giovedì 23 luglio 2015

Vuoi vedere Dio II - Esodo 34

Esodo 34
1 Il SIGNORE disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime; e io scriverò sulle tavole le parole che erano sulle prime due tavole che hai spezzato. 2 Sii pronto domani mattina, e sali, al mattino, sul monte Sinai e presentati a me sulla vetta del monte. 3 Nessuno salga con te, e non si veda alcuno su tutto il monte; greggi e armenti non pascolino nei pressi di questo monte». 4 Mosè, dunque, tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò la mattina di buon'ora, salì sul monte Sinai come il SIGNORE gli aveva comandato, e prese in mano le due tavole di pietra.
29 Poi Mosè scese dal monte Sinai. Egli aveva in mano le due tavole della testimonianza quando scese dal monte. Mosè non sapeva che la pelle del suo viso era diventata tutta raggiante mentre egli parlava con il SIGNORE. 30 Aaronne e tutti i figli d’Israele guardarono Mosè, e videro che la pelle del suo viso era tutta raggiante. Perciò ebbero paura di avvicinarsi a lui. 31 Ma Mosè li chiamò, e Aaronne e tutti i capi della comunità tornarono a lui, e Mosè parlò loro. 32 Dopo questo, tutti i figli d’Israele si avvicinarono, ed egli impose loro tutto quello che il SIGNORE gli aveva detto sul monte Sinai. 33 Quando Mosè ebbe finito di parlare con loro, si mise un velo sulla faccia. 34 Ma quando Mosè entrava alla presenza del SIGNORE per parlare con lui, si toglieva il velo, finché non tornava fuori; poi tornava fuori e diceva ai figli d’Israele quello che gli era stato comandato. 35 I figli d’Israele, guardando la faccia di Mosè, vedevano la sua pelle tutta raggiante; Mosè si rimetteva il velo sulla faccia, finché non entrava a parlare con il SIGNORE.
II Cor 3, 7-18

7 Or se il ministero della morte, scolpito in lettere su pietre, fu glorioso, al punto che i figli d'Israele non potevano fissare lo sguardo sul volto di Mosè a motivo della gloria, che pur svaniva, del volto di lui, 8 quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? 9 Se, infatti, il ministero della condanna fu glorioso, molto più abbonda in gloria il ministero della giustizia.10 Anzi, quello che nel primo fu reso glorioso, non fu reso veramente glorioso, quando lo si confronti con la gloria tanto superiore del secondo; 11 infatti, se ciò che era transitorio fu circondato di gloria, molto più grande è la gloria di ciò che è duraturo.
12 Avendo dunque una tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza, 13 e non facciamo come Mosè, che si metteva un velo sul volto, perché i figli d'Israele non fissassero lo sguardo sulla fine di ciò che era transitorio. 14 Ma le loro menti furono rese ottuse; infatti, sino al giorno d'oggi, quando leggono l'antico patto, lo stesso velo rimane, senza essere rimosso, perché è in Cristo che esso è abolito. 15 Ma fino a oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul loro cuore; 16 però quando si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso. 17 Ora, il Signore è lo Spirito; e dove c'è lo Spirito del Signore, lì c'è libertà. 18 E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito.

Si può vedere Dio e vivere? Il capitolo che precede quello che leggiamo oggi dice di no, e benché  dica che Mosè parlava con Dio faccia a faccia ci fa capire che quest’espressione non implica che egli vedesse il suo volto. Mosè comunicava con Dio in modo diretto, a tu per tu, amichevolmente, e tuttavia non lo vedeva. Il passo che leggiamo oggi ci illustra le conseguenze di questo dialogo diretto, ma lo affianchiamo al passo del Nuovo Testamento che lo commenta, scoprendo come la possibilità di vedere Dio in qualche modo è oggi alla portata di chi crede.
  1. 1.       Il volto radioso di chi ha visto Dio ed il valore anticipatorio.
Il perdono viene da Dio. E’ Dio stesso che chiama Mosè, che lo fa salire sul monte e che gli la dà le istruzioni necessarie a fare un nuovo patto con lui. Mosè esegue gli ordini, rinnova le sue richieste e Dio si impegna nuovamente con lui, e tramite lui con tutto il popolo. Le tavole spezzate da Mosè vengono sostituite da nuove tavole con un riassunto delle leggi che abbiamo letto negli scorsi capitoli. C’è però una conseguenza sorprendente: il suo volto rifulge. E’ anche possibile tradurre con: “avere le corna” da cui i quadri di Michelangelo e Chagal che rappresentano Mosè con le corna, anche se preferisco la traduzione secondo cui risplendeva. Interessante la reazione degli anziani del popolo: hanno paura, cosa che significa che la trasformazione del volto di Mosè ha qualche caratteristica che indica inequivocabilmente che è stato vicino a Dio, che ha preso qualcosa dello splendore di Dio o che mentre comunica emana caratteristiche di Dio. Al punto che Mosè attenua questo splendore con un velo, che poi toglie quando non svolge più il ruolo di comunicatore da parte di Dio.
Rimanendo nel contesto dell’Antico Testamento possiamo rilevare da questo passo che incontrare Dio ha conseguenze straordinarie sulla persona, la trasforma anche nel suo fisico. La legge scritta sulle tavole di pietra è un insieme di precetti che viene facilmente capita come imposizione di un codice di comportamento, come un mucchio di regole da seguire. Il volto radioso di Mosè nell’averla ricevuta ci fa capire che questo insieme di regole si colloca nel contesto di un incontro e che deve invece essere recepita come un dono che illustra la volontà di Dio. Non è lettera morta che appesantisce la vita di pietre, ma parola viva di spirito che favorisce il rapporto con Dio. E questo volto che rifulge ne è il segno soprannaturale.
Ora tutto questo è apparentemente molto lontano da noi nel tempo come nel merito, perché la nostra sensibilità moderna è urtata davanti all’idea di una persona che possa incontrare Dio che da questo incontro risulti poi raggiante. Eppure oggi siamo molto più vicini al volto raggiante di Mosè di quanto non possa sembrare, perché quel volto raggiante anticipava il tempo che viviamo oggi  noi, per cui la Legge si fa grazia. Ed il motivo lo troviamo nel passo di Paolo, nell’epistola ai Corinzi 2,7-18 che abbiamo letto.
  1. 2.      Il carattere transitorio della legge: sapere capire il rapporto tra legge e grazia oggi
Paolo, ebreo figlio di ebrei, usa parole rispetto all’antico patto piuttosto dure, che a suo tempo gli sollevarono contro molte critiche da parte di convinti ebrei. Lo chiama: “ministero della morte”, “ministero della condanna”, e lo definisce “transitorio”. Aggiunge che è scolpito su pietra. Qualcuno potrebbe pensare che qui Paolo stia parlando male di quella legge che Mosè ha invece ricevuto come un dono, ma l’analisi completa del suo pensiero ci fa capire che Paolo si riferisce qui al modo errato di comprendere la legge tipico del giudaismo del suo tempo, allo spirito dell’interpretazione legalistica: se quelle leggi vengono lette come una condizione, come una serie di regole che chi osserva con più scrupolo vince, diventano morte e condanna, perché nessun uomo è in grado di rispettarle tutte e chi lo fosse peccherebbe di presunzione. Vanno invece capite come parole preparatorie della grazia, e rivelatrici della volontà di Dio. Quello che Paolo chiama ministero transitorio è quindi tale, ma fu comunque un ministero glorioso, utile, preparatorio: è transitorio, ma semplicemente perché lascia il posto a qualcosa di importante.
La lettura che Paolo fa di questo passo è molto interessante: ci spiega perché Mosè metteva il velo, cosa che non troviamo invece spiegata nel passo dell’Esodo. Il velo serviva: “perché i figli d'Israele non fissassero lo sguardo sulla fine di ciò che era transitorio”. E’ una spiegazione coraggiosa perché intende dire che un patto che sarebbe andato avanti ancora per 1400 anni era transitorio e già conteneva i segni che indicavano che andava a finire, ed il velo serviva ad evitare che i figli di Israele dessero troppo peso a quel patto, o alla persona di Mosè come mediatore di quel patto. Mosè quindi era trasformato dal contatto con Dio con un volto radioso perché era stato alla presenza di DIo; ma subito abbiamo qualcosa che ci mette in guardia, il velo, dicendoci che quel volto radioso non è la realtà ultima, non è ciò su cui si deve fissare lo sguardo, e che anzi le menti dei figli di Israele, proprio per aver fissato lo sguardo su Mosè, sono state rese ottuse, e non hanno colto il senso della legge.

