giovedì 23 luglio 2015

Aggiungi un posto…ai piedi di Gesù!

Aggiungi un posto…ai piedi di Gesù!

LUCA 10:38-42
Mentre erano in cammino, Gesùentrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ospitò in casa sua.
39 Marta aveva una sorellachiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.
40 Ma Marta, tutta presa dallefaccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella miabbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
41 Ma il Signore le rispose:«Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola ènecessaria.
42 Maria ha scelto la parte buonache non le sarà tolta».

Il testo di oggi ci racconta lastoria di due sorelle, Marta e Maria, e di un ospite speciale: Gesù Cristo.Luca, l’autore del Vangelo, ci dice che Gesù era in cammino. Si tratta, comedicevo la volta scorsa, del cammino che porta Gesù dal ministero in Galilea aGerusalemme.  Durante questo cammino Gesùvisita paesi e villaggi dopo che i settanta, come abbiamo visto, erano andatiad annunciare il suo arrivo. Il villaggio nel quale abitavano Marta e Maria sichiamava Betania e si trovava a circa 3 km da Gerusalemme.  Marta, probabilmente la maggiore delle duesorelle, prende subito l’iniziativa e invita Gesù a stare da lei e da suasorella. La traduzione italiana dice che Marta ospitò Gesù. Il termineoriginale usato per ospitare è HYPODEXOMAI. La parola si può dividere in due:HYPO e DEXOMAI.  Hypo vuol dire sotto,spesso sotto l’autorità. Demoxai significa ricevere, ricevere nella manieraadeguata. Insieme, hypo e demoxai, indicano ricevere qualcuno sotto la propriaresponsabilità. Marta si fa incontro a Gesù, lo ospita e vuole farlo, come ègiusto che sia, nel miglior modo possibile. Fra i vari personaggi del NuovoTestamento Marta mi ricorda Pietro. Sembra avere lo stesso fuoco, la stessaesuberanza. Guardate come si rivolge a Gesù in occasione della morte diLazzaro, suo fratello:
Giovanni 11:20-45
Come Marta ebbe udito che Gesùveniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. 21 Marta dunque dissea Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; 22{ma} anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Marta gli disse: «Lo so cherisusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Iosono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà, 26 echiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» 27 Ella glidisse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che dovevavenire nel mondo». 28 Detto questo, se ne andò e chiamò di nascosto Maria, suasorella, dicendole: «Il Maestro è qui, e ti chiama». 29 Ed ella, udito questo,si alzò in fretta e andò da lui. 30 Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio,ma era sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. 31 Perciò i Giudei cheerano in casa con lei e la consolavano, vedendo che Maria si era alzata infretta ed era uscita, la seguirono, supponendo che si recasse al sepolcro apiangere. 32 Appena Maria fu giunta dov’era Gesù e lo ebbe visto, gli si gettòai piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbemorto». 33 Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei cheerano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse: 34 «Dove loavete deposto?» Essi gli dissero: «Signore, vieni a vedere!» 35 Gesù pianse. 36Perciò i Giudei dicevano: «Guarda come lo amava!» 37 Ma alcuni di lorodicevano: «Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, far sì che questinon morisse?» 38 Gesù dunque, fremendo di nuovo in se stesso, andò al sepolcro.Era una grotta, e una pietra era posta all’apertura. 39 Gesù disse: «Toglietela pietra!» Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già,perché siamo al quarto giorno». 40 Gesù le disse: «Non ti ho detto che secredi, vedrai la gloria di Dio?»
È sempre Marta che si fa incontroa Gesù mentre Maria resta a casa, è sempre Marta che rivolge per prima laparola a Gesù mentre Maria si getta ai piedi di Gesù. Entrambe sembranoriprendere Gesù per essere arrivato in ritardo ma è Marta che si oppone a Gesùquando egli ordina di togliere la pietra dall’apertura della tomba. Possiamonotare che i caratteri delle due sorelle sono, come spesso accade, molto diversi.Da una parte abbiamo Marta, la più estroversa, quella che prende l’iniziativa,quella che dice sempre quello che pensa. Dall’altra abbiamo Maria, piùsilenziosa, meditativa. Se avete dei fratelli o delle sorelle, o dei figli magarivi siete già immedesimati in uno dei due personaggi.
Tornando al testo di oggi. Iltesto sembra indicare che Marta e Maria credessero già in Gesù. Marta e Mariasapevano bene chi era l’ospite che stava per entrare nella loro casa. Eagiscono di conseguenza…

La storia di Marta

“Oggi è finalmente arrivato nelnostro villaggio Gesù. In paese non si parla d’altro. Chissà se si fermerà,chissà chi avrà l’onore di ospitarlo. Ma chi sono quei uomini che si stannoavvicinando? Ma dev’essere Gesù, accompagnato dai suoi discepoli! Non possofarmi sfuggire questa occasione! Gesù, il Messia è fra noi e voglio trattarlocome il più regale degli ospiti. Dobbiamo preparare la sala, aprire il migliorvino, dobbiamo preparare del pane, cuocere la carne, arrostire il pesce etirare fuori il formaggio. Chissà dov’è la farina. L’ultima volta l’ha usataMaria. A proposito di Maria, che fine ha fatto? Non vorrà farci fare una bruttafigura? Non voglio dare l’impressione a Gesù che siamo una famiglia di pigroni.Ah eccola, è nella sala. Ma cosa sta facendo? La chiamerò senza farmi notare daGesù. Anzi no… Questa volta le darò una bella lezione, se la merita proprio.Sarà Gesù stesso a riprenderla davanti a tutti…” 

La storia di Maria

“Non mi aspettavo la visita diGesù. Le sue parole e i suoi insegnamenti hanno cambiato radicalmente la miavita. Non vedo l’ora di ascoltare quello che avrà da dire. Voglio stare ai suoipiedi, vicino a Lui, non perdermi neppure una parola. Voglio permettere a Gesùdi parlare alla mia vita, cambiarla e modellarla. Voglio essere sfidato daisuoi insegnamenti. In questo momento non voglio essere distratta da niente e danessuno e ai suoi piedi è il posto migliore dove stare.”
Questi non sono dei pensieri chetroviamo nella Bibbia ma mi sono sembrati abbastanza verosimili. Gesù ancorauna volta si ritrova in una situazione “scomoda”. Questa volta non sono ifarisei a tendergli una trappola ma una donna l’ha ripreso davanti a tutti,invitandolo a mandare Maria in cucina in modo da ricoprire il ruolo chespettava ad una donna del primo secolo: preoccuparsi affinché l’ospite avessetutto quello di cui necessitava.
Ancora una volta, però, larisposta di Gesù è sorprendente, piena di amore e compassione. Gesù, infatti,si rivolge a Marta, e non a Maria, in questo modo:
“41 Ma il Signore le rispose:«Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola ènecessaria.”
Marta, come molti di noi qui, erauna donna che amava il Signore. Marta credeva nel Signore. Abbiamo visto comesi rivolge a Gesù in occasione della morte del fratello: “Signore, io credo chetu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo”. Signore, io soche tu sei il Messia, la persona di cui i profeti parlavano, il Figlio di Dio!Marta aveva capito molto di più di tante altre persone. E, di per se, non c’eraniente di male a voler servire e ospitare nel miglior modo Gesù. Diverse volte,nella Bibbia, ci viene ricordato che dobbiamo essere ospitali. Ma, in qualchemodo, Marta era finita fuori strada. Nel suo cuore c’era il desiderio diservire il Signore ma lo stava facendo nel modo sbagliato. Cosa era successo aMarta? Cosa è successo o potrebbe succedere a noi? Cosa può allontanarci daipiedi di Gesù?

Marta, Marta, tu ti affanni.

La prima cosa che Gesù dice èMarta, Marta. Anche nei momenti peggiori, il Signore non ci accusa con odio.Egli ci riprende con amore, ci chiama per nome. È interessante notare chequando riprendiamo qualcuno usiamo solo una volta il nome. Per esempio se Jillvenisse qui a strapparmi i fogli direi “Jill! Non si fa così, questi fogli miservono”. Gesù invece si rivolge a Marta e le dice “Marta, Marta”.Semplicemente usando due volte il nome di Marta, la riprensione di Gesù sembracarica di amore. Ma, al tempo stesso, la riprensione di Gesù non è superficialeo vaga. Il Signore riprende Marta perché si affanna. Il termine greco usato inquesto caso indica qualcosa o qualcuno che si rompe in mille pezzi perchéstrattonato da varie parti. La lezione mi sembra alquanto chiara: a volte siamoimpegnati con così tante cose che perdiamo di vista il Signore. E non stoparlando solo di cose non onorevoli, anzi! Come ho detto prima nelle intenzionidi Marta non c’era niente di sbagliato. In quanto cristiani siamo chiamati aservire ed amare il prossimo, ad annunciare il Vangelo a tutto il mondo, apreoccuparci dei poveri, dei malati e degli emarginati. Siamo anche chiamati astudiare la parola di Dio, a pregare. Tutte queste cose sono assolutamentenecessarie e degne di essere svolte. Non possiamo isolarci da tutto e da tuttie rimanere in uno stato contemplativo. Ma, tutte queste attività non possonodistrarci dal nostro compito principale: essere ai piedi di Gesù in adorazione!Davide, il grande re Davide, esprime così il suo desiderio più grande: “Unacosa ho chiesto al Signore, e quella ricerco: abitare nella casa del Signoretutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore emeditare nel suo tempio.” (Salmo 27:4). Saper prioritizzare, nel mezzo dellemille cose che ci sono da fare, diventa fondamentale. A volte siamo così presidalle cose che dobbiamo svolgere da credere che dobbiamo dettare la nostraagenda al Signore. È quello che Marta fa, andando dal Signore per rimproverareMaria. A volte crediamo di poter fare di testa nostra, a volte pensiamo dipoter giustificare il nostro atteggiamento sbagliato davanti a Dio con opere,offerte, azioni. Ma sapete cosa dice il Signore? Ecco cosa dice il Signoretramite Samuele, suo profeta, a Saul, dopo che egli aveva peccato, facendo ditesta sua e tentato di giustificarsi.
“Samuele disse: «Il Signoregradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’ubbidire alla sua voce? No,l’ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso deimontoni; 23 infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, el’ostinatezza è come l’adorazione degli idoli e degli dèi domestici1. Poiché tuhai rigettato la parola del Signore, anch’egli ti rigetta come re».” (1 Samuele15) Il nostro affanno, le nostre opere, le nostre azioni, tutto deve esseresottomesso al Signore, tutto deve essere deposto davanti ai suoi piedi. Lui, enon le cose che gli riguardano, deve essere la nostra priorità.

E sei agitata.

Gesù dice a Marta: “Non solo tiaffanni, ma sei anche agitata. Hai paura.” Spesso nella nostra vita siamoagitati, abbiamo paura. Spesso ci dimentichiamo che il Signore e il nostro buonpastore ed è suo compito prendersi cura di noi.
Non so quanti di voi conoscanoquesti due uomini. Sono due dei più grandi boxer dei nostri tempi e ieri sisono sfidati in quello che è stato definito l’incontro del secolo. In mediaquesti due signori fanno più di 1500 flessioni per allenamento. Si, avetecapito bene 1500 flessioni. A volte se siamo agitati è perché crediamo diessere come questi due uomini. Pensiamo che la vittoria verrà dalle nostreforze, dalla nostra capacità, dal nostro vigore e dalla nostra resistenza. Avolte pensiamo che siamo noi i protagonisti e ci impegniamo, ci sforziamo e ciagitiamo perché non sappiamo come andrà a finire. Ma ci dimentichiamo che lanostra battaglia è più simile ad un altro incontro. Un incontro mortale. Unincontro che ha avuto luogo migliaia di anni fa, tra un ragazzo giovane esmilzo e un gigante forte e prepotente. Immagino che avete già capito di chisto parlando: Davide e Golia. E immagino che vi ricordate bene la storia.Durante il Regno di Saul i soldati di Israele e l’armata filistei siposizionano su due colline. Ogni giorno, per quaranta giorni, il campione deifilistei, un gigante chiamato Golia, esce dalle schiere per prendere in giro ilDio d’Israele e per sfidare in un combattimento il campione dell’esercitoavversario. Il problema è…che nessuno si fa avanti. Tutti i soldati, avendovisto la forza e la grandezza del gigante, si dimenticano di combattere nelnome del Signore. Sanno che, con le loro forze, non avrebbero scampo. Davide,un giovane pastore che si ritrova nel campo israelita perché andato a visitarei suoi fratelli, ascolta le parole del gigante, le offese che questo stranieroosa rivolgere al Signore. E senza pensarci due volte si offre come volontario.Si, proprio lui, il pastorello. Davide non è agitato, perché conosce bene ilsuo Dio e si fida completamente di lui.
“Poi prese in mano il suobastone, si scelse nel torrente cinque pietre ben lisce, le pose nellasacchetta da pastore che gli serviva da bisaccia, e con la fionda in mano sidiresse verso il Filisteo. 41 Intanto avanzava anche il Filisteo, avvicinandosisempre più a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva. 42 Quando il Filisteovide Davide, lo disprezzò, perché egli non era che un ragazzo, biondo e dibell’aspetto. 43 Il Filisteo disse a Davide: «Sono forse un cane, che tu vienicontro di me con il bastone?» E maledisse Davide in nome dei suoi dei. 44 Poiil Filisteo disse a Davide: «Vieni qua, e darò la tua carne in pasto agliuccelli del cielo e alle bestie dei campi». 45 Allora Davide rispose alFilisteo: «Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con ilgiavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del Signore degli eserciti, delDio delle schiere d’Israele che tu hai insultate.” (1 Samuele 17:40-45).
 Nel comportamento e nelle parole di Davide nonc’è agitazione, non c’è paura. Confidando completamente nel Signore ha imparatoa conoscerlo e sa che non c’è protezione migliore di quella che Dio sa offrire.Allo stesso modo Marta avrebbe dovuto sapere che ai piedi di Gesù avrebbetrovato riposo e pace dalle ansie, dalle paure, dal desiderio di compiaceretutto e tutti.

Cosa vuol dire quindi essere ai piedi di Gesù?

Essere ai piedi di Gesù vuol direscegliere la parte migliore. Forse pensiamo di essere troppo importanti, forsepensiamo di essere troppo impegnati per essere ai suoi piedi. Forse pensiamoche quel posticino ai piedi di Gesù è troppo piccolo per noi, per il nostroorgoglio e quindi, come Marta, ci nascondiamo in cucina. O forse siamo cosìbloccati dalle nostre paure, dalle nostre ansie da voler rimanere in un angoloscuro piuttosto che ai piedi di Gesù. Forse ci siamo dimenticati della potenzadel nostro Signore, della sua grandezza, del suo amore verso di noi, della suacura verso di noi. In ognuno di questi casi dobbiamo aggiungere un posto aipiedi di Gesù e metterci lì, per ascoltare quello che egli ha da dire, perricordarci chi siamo alla sua presenza. Essere ai piedi di Gesù vuol direcercarLo nella sua Parola, avere comunione con Lui in preghiera. Vuol direumiliarci davanti a Lui, essere sottomessi a lui. Questo è l’unico modo per nonessere affannati, ne agitati, ne presuntuosi al punto da voler comandare Gesù.Che Dio ci aiuti a trovare la nostra gioia, la nostra speranza, il nostroconforto ai piedi di Suo Figlio in modo da essere liberi, liberi di servire luie il nostro prossimo.

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