giovedì 23 luglio 2015

Natale evangelico o vangelo del Natale?


Tra qualche giorno sarà il 25 dicembre, giorno che viene considerato festa nazionale, in quanto “Santo Natale”, giorno simbolicamente preso come giorno della nascita del Signore Gesù Cristo – tutti sanno bene che quello era il giorno della festa pagana del sole a cui il “nuovo sole” Cristo si è sostituito. Nel mondo evangelico ci sono diversi punti di vista su questa festa e vorrei oggi renderne brevemente conto. In Italia in particolare la tendenza di molte chiese sta nel disconoscere completamente questa festa; altri la menzionano senza però darvi troppo peso. Altri ancora invece la accolgono proprio come una festa importante, e mi pare questo l'atteggiamento predominante in molte chiese evangeliche di paesi in cui il protestantesimo ha avuto un certo peso. Cosa è giusto fare? Criticare, o accettare acriticamente? Festeggiare in silenzio, o criticare astenendosi?
Contro. Non penso si possa dire che c'è una risposta univoca a questa domanda, e sicuramente i contesti culturali diversi sollecitano risposte diverse. Chi vive in paesi caratterizzati da un gran formalismo, e dall'accentuazione cattolica delle feste, quasi fossero momenti obbligatori, reagirà cercando di non festeggiare; così anche chi, consapevole della gioia di avere scoperto la fede, essendo risorto ad una nuova vita in Cristo, troverà difficile pensare ad un momento in cui, sentirsi ancora più credente o più concentrato su un certo aspetto della fede. Ancora, chi vive in paesi molto consumisti, come anche il nostro – la crisi in questo caso ci aiuta a moderarci – se ha letto nel vangelo della gran sobrietà che accompagna la venuta di Cristo nel mondo, si sentirà di condannare gli sprechi che inevitabilmente accompagnano il Natale.
Pro. Tuttavia molti trovano possibile festeggiare in modo più o meno partecipato. C'è chi dice che è verissimo che Cristo non è certo nato il 25 dicembre, ma sarà pur nato un qualche giorno. E' vero che non ci ha lasciato detto quando, che non è mai chiesto nei vangeli di celebrare questa festa, ma la sua nascita è descritta nel dettaglio in due dei vangeli e quindi prendere un giorno dell'anno in cui ricordarla non è sbagliato, né esplicitamente vietato. C'è chi sostiene che proprio perché a Natale tutti in qualche modo fanno riferimento a Cristo, anche senza saperlo, è quello il momento di parlarne precisando il senso vero di questa festa.
Ognuno può trovare le sue ragioni, ed in ogni epoca e contesto Dio saprà guidare i suoi figli perché diano la loro migliore testimonianza. La mia opinione è che in questo momento e nel luogo in cui viviamo, sia opportuno non fuggire criticando e basta, ma partecipare a questa festa in modo costruttivo ed innovativo. Forse anche critico, ma di una critica che costruisce e ed edifica, non che distrugge.

Lettura di Luca 2, 1-20.
1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo
.
8 C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13
 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama».
15 Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
  1. Censimento di tutta la terra: evento noto in tutta la terra.
Un fatto significativo accompagna la nascita di Gesù. Tiberio vuole fare un censimento ambizioso, di tutta la terra. Si tratta di un evento importante che fa spostare parecchia gente e che comporta molte operazioni burocratiche, finanziarie e giuridiche. E' interessante che la nascita di Gesù avviene proprio durante questo evento. Ed è interessante soprattutto perché si tratta di un fatto ignoto, rivelato solo a della gente da poco – una vergine e dei pastori – che rimane nascosto agli occhi dei più. Paradossalmente oggi succede qualcosa di simile. Un mondo intero si muove e si agita per festeggiare il Natale, ma sembra non rendersi conto di chi si sta festeggiando. I censimenti davano lustro ai governatori, facendo toccare loro con mano la potenza umana di cui disponevano. Ma l'unica persona che sarebbe stato importante censire, perché stava per portare al mondo una rivoluzione straordinaria, viene censita come tutte le altre e rimane sconosciuta agli occhi dei più. Non stupiamoci allora se questa gran festa dimentica cosa sta festeggiando, perché già al tempo di Gesù, la sua nascita era nascosta e non aveva niente di straordinario, confondendosi con i dati di un censimento ben più vasto.