Prima di procedere facciamo allora una considerazione: davanti alle più grandi meraviglie di Dio, alla trasformazione di un volto umano, o anche alla realizzazione delle promesse contenute in quei passi di cui abbiamo omesso la lettura (la promessa di fare entrare il popolo nella terra promessa) c’è sempre la possibilità di sbagliarsi, di fraintendere, di non cogliere quale sia il messaggio centrale della rivelazione divina. I figli di Israele qui hanno maturato una fissazione per la legge, per il patto di Mosè che li ha resi incapaci di accettare Gesù, che portava a compimento la legge di Mosè. Nelle nostre chiese capita spesso che la grande fascinazione per una persona, per delle tradizioni, per qualche personaggio storico importante per la fede, diventi ciò su cui la chiesa fissa lo sguardo, trascurando la grazia di Dio: così si ricostituisce un nuovo velo che copre la grazia di Dio. Posso far qualche esempio: ho conosciuto dei credenti che ammiravano molto il pensiero dei puritani, che è un pensiero interessante. Finivano però per considerare un credente di serie B chi non avesse la stessa stima dei puritani. Ecco il velo: la loro fascinazione per un gruppo di persone che erano state un mezzo di rivelazione, diventa un ostacolo per altri. Gli esempi potrebbero essere moltiplicati, ma credo che siamo davanti ad un passo prezioso che ci incoraggia a non fissare mai lo sguardo su qualcosa o qualcuno che pur riflettendo la gloria di Dio non è Dio.
  1. 3.      Il lavoro dello spirito: non solo un volto radioso, ma una trasformazione totale
Paolo però non si ferma a dissuaderci dal guardare il volto radioso di Mosè: ci rivela il senso profondo di quel volto radioso. Mentre Mosè rifletteva semplicemente la gloria di Dio, Dio stesso ha deciso di incarnarsi, di diventare uomo in Gesù Cristo. Alla domanda iniziale: “Si può vedere Dio”, la Bibbia ci risponde che, seppure nessuno lo ha mai visto (Gv 1, 18) il figlio lo ha rivelato. E’ cambiato qualcosa dal tempo di Mosè: la comunicazione con Dio non è più mediata dalla persona di Mosè, ma da Dio stesso nella persona di Gesù. Questo significa che “in Cristo il velo è abolito”, perché Dio ha scelto di farsi vedere in un uomo. Noi però viviamo in un tempo in cui non c’è più fisicamente Gesù presente sulla terra. Come stanno le cose per noi? Gesù ci ha lasciato il suo Spirito, e questo Dio Spirito significa libertà. Non siamo più vincolati né alle decisioni di Mosè di entrare o uscire dalla tenda, né dalla circostanza storica di essere vissuti al tempo in cui è vissuto Gesù: Dio è Spirito e lo Spirito è ovunque! Non ha limitazioni di spazio e tempo, ed è per questo che c’è libertà. Ci sembrerà strano, ma rispetto al passo dell’Esodo che abbiamo letto, siamo dei privilegiati che possono liberamente avvicinarsi a Dio e contemplarlo nello Spirito. Purtroppo per molti oggi questo mondo spirituale rimane velato… La missione della chiesa sta proprio nel annunciare che il nostro cuore, la nostra vita ed il mondo in cui viviamo possono essere “svelati” ed osservati con gli occhi dello Spirito che ci fanno vedere quel Dio che è Spirito e che è autore sia di questo mondo che della nostra salvezza.
Oggi è quindi possibile contemplare Dio nello Spirito. E come l’incontro con Dio ha modificato la pelle di Mosè, così la contemplazione della gloria di Dio è un potere trasformante. Paolo ci dice che siamo trasformati nella sua stessa immagine perché contemplare la gloria di Dio non è un esercizio fine a se stesso: adorare Dio in verità, contemplare la sua bellezza, significa sentirsi trasformati interiormente, moralmente, eticamente per un’immagine sempre più conforme a quel Dio che a sua immagine ci ha creati.

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