giovedì 23 luglio 2015

Partono bene, finiscono male...

Luca 11, 37-54  (per leggere il brano clicca qui: http://www.laparola.net/testo.php)
Introduzione
Dalla lettura del vangelo di Luca si evince chiaramente che è pericoloso invitare Gesù a mangiare: o meglio, è pericoloso invitarlo e volerlo inserire in una casa con delle regole nostre che non sono le sue! Perché l'occasione del pranzo gli permette di trattare concetti ben più profondi del semplice mangiare e perché dai semplici strumenti che si usano per mangiare, piatti e bicchieri, fa paragoni che riguardano il nostro corpo e la nostra vita. Nel passo che leggiamo oggi è la seconda volta che viene invitato a pranzo da un fariseo. Il primo era Simone (Luca 7), che si scandalizza perché accoglie una peccatrice, e Gesù coglie occasione per mostrare che quella donna, per quanto peccatrice, aveva mostrato più amore di lui che lo aveva invitato a pranzo. Questo fariseo invece si scandalizza perché Gesù non segue alcuni rituali che dovrebbero precedere il pranzo, e dà adito a Gesù di fare una vera e propria sparata contro i farisei, le loro tradizioni ed il loro modo di interpretare la Legge. Per capire bene questo passo è fondamentale bene capire chi siano i farisei, chi i dottori della legge e quali siano le loro usanze.
1. Premessa per capire il nostro testo: chi sono farisei e dottori della legge?
Il popolo di Israele, al tempo di Gesù, non viveva un periodo particolarmente felice: da popolo liberato dagli Egiziani, reso libero in uno stato indipendente a perso questa libertà a più riprese, con l'esilio, con la dominazione dei greci ed ora con quella dei romani. La Palestina è una provincia dell'impero romano e quindi non è più libera, per questo il popolo aspetta un messia che possa liberarli. Tra le persone del popolo ci si pone quindi il problema di come aspettare questo messia. Come tenersi "puri", come essere graditi a Dio per accelerare la venuta del messia, o per far sì che Israele torni ad essere libero. Gli zeloti avevano preso il partito della violenza: con le armi volevano liberarsi dai romani, ma falliscono perché sono inferiori come forza. Gli Esseni, che non vengono mai menzionati, scelgono di andarsene nel deserto, chiudendosi in dei monasteri. I farisei invece rimangono in mezzo al popolo, diventano influenti nelle sinagoghe, e credono che per poter trasformare il popolo, renderlo puro, e preparare il regno messianico ci sia un solo mezzo: la Legge! Per questo la studiano, la interpretano e mettono anche per iscritto le varie interpretazioni che nel corso del tempo i vari maestri farisei hanno dato. E' interessante notare che i farisei sono dei "credenti" nel senso che credono che ci sia un Dio, credono che esista Satana come suo nemico, credono che ci siano un bene ed un male assoluti e non sono affatto relativisti, credono che si debba frequentare la sinagoga e riunirsi per pregare… Insomma credono e fanno una serie di cose che tutti coloro che credono in Dio fanno! Sono estremamente simili a quei credenti che potremmo chiamare fondamentalisti, convinti, impegnati. Il loro nome pare derivare da un verbo che indica la separazione, la volontà di smarcarsi tenendosi lontano dal peccato e dal male. Hanno anche dei teologi, degli specialisti della Scrittura che cercano di spiegarla e di trasmetterla e che prendono il nome di dottori della legge, o scribi.
 Per molti versi noi evangelici che crediamo nella Bibbia, che affermiamo l'esