giovedì 23 luglio 2015

Esodo 32, 15-35 – Chi è per il Signore?



15 Allora Mosè si voltò e scese dal monte con le due tavole della testimonianza nelle mani: tavole scritte da una parte e dall'altra. 16 Le tavole erano opera di Dio e la scrittura era scrittura di Dio incisa sulle tavole. 17 Or Giosuè, udendo il clamore del popolo che gridava, disse a Mosè: «Si ode un fragore di battaglia nell'accampamento». 18 Mosè rispose: «Questo non è grido di vittoria, né grido di vinti; il clamore che io odo è di gente che canta».19 Quando fu vicino all'accampamento, vide il vitello e le danze; e l'ira di Mosè s'infiammòed egli gettò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi del monte. 20 Poi prese il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò col fuoco, lo ridusse in polvere, sparse la polvere sull'acqua e la fece bere ai figli d'Israele.
21 Mosè disse ad Aaronne: «Che ti ha fatto questo popolo, che gli hai attirato addosso un così grande peccato?» 22 Aaronne rispose: «L'ira del mio signore non s'infiammi; tu conosci questo popolo e sai che è incline al male. 23 Essi mi hanno detto: "Facci un dio che vada davanti a noi; poiché quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che fine abbia fatto". 24 Io ho detto loro: "Chi ha dell'oro se lo levi di dosso!" Essi me l'hanno dato; io l'ho buttato nel fuoco e ne è venuto fuori questo vitello».

Nu 25; De 33:8-11
25 Quando Mosè vide che il popolo era senza freno e che Aaronne lo aveva lasciato sfrenarsi esponendolo all'obbrobrio dei suoi nemici, 26 si fermò all'ingresso dell'accampamento, e disse: «Chiunque è per il SIGNORE, venga a me!» E tutti i figli di Levi si radunarono presso di lui. 27 Ed egli disse loro: «Così dice il SIGNORE, il Dio d'Israele: "Ognuno di voi si metta la spada al fianco; percorrete l'accampamento da una porta all'altra di esso, e ciascuno uccida il fratello, ciascuno l'amico, ciascuno il vicino!"» 28 I figli di Levi eseguirono l'ordine di Mosè, e in quel giorno caddero circa tremila uomini. 29 Poi Mosè disse: «Consacratevi oggi al SIGNORE, ciascuno a prezzo del proprio figlio e del proprio fratello, e il SIGNORE vi conceda oggi una benedizione».

De 9:18-20, 25-29; Gm 5:16; Sl 99:6, 8
30 L'indomani Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ma ora io salirò dal SIGNORE; forse otterrò che il vostro peccato vi sia perdonato». 31 Mosè dunque tornò al SIGNORE e disse: «Ahimè, questo popolo ha commesso un grande peccato e si è fatto un dio d'oro; 32 nondimeno, perdona ora il loro peccato! Se no, ti prego, cancellami dal tuo libro che hai scritto!» 33 Il SIGNORE rispose a Mosè: «Colui che ha peccato contro di me, quello cancellerò dal mio libro! 34 Ora va', conduci il popolo dove ti ho detto. Ecco, il mio angelo andrà davanti a te; ma nel giorno che verrò a punire, io li punirò del loro peccato».
35 E il SIGNORE colpì il popolo, perché esso era l'autore del vitello che Aaronne aveva fatto.
Nella prima parte del capitolo 15 assistiamo alla reazione di Dio rispetto all’idolatria del popolo. Una reazione collerica, ma in fondo pronta a perdonare, grazie all’intercessione di Mosè. Il passo di oggi ci illustra invece la reazione di Mosè e, assieme a lui, le diverse reazioni dei componenti del popolo: Aronne, i Leviti, il popolo stesso. Cercheremo di analizzarlo proprio tenendo conto delle diverse reazioni una volta che si prende coscienza di una cosa grave come l’apostasia, l’aver cioè abbandonato il Dio liberatore per un vitello d’oro.
  1. 1.     Mosè: più realista del re.
Quando qualcuno ha uno zelo per il rispetto delle leggi superiore a quello di chi le leggi le deve fare rispettare si dice ironicamente che è più realista del re. Quest’espressione pare molto adeguata a descrivere anche l’atteggiamento di Mosè che come Dio si infiamma anche lui di collera, ma diversamente da Dio dà sfogo alla sua collera sul popolo, quasi dimenticando che pocanzi aveva interceduto nei suoi confronti… Spezzare le tavole della legge serve a significare che il patto con Dio è rotto; polverizzare e fare bere il vitello significa ridurlo a niente e costringere il popolo a riconoscere la sua superiorità. Tuttavia la sua collera si ferma: sembra rinsavire nel momento in cui lancia un appello: “Chi è per il Signore venga a me”, a cui segue una punizione per chi decide di rimanere nell’apostasia.
Possiamo dire che Mosè ha esagerato nel rompere le tavole, perché Dio non aveva detto di aver rotto il patto, e forse anche nel fare bene il vitello al popolo. Ha invece  agito  bene nel lanciare un appello al popolo che può scegliere se essere per YHWH o no. Il popolo avrebbe potuto ravvedersi ed evitare il massacro. Del resto è sotto il comandamento del Signore che avviene la punizione degli israeliti apostati: “Così dice il Signore… “(v.27).
Credo che la reazione di Mosè sia molto utile a capire il carattere ed alcuni aspetti delle vere guide religiose. Non sono perfette e sbagliano, raggiungendo eccessi talora fuorvianti. Si fanno prendere dalla collera, e non essendo come Dio sbagliano. Ma rimane una ferma convinzione ed amore per Dio che in qualche modo li porta a ragionare ed a fungere come responsabilizzatori: chi è per YHWH venga con me! Una vera guida religiosa mette di continuo chi lo segue davanti ad una scelta pro o contro Dio, ed ha la capacità di far vedere chiaramente qual è la via di Dio e quale no! E’ questo il suo vero ruolo, non quello di essere infallibile.
Non solo: una vera guida religiosa, nonostante gli eccessi di ira di cui può essere vittima, alla fine mostra misericordia ed è pronto ad intercedere. La parte finale del passo mostra Mosè cambiato, calmo e pronto a riproporre a Dio la causa del popolo, mettendo in gioco la sua stessa persona (cancellami dal libro della vita!). Responsabilizzare ed intercedere sono i ruoli di chi vuole guidare, che chi guida deve ricercare e chi è guidato deve valutare se ci sono o meno in chi guida.
  1. 2     Aronne, l’instabilità.
Prendiamo invece l’esempio di Aronne come quello di una guida falsa, sbagliata, almeno per questo caso. Aronne anziché responsabilizzare il popolo fin dall’inizio ne è succube. Tuttavia, una volta giustamente accusato da Mosè, cerca le responsabilità o del popolo (è di collo duro) o addirittura del vitello, che sarebbe venuto fuori da solo. Ha portato avanti una grossa ambiguità mischiando il culto di YHWH con quello del vitello, e non si assume le sue responsabilità.
Gesù ha parlato molto contro i falsi profeti ed ha detto che li si riconosceranno dai loro frutti. Ora, non so se si possa dire che Aronne sia tale, visto che in seguito continuerà a seguire Mosè ed essendo un levita si può immaginare che abbia riconosciuto il suo errore. Tuttavia per questo caso è chiaramente un anti-esempio di guida che ci aiuta ad allontanarci da chi passa il tempo a colpevolizzare gli altri senza assumersi le proprie responsabilità.
  1. 3.     Il popolo  e l’inconsapevolezza.
E’ indubbiamente la pecora nera del racconto, la massa indistinta che ha reclamato il vitello per il ritardo di Mosè e che nella totale inconsapevolezza danza e mangia. Colpisce il grado di inconsapevolezza di questo popolo che nonostante i numerosi segni miracolosi ed attestazioni di fedeltà di YHWH velocemente pecca. Inconsapevolezza e superficialità sembrano i tratti che meglio lo descrivono.
Senza voler sembrare snob o aristocratici sarà opportuno rendersi conto che spesso la massa va in un senso che non è maturato in modo profondo, né particolarmente consapevole. Questa costatazione non deve portare allo snobbismo o alla superbia, perché proprio queste masse, queste folle sono in fondo il popolo di persone umane che Dio ama e che cerca di redimere. Ma questo non significa che il popolo vada ingenuamente preso come il catalizzatore della volontà di Dio. Anzi. In questo caso come in altri, benché vittima di stanchezza, fretta o altre pulsioni il popolo sbaglia ed è inconsapevole ed è quindi importante chiedersi quando si parla di verità bibliche se siamo alla ricerca a tutti i costi del favore del popolo, di essere pop, come va moda dire adesso, o se ci preoccupiamo invece di approfondire la verità. Numerose guide religiose, come Aronne, cercano a tutti i costi di accontentare il popolo, di piacergli e questo a scapito della verità.
  1. 4.     I Leviti o il resto fedele.
Infine abbiamo i leviti, unico elemento realmente positivo di tutto il quadro. Tutto il popolo ha avuto l’opportunità di pentirsi, di fare marcia indietro e di abbandonare l’apostasia del vitello, dicendosi apertamente per  YHWH. Tuttavia dalla totalità del popolo solo questa tribù risponde positivamente. E’ un minimo comune denominatore della storia di Israele che la fedeltà pertiene ad un gruppo ristretto e non a tutto il popolo, ed in momenti come questo il futuro del popolo sembra essere veramente precario – YHWH minaccia di cancellarli dal libro della vita.
Senza speculare troppo credo che questo testo faccia profondamente appello alla nostra fedeltà, al nostro attaccamento per il Signore, alla nostra capacità di fissare delle priorità nella vita: “Chi è per il Signore?” è una domanda che deve risuonare quotidianamente nelle nostre orecchie. Dobbiamo continuamente chiederci se i nostri progetti, le nostre parole, i nostri gesti, le nostre azioni di ogni momento hanno come fine il Signore, il suo servizio, oppure un qualche vitello d’oro fatto del nostro egoismo, dei nostri passatempi, del nostro lavoro e di tutte le altre mille cose di cui riempiamo la vita pensando che di per sé facciano la nostra felicità. Il Signore è per noi, ci viene detto nell’epistola ai Romani (rm 8), ma noi siamo per il Signore come questi leviti?
La durezza della punizione con cui i leviti intervengono contro il popolo sorprende, del resto è Dio che ha salvato il popolo ed è Dio che decide se chi osteggia la libertà e la vera vita debba continuare a fare parte del popolo o meno. Premesso che simili metodi non sono mai più pensabili oggi, è importante anche valutare che spesso anche la chiesa ha bisogno di qualche parola forte che spinga chi dorme a rimotivarsi o, eventualmente a fare un passo indietro: come evangelici non crediamo certo che la chiesa sia di per sé portatrice di salvezza, quindi è un errore cercare a tutti i costi di far stare le persone in chiesa. A volte è anche possibile che qualcuno lasci una chiesa, se proprio non vuole “essere per YHWH”. E’ una decisione estrema, non certo auspicabile, ma è una possibilità prevista laddove ci sia il rifiuto deliberato di seguire YHWH, altrimenti l’appartenenza ecclesiastica diventa ipocrisia.
Tuttavia, la Parola di Dio ci sorta ad essere tra quelli che risvegliano il contesto in cui si trovano dicendo: “Chi è per Dio venga con me”, o tra quelli che quando sentono una simile chiamata, senza esitare, come i Leviti, si fanno avanti. Di questo hanno bisogno le chiese. AMEN

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