usare la bicicletta laddove è possibile invece dell’auto avremmo una serie di vantaggi che non finisce più: meno traffico, meno inquinamento, meno incidenti, meno morti, meno tragedie; quindi più salute, meno spese, meno malattie, meno tristezza, ed è meglio fermarsi perché non si finirebbe più. Eppure non lo si fa perché un mondo intero preme, un po’ sulla nostra connaturata pigrizia, ed un po’ sull’interesse di chi vende macchine e carburante. Si può dire lo stesso delle statuette di Diana? Sì! Demetrio non è l’esponente di una qualche religione che in modo rigoroso e appassionato espone i fondamenti di un sistema di pensiero: è un parassita della religione stessa, che dal sentimento religioso delle persone trae guadagno. E quel guadagno immediato, monetario, materiale lo attira molto di più di una prospettiva molto più ampia e profonda: forse più povera materialmente ma fatta delle ricchezze spirituali della Via. Eppure lui quella via non la vuole prendere in considerazione. Non vuole scoprire le meraviglie della Via di Gesù, che mette il cuore dell’uomo in contatto diretto con il padre portando libertà, preferisce l’immediato guadagno, vendendo statuette di una dea di cui in fondo gli importa solo nella misura in cui lo fa guadagnare. Chiediamoci oggi cosa inseguiamo. Obbiettivi minimi, immediati, che ci consentano di stare un po’ bene qui ed ora, o cammini più impegnativi che preparano la via dell’eternità? In altre parole, con Demetrio o con Paolo ed i suoi, quindi con Gesù?
2. Basati sul niente.
Le religioni non sono tutte uguali. Esistono importanti sistemi religiosi e filosofici che meritano rispetto e confronto. Pur convinti di un’unica verità ed un’unica via (Gesù disse: “Io sono la via, la verità e la vita, Giovanni 14,6), sarebbe sbagliato sbarazzarsi di tutte le altre forme di pensiero religioso reputandole stupide. Ma il credo esposto da Demetrio ed Efesini è veramente debole, e non trova alcun argomento se non quelli della  violenza verbale e quasi fisica. La folla stessa che si raccoglie in teatro non fa che urlare la grandezza della Dea, ma finisce per non sapere neppure più perché si trova lì, e gli unici argomenti di Demetrio sono quelli del guadagno e della difesa dell’arte. Stiamo parlando di gente che fabbrica oggetti simili alle torri di Pisa che troviamo nelle bancarelle di Piazza dei miracoli, quindi l’apoteosi del Kitch e non arte. L’accusa stessa che Demetrio rivolge contro Paolo è ridicola: li accusa di dire che gli dei non sono fatti dagli uomini. Ma chi mai lo sosteneva? Per definizione una qualsiasi divinità non può essere il prodotto delle mani di un uomo altrimenti perde la sua trascendenza e non è più tale.
Nell’osservare la pochezza dei ragionamenti di Demetrio, che come ripeto non sono reali discorsi di confronto tra due religioni, mi rendo conto di quante idee assolutamente ridicole rendano facilmente preda gli uomini della nostra società. C’è chi crede nei maghi, chi nelle streghe, chi nei folletti, chi nelle carte o nelle magie; ci sono religioni basate sugli extra-terrestri, altre sulle rivelazioni di un qualche psicopatico, e stravaganze simili. Quest’estate in Togo, io e mia moglie siamo rimasti colpiti per come più aumenta la povertà più aumenta il numero di chi sfrutta il sentimento religioso delle persone con idee ridicole e redditizie in termini economici: era pieno di strane sette di ogni tipo che promettevano soldi, salute e prosperità.
L’uomo è un animale estremamente complesso ed estremamente semplice. A volte sa concepire pensieri profondi ed elaborare sistemi religiosi e filosofici affascinanti; altre volte inventa delle cretinate, che hanno comunque un grande successo. Ci chiediamo perché a volte la semplice fede cristiana sia così difficile da accettare, ed una delle risposte che mi do è che quel che propone in fondo è semplice. Semplice ma paradossalmente profondo. Pensare che Dio si sia fatto uomo è al contempo molto semplice e molto complicato, ma non può certo essere equiparato all’idea che delle statuette abbiano una qualche virtù. Forse Dio nella sua non rappresentabilità ha voluto spingerci a cercare in profondità, senza accontentarci di idee farlocche e bizzarre, come quella che gli uomini possano produrre gli dei con le loro stesse mani. Forse proprio l’invisibilità è il più bello dei caratteri di Dio, perché invisibilità è anche infinità ed illimitatezza che impedisce che Dio sia racchiuso nella pochezza di una statuetta. ma allora cosa dobbiamo fare? Dire delle stupidaggini su Dio in modo da attrarre facilmente la gente credulona? Spararle più grosse di altri per avere successo? Direi proprio di no. Dobbiamo studiare a fondo il vangelo in tutte le sue più profonde articolazioni che non contrastano con la sua semplicità, e proporre un messaggio chiaro di verità: Dio si è fatto uomo, ed ha dato suo figlio per amore degli uomini. Per la nostra vita eterna e libertà. Al contempo, dobbiamo evitare di imprigionare il vangelo in schemi preconcetti, nelle nostre idee distorte, nelle nostre proiezioni, che potrebbero diventare piccole statuette di Diana, colorate di cristianesimo.
3.  Esarchi e cancellieri. A volte Dio agisce attraverso persone che non lo conoscono neppure per il bene del suo regno. E queste persone mostrano un acume anche maggiore dei credenti stessi: gli esarchi amici di Paolo gli impediscono di parlare, ed è un bene per lui. Lo stesso fa il cancelliere che sa mediare e sottrae Alessandro da un probabile linciaggio. Dicevo all’inizio che questo passo è uno dei pochi in cui vediamo una riunione di più persone in un teatro, ma in cui non viene predicato alcun vangelo. Non è lo scenario della sinagoga in cui Paolo espone e poi viene contrastato, né quello dell’areopago in cui parla e ognuno prende la sua posizione. Qui viene chiamato in causa, ma non può parlare. Vorrebbe farlo, ma qualcuno più saggio di lui glielo impedisce, e forse è provvidenziale che sia così. A volte come credenti bisogna anche imparare il silenzio ed in un tumulto dove tutti urlano senza neppure sapere perché è meglio stare zitti che intervenire per gettare benzina sul fuoco. La parola della fede non vive di duelli. E’ sempre ferma, ma sempre amorevole e pacifica, anche quando taglia. Molti cristiani potrebbero aver avuto la tentazione di gridare più forte degli Efesini, con un: “grande è il Cristo dei cristiani” ma grazie a Dio non lo hanno fatto. E vediamo riaffermarsi quel embrionale principio di laicità che abbiamo visto anche in altri passi: le autorità romane cominciano a capire che, se non si pongono problemi di ordine pubblico, tutti devono essere liberi di esprimersi, compresi i cristiani. Ma è proprio bello vedere che questo viene da fuori; probabilmente questi esarchi amici di Paolo sono stati conquistati dalla pace e dalla condotta esemplare dei credenti. Il frutto della testimonianza è anche questo: la possibilità di predicare il regno nella pace.

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