mercoledì 16 maggio 2012


Atti 8: 1- 25 Chiesa Evangelica Libera di Lucca
Credere oltre i confini 

1 Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria. 2 Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. 3 Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.
4 Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.
5 Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. 6 E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. 7 Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. 8 E vi fu grande gioia in quella città.
9 V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran personaggio. 10 A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: «Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande». 11 Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. 12 Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. 13 Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.
14 Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
15 Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; 16 non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. 17 Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
18 Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro 19 dicendo: «Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo». 20 Ma Pietro gli rispose: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. 21 Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. 22 Pentiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero. 23 Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità». 24 Rispose Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto». 25 Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samaria.


L’autore del libro degli Atti, che identifichiamo con lo stesso Luca che ha scritto il vangelo, ha grandi capacità di narratore: sta preparando la presentazione di un grande personaggio, Saulo di Tarso che cambierà il nome in Paolo, e che sarà uno dei “grandi” della chiesa primitiva (contrariamente a quello che dice il suo nome che significa “piccolo”). Saulo ha assistito al massacro di Stefano, ed ora perseguita la chiesa, cercando di osteggiare quel progetto di cui più tardi, egli stesso sarà uno dei massimi operatori. Ma prima di raccontarci di Saulo e della sua conversione, Luca ci racconta due importanti episodi che riguardano un altro grande personaggio della chiesa: l’evangelista Filippo, anche egli facente parte del gruppo dei diaconi. Ci racconta due episodi in cui vediamo Filippo uscire dai confini di Gerusalemme. Ricordiamo infatti che all’inizio del libro degli Atti Gesù aveva detto agli apostoli essere testimoni in Gerusalemme, in Giudea, in Samaria e fino alle estremità della terra. Nel passo che leggiamo oggi, per la prima volta qualcuno si estende a predicare oltre i confini della Giudea, andando in Samaria. Si tratta di un fatto importante che, se non conosciamo il contesto del Nuovo Testamento, rischia di passare inosservato.

1. Oltre Samaria

Al versetto 2 leggiamo che la chiesa di Gerusalemme, a causa delle persecuzioni di Saulo, è dispersa in Giudea ed in Samaria, e restano a Gerusalemme solo gli apostoli. È un fatto importante per due motivi: in primo luogo perché vediamo uno dei tanti aspetti della grandezza di Dio: Saulo pensa di recare un danno alla chiesa, mentre gli sta rendendo un servizio. Perseguitando la chiesa realizza, a sua insaputa, il piano di Dio che prevede l’espansione della chiesa da Gerusalemme verso l’esterno, e la Samaria è la regione adiacente alla Giudea. In secondo luogo perché il fatto stesso di andare in Samaria rappresenta per i giudei un passo importante che rompe uno dei tanti muri spirituali ed ideologici creatisi nel tempo. Il problema della Samaria sta a cuore a Luca in modo particolare, ed è infatti l’unico evangelista a riportare la parabola detta del Buon Samaritano (Luca 10). Per ragioni storiche vecchie di più di sette secoli, non corre buon sangue tra giudei e samaritani. Samaria era il territorio del Regno del Nord, di Israele, separatosi da quello di Giuda dopo la morte di Salomone, in seguito a Geroboamo. I suoi abitanti, in seguito a contatti con altre popolazioni, avevano modificato alcuni elementi della religione giudaica, facendo riferimento, ad esempio, solo ai primi cinque libri dell’Antico Testamento (la Torah), e non al resto. Avevano anche edificato un tempio alternativo sul monte Garizim, in conflitto con quello di Gerusalemme. Diversi episodi dei vangeli (pensiamo alla donna samaritana in Giovanni 4) testimoniano dell’avversità tra questi due popoli. Ma il vangelo del regno di Dio va oltre i limiti e le barriere creati dagli uomini. Davanti a Dio non esistono più samaritani, giudei, pagani, ma uomini che possono essere trasformati dalla potenza dello Spirito. Il semplice inizio di questo capitolo deve farci riflettere sulle barriere confessionali che spesso rendono ostili coloro che si richiamano ad una stessa fede, come il cristianesimo, ma con confessioni diverse. Noi evangelici disapproviamo molti elementi del cattolicesimo. Non siamo d’accordo con molte interpretazioni dei Testimoni di Geova, e talvolta anche all’interno dello stesso mondo evangelico ci sono dissidi e diversità di vedute. E’ buono e giusto che ci siano queste differenze di vedute, e con grande libertà posso enumerare tutto quello che non condivido del sistema cattolico, ad esempio. Ma se mai dovessi avere dei preconcetti su una persona, in quanto cattolica, o non considerarla mio prossimo, in quanto Testimone di Geova, commetterei un peccato gravissimo. E commetterei un peccato anche se dicessi che siccome hanno già le loro idee, allora non gli annuncio niente. Il Signore ha operato un miracolo: ha trasformato la persecuzione di Saulo in apertura del Regno a categorie di persone che i giudei guardavano con diffidenza. Il vangelo del regno accomuna tutti sotto la stessa condizione umana di esseri fragili, soggetti a malattie, e peccatori, che hanno bisogno del ravvedimento e della gioia del regno. È un principio che vale anche oggi per noi, che dobbiamo guardarci da qualsiasi barriera umana, consapevoli che il vangelo la oltrepassa. L’annuncio è per tutti!
2. Oltre i miracoli
Osserviamo Filippo all’opera: predica il Cristo e fa miracoli. Vale a dire che annuncia un rapporto personale ed importante con quel Gesù Risorto che è stato riconosciuto come Messia (Cristo), e cambia le condizioni fisiche delle persone malate e sofferenti. Ne risulta una gran gioia. Non è però l’unica persona in grado di stupire i samaritani, perché un certo Simone, che fa il mago, ha convinto ugualmente molte persone. Il messaggio del vangelo risulta però più convincente e più totale, e lo stesso Simone si piega davanti a questo. Mi sembra interessante sottolineare questo: finché si resta sul piano dello stupore, della guarigione, dell’opera potente che stupisce il vangelo incontra molti concorrenti. Nel mondo occidentale una buona dose di scientismo e di razionalismo ci hanno insegnato a diffidare di segni apparentemente inspiegabili a cui spesso si trova poi una spiegazione razionale, e questo è stato un passo avanti per superare molta superstizione. Non mancano tuttavia persone che si rivolgono a maghi, ad oroscopi o a medicine alternative per risolvere i propri problemi, a riprova che molto irrazionalismo è pienamente rimasto anche nel nostro mondo. Sul piano della guarigione oggi come oggi il vangelo ha nella medicina uno dei suoi maggiori concorrenti, anche perché, a quanto pare, i miracoli non sono così comuni tra di noi. Ma in questo passo notiamo che, benché si dica che Simone era colpito dai segni operati da Filippo, non sembra che i due abbiano fatto una gara per vedere chi faceva i miracoli più impressionanti. I samaritani sono rimasti colpiti dal lieto messaggio di Dio in Cristo; Simone stesso è stato colpito da questo messaggio. Il vangelo infatti è un messaggio che in primo luogo cambia la vita spirituale. Il vangelo del regno di Dio è l’annuncio della possibilità di dare una risposta alle domande più profonde della vita: è la risposta al cosa c’è dopo la morte, al senso della vita sulla terra, all’origine di ogni uomo. Il vangelo ci viene a Dire che c’è un Dio di fronte al quale siamo peccatori, indipendentemente da quale popolo o etnia apparteniamo, indipendentemente dal fatto di essere malati o sani, ricchi o poveri; e ci viene a dire che questo Dio ci chiama a convertirci e ci perdona, promettendoci una vita nuova alimentata dal suo Spirito. Se Filippo avesse fatto solo miracoli non avrebbe portato un granché ai samaritani. Come oggi, la medicina ci può guarire un arto, un organo, un’infezione, ma non ci può dare la felicità, la risposta alle questioni importanti della vita. Ecco perché Simone rimane meravigliato, e perché dobbiamo annunciare un vangelo che lasci meravigliati per la forza del suo messaggio trasformante. La fede produce miracoli, ma essa stessa è e va oltre i miracoli.

3. Oltre i limiti umani
Se è tanto importante credere in questo messaggio, il passo che segue ci porta alcuni chiarimenti su ciò che significa credere. Luca mette a fuoco due modi diversi di credere che mancano in qualche modo di completezza. Il primo è più un rompicapo per teologi che un effettivo problema attuale. Ci potremmo chiedere come mai la predicazione di Filippo non sia stata in grado di conferire lo Spirito Santo e perché sia necessario che Pietro e Giovanni impongano le mani ai samaritani perché questo avvenga. Si tratta, per altro di un episodio quasi isolato – qualcosa di simile avverrà di nuovo alla fine del libro degli Atti – e non troviamo nel resto del nuovo testamento un insegnamento che leghi in modo imprescindibile il dare lo Spirito Santo all’imposizione delle mani. Quello che diversi commentatori hanno pensato è che in questo primo momento di grande diffusione e crescita della chiesa, durante il quale non esiste ancora un Nuovo Testamento, cioè una parola scritta a cui fare riferimento, la figura degli Apostoli è importante e strategica. Ecco perché davanti ad un fatto importante, come la schiusura del regno ai samaritani, siano presenti Giovanni e Pietro, i due apostoli più vicini a Gesù, che con un gesto simbolico confermano la conversione sincera di persone che si sono già battezzate. Più che un messaggio sul modo di convertirsi è un messaggio sull’importanza degli apostoli nella fase primitiva dello sviluppo del cristianesimo.
Fa pensare di più, invece, l’episodio che riguarda Simone. Sembra essersi convertito, ma il fatto che pensi che lo Spirito Santo sia un dono da comprare ci fa capire che ha capito poco, e che lui stesso non lo conosce. La paura del castigo che gli annunciano gli apostoli lo fa pentire, e le sue parole sembrano sincere, anche se potrebbero essere dettate semplicemente dalla paura. Non capiamo bene dal testo cosa ne sia di questo Simone se si sia realmente convertito o meno. Possiamo dedurre soltanto che i fenomeni straordinari legati alla fede, come i miracoli o altre cose, possono a volte ingannare persone che cercano solo lo stupore, il meraviglioso e lo straordinario. Un po’ come chi cerca solo di sfamarsi. Possiamo ancora dedurre che alle persone attratte dalle manifestazioni potenti attrae l’idea di ricevere da Dio un potere che li rende a loro volta potenti e quindi in grado di autoglorificarsi. In forme diverse è spaventoso osservare come attraverso la religione abbondino gli usurpatori. Evangelisti che si arricchiscono, intere chiese che diventano istituzioni di potere, o molto più semplicemente persone che pensano che tutto il cristianesimo si riduca alla loro personale testimonianza, all’ostentazione della fede che hanno. Forse il nocciolo del peccato di Simone è proprio questo: cercare lo Spirito per trarne vantaggio personale. Questo deve fare riflettere anche noi. Cosa cerchiamo quando predichiamo? Cosa cerchiamo quando sogniamo che la nostra chiesa cresca? Cosa ci affascina nel vedere le persone che si convertono? Il rischio di godere dell’idea di fare proseliti, o del trarre conforto dal sentirsi approvati, è grande, e non farebbe che coltivare il nostro orgoglio. Ma Filippo predica il regno di Dio, non uno spettacolo miracolistico, né un prodotto da vendere. Filippo predica il regno di Dio che gode della gioia di vedere delle persone trasformate che diventino veri adoratori di Dio. Impariamo da Filippo ad andare oltre i limiti umani del gioire per aver visto lo Spirito sparso come se fosse il prodotto di un’azione umana, e ricerchiamo la gloria di Dio.

Il versetto conclusivo ci fa sperare. Ci fa vedere come andando oltre i limiti geografici, etnici, psichici ed umani il vangelo progredisce. Insieme a Filippo auspichiamo che il vangelo venga annunciato in molti villaggi della Lucchesia! AMEN

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