  1. In una mangiatoia per assenza di posto.
C'è un altro fatto che accomuna fortemente la venuta di Gesù sulla terra ed il mondo di oggi. Questi nazzareni di Maria e Giuseppe si sono fatti un bel viaggetto di circa 120 Km per andare fino a Betlemme, ma non trovano posto per dormire di notte. Questo episodio mi ha fatto pensare ad un viaggio che ho fatto con mia moglie quando il nostro primogenito era piccolo. Volevamo fare campeggio, ma ci eravamo mossi troppo tardi dalla città di Montpellier e non trovavamo posto in nessun albergo. Il piccolo aveva la febbre a 40, e siamo stati obbligato ad andare in un Hotel molto caro, che ci è costato più di tutte le notti poi trascorse in campeggio, e in cui non ci hanno datto neppure la colazione... E' un po' il contrario della storia di Gesù, ma per un momento ho vissuto quell'angoscia da genitore che non riesce a trovare un posto per il proprio figlio – e Gesù era ancora più piccolo perché era appena nato – perché per l'appunto tutto è occupato. Gesù quindi è venuto in un mondo in cui per lui non c'era posto. Noi dobbiamo da un lato essere pronti a pensare che è abbastanza normale che per Gesù non ci sia posto: come è stato rifiutato dal primo paesino che lo ha visto nascere, così continuerà ad essere per noi.
Dobbiamo però chiederci se c'è posto per lui nel nostro cuore. E se c'è posto per lui nelle nostre feste di Natale. Se nei pranzi, negli incontri, negli scambi di auguri, riusciamo o no a ritagliare un posto per Gesù. E' un primo passo verso un Natale costruttivo. Possiamo stare solo in famiglia tra di noi, o possiamo aprire la porta a qualcuno che è solo? Per me personalmente è l'unica occasione dell'anno che ho per pregare con alcune persone della mia famiglia, che ogni anno esplicitamente mi chiedono di pregare. Perché non prendere questa occasione per estendere la benedizione di Dio? Perché non regalare un vangelo che illustri bene il posto e le circostante del Natale biblico?

  1. Oggi vi è nato un salvatore.
Ciò che dice l'angelo ai pastori è il contenuto centrale del Natale. Ed è forse la cosa più difficile da illustrare oggi. Finora ho cercato dei punti comuni tra quel momento storico e la nostra situazione oggi, ma qui mi devo fermare. I pastori sentono dire “salvatore”, e capiscono. Forse capiscono male, forse solo in parte, ma hanno chiaro che hanno bisogno di un salvatore. Non so se possiamo dire lo stesso oggi. Direi che nei nostri natali le immagini del bambin Gesù, della stalla, del bue e dell'asinello, Babbo Natale con i regali, al befana e quant'altro hanno ampiamente sostituito questo elemento centrale del Natale, senza cui il Natale non ha alcun senso e che è che c'è bisogno di salvezza, perché la vita non è completa. C'è bisogno di un Dio che si avvicini facendosi uomo, altrimenti la vita è morta. Non è divina... Ma dire salvezza significa esplicitamente dare un giudizio duro sulla vita presente. Per questo a Natale è veramente molto difficile parlare di Gesù perché essendo rapiti da un rito collettivo che prescrive una recita che costringe alla felicità – anche laddove non c'è – non è facile dare uno sguardo critico. Personalmente è la cosa che mi riesce di meno fare... Eppure se c'è bisogno di Natale è perché c'è bisogno di salvezza. E se c'è bisogno di salvezza e perché questa vita da sola non basta a se stessa. Con la forza degli angeli dobbiamo cercare di trasmettere un messaggio che abbia un effetto simile a quello che ebbe sui pastori, con la fiducia che sarà a Dio a spiegare ciò che non è chiaro, a completare il messaggio, a raggiungere i cuori. L'importante è che in qualche modo si dica: abbiamo tutti bisogno di un salvatore!

  1. I pastori se ne andarono glorificando Dio.
Mentre Maria tace, perché in quel momento aveva una grossa responsabilità, i pastori se ne vanno via glorificando Dio. Qualcosa mi fa pensare che non si sia trattato di una critica silenziosa e taciuta. Mi immagino questi pastori che saltano in mezzo ai campi, che fanno capriole per strada tornando a casa loro. E mi pare il passo che più ci spinge a fare altrettanto, prendendo parte alla festa. In generale Gesù nei vangeli partecipa alle feste. Talvolta se ne allontana, ma via via vi prende parte e coglie occasione per parlare. Penso che se la nostra scelta è di partecipare alle festività del Natale, in pranzi ed incontri che non glorificano Dio di per sé, dovremmo avere lo stesso atteggiamento festoso e glorificante di questi pastori. In alcune famiglie si respira un'atmosfera gioiosa, in altre un senso di tristezza e formalità... Nelle une e nelle altre, chi ha vissuto dentro di sé una rivoluzione interiore, consistente nell'aver ricevuto lo Spirito Santo nel suo cuore, quindi di essere ri-nato, quindi di aver vissuto un suo Natale personale, ha il dovere di annunciare che, il furto del Natale ad opera della nostra società che lo ha trasformato in rito e consumismo, è appunto un furto; noi però vogliamo dire che Gesù può restituirci il vero senso del Natale: Emmanuele! Dio è con noi! E' tra di noi, alla portata di tutti.

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