giovedì 23 luglio 2015

Luca 5, 36-6,11

Legge: libertà o legalismo?


36 Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. 37 E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. 38 Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. 39 Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».

1 Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. 2 Alcuni farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». 3 Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? 4 Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5 E diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato».
6 Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. 7 Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. 8 Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. 9 Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». 10 E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì. 11 Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Una parabola introduttiva.
Ci sono idee che sono ottime. Ma se non cambiamo dentro non le possiamo capire. Il messaggio di Gesù è nuovo e chi è attaccato a degli schemi antichi e sorpassati, non lo capisce. Gesù è infatti appena stato criticato per aver mangiato con un ex esattore delle tasse, avezzo all'estorsione, che si è pentito, e per aver passato del tempo in compagnia a dei ladri. Ha spiegato chiaramente che sono i malati ad avere bisogno del medico non i sani, ma per capire questa verità è necessario cambiare dentro, altrimenti non la si capisce.
Siamo davanti ad un'opposizione tra VECCHIO e NUOVO, che Gesù non precisa cosa sia, ma dice solo che non si può appiccicare il nuovo sul vecchio forzando perché si provocano danni maggiori. Lasciamo che questa parabola sia un'introduzione senza tentare di capire troppo, osserviamo gli esempi fatti da Gesù e torniamo poi sul senso della parabola. Questa parabola ci introduce infatti ad una serie di dispute tra Gesù e i farisei che hanno per tema il sabato, o meglio ciò che è lecito e ciò che non è lecito fare di sabato.

  1. Chi ha i diritto di non rispettare il sabato?
Entrambi gli episodi che abbiamo letto si svolgono di sabato, giorno che per un ebreo praticante dell'antico testamento era un giorno speciale. Lo era perché Dio lo aveva chiaramente dichiarato a più riprese, sia nel Decalogo (Esodo 20), che in altri passi. In effetti, in questo giorno era vietato fare alcun lavoro, proprio per impedire che l'uomo divenisse schiavo del lavoro e conservasse la sua libertà di concentrarsi sul suo Dio, che lo aveva liberato, e riposare proprio come Dio aveva riposato alla fine della creazione. Il problema posto dai farisei quindi non è stupido, né superficiale, ma molto serio: si sono chiesti come vada interpretato il divieto di fare qualsiasi lavoro nel giorno di sabato, si sono dati una risposta totalizzante (non si può fare niente) e se vedono uno che raccoglie spighe oppure che guarisce, pensano che stia violando questo comandamento. Con le migliori intenzioni e con la più grande scrupolosità si rischia comunque di interpretare male.
Qual è allora il criterio per capire quale sia la portata di un comandamento, di una regola o di una legge?
Gesù avrebbe potuto rispondere ai farisei in diversi modi
      1. Dicendo che i suoi discepoli hanno colto il grano e lui no. Ma non lo fa, si prende volentieri la responsabilità di tutti.
      2. Avrebbe potuto ingaggiare un lungo dibattito sull'interpretazione, mostrando ai farisei che la loro è sbagliata ed esasperante.
      3. Scende sul terreno dei Farisei e mostra loro che in realtà essi, studiando e conoscendo l'Antico Testamento, non si stupiscono del fatto che una persona che riveriscono come Davide abbia violato la legge. In effetti Davide in guerra e fuggendo stanco dai nemici insieme ad alcuni suoi uomini mangia questi pani che erano consacrati e non potevano essere mangiati se non dai sacerdoti.

Gesù allora prendendo questo ultimo punto afferma chiaramente che se Davide è importante lui lo è ancora di più e che se Davide ha potuto andare al di là della legge, lui è Signore su tutta la legge. Questo principio non può che sconvolgere i farisei, ancorati ad una concezione legalistica della legge per la quale le regole hanno senso di per sé e non sono utili a migliorare la vita. I farisei usano regole morte, ma il vangelo di Gesù è un vangelo di vita. Gesù che morirà avendo obbedito a tutta la legge, invece di mostrare qui che egli ha interpretato correttamente la legge e che quindi è lecito mangiare di sabato, vuole mostrare che egli è al di sopra di tutta la legge.

Se è al di sopra della legge lui, lo sono anche i suoi discepoli, quindi lo siamo noi. Questo passo ci insegna ancora oggi ad avere un rapporto sano sia con le leggi dell'Antico Testamento, che con eventuali regole che possiamo darci come chiesa. Sono leggi concepite per mantenere una libertà acquisita o per far funzionare una comunità. Se dovessero diventare mortifere, abbiamo la libertà, sempre guidati da principi del nuovo testamento, quindi attraverso gli occhi di Cristo di violarle. Insistiamo sul fatto che bisogna rispettare le leggi di un certo paese; ma se queste ad esempio limitano la libertà di religione, o vietano di fare più di un figlio imponendo l'aborto, come è capitato in Cina per controllare le nascite, ci possiamo tranquillamente sentire liberi di violarle, perché il Signore delle leggi ha qualcosa di più grande che onora ancora di più quella vita che le leggi vorrebbero proteggere.
Ecco allora un primo senso della parabola del vecchio e del nuovo. I farisei sono diventati prigionieri di un sistema di regole che è diventato la loro divinità, quindi va rispettato ciecamente. Gesù invece è il nuovo modo di interpretare la legge ed è colui che insegna che la legge vecchia non passa, ma va vista in un modo nuovo.

  1. L'uomo dalla mano secca: fare del bene di sabato.
Nel secondo passo vediamo in modo ancora più esplicito la volontà di Gesù di aprire un pubblico dibattito sul problema del sabato. Vediamo anche che la rabbia dei farisei contro Gesù comincia a montare, e per la prima volta diventano aggressivi contro di lui. Il problema è sempre lo stesso, quindi relativo al non fare niente di sabato, ma il principio che Gesù usa è un altro. Se il sabato è per il bene dell'uomo, qualsiasi cosa faccia il bene dell'uomo, può essere fatta di sabato. Ma se il legalismo ha portato i farisei ad un amore completamente cieco per le regole, ed ad un conseguente odio per le persone, l'idea che di sabato si possa fare del bene è assurda.
Dovremmo pensare alle molte regole che ci diamo in chiesa e che servono per il funzionamento. Ad esempio ci diamo appuntamento alle 10,30 ed è buono essere fermi sull'orario. Se però il rispetto dell'orario dovesse diventare motivo di rabbia o mancanza di amore verso chi arriva in ritardo avremmo frainteso il senso in cui veniamo in chiesa. Così per l'ordine in cui si svolge il culto, per i tipi di canti che facciamo e quante altre cose usiamo che non sono derivate chiaramente dalla Bibbia ma regole nostre di funzionamento. Potremmo pensare anche alla regola che ci diamo di pregare e leggere la Bibbia ogni giorno. Se un giorno questo dovesse farci venire meno ai nostri doveri di genitori o di lavoro, sarebbe anche questo un errore. Tutto in fondo dipende dalle motivazioni. Se queste sono buone e fondate nell'amore di Dio, difficilmente potranno contrastare la legge.

  1. Vecchio/Nuovo: nascere di nuovo dentro di noi.
In fondo questo del sabato non è che un esempio. Ogni religione ha il sogno di trovare un sistema di regole valido sempre che permetta di distinguere il bene dal male, quasi si potesse creare un nesso causa effetto tra legalità e moralità. Sarebbe molto bello in etica poter rispettare una regola: la realtà è più complicata. Credo però che in questo stia la differenza tra fede e religione. Le religioni propongono un sistema vecchio, che propone delle regole che fanno stare la coscienza a posto una volta rispettate. Vai in chiesa, fai qualche preghiera, dai un po' di elemosina, comportati bene e via dicendo. La fede invece è qualcosa di vivo, che vive a contatto con Dio e con la sua parola e che continuamente ha bisogno di riflettere guardando il mondo con gli occhi di Dio. Certamente è più rischiosa e difficile, perché non è facile decidere quando e come una certa norma si può non rispettare perché ce n'è una più alta. Ma al contempo la fede è proprio questo. Vivere la vita non come un sistema di regole ma come un rapporto aperto con un Dio che pur mantenendo i capisaldi di una legge che lui stesso ha dato, ci aiuta a capire situazione per situazione cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Torniamo ora alla parabola iniziare. Cosa è vecchio e cosa è nuovo? Gesù si confronta con persone molto religiose e convinte di avere sempre ragione in materia di Dio. Ma cerca di digli che per poter capire Dio devono distruggere il vecchio che è in loro. Il nuovo non si appiccica sul vecchio. Il vangelo allora, la buona novella di un Dio morto per noi capace di darci una vita nuova deve entrare in dei cuori e in delle menti rinnovate, altrimenti non può essere accolta. Ovviamente un discorso di questo tipo fa imbestialire dei religiosi, convinti di sapere tutto.
Credo che questo passo arrivi dritto ad ognuno di noi. Non crediamoci degli esperti di Dio, dei sapienti di Dio, perché non sappiamo assolutamente niente. Alcuni di noi non conoscono Dio, ma se vogliono conoscerlo devono chiedergli esplicitamente di trasformare il loro cuore: perché sia un cuore nuovo capace di capire un messaggio nuovo. Alcuni di noi invece si sono fatti delle convinzioni proprie su Dio.
Alcuni di noi invece si sono fatti delle convinzioni proprie su Dio. Ma anche queste sono contenitori vecchi che vogliono dare forma ad un Dio che darà lui la sua forma. Lasciamo allora che sia Dio a rinnovarci secondo la forma che vuole darci attraverso il suo Spirito, e secondo la Parola che ci ha lasciato. AMEN

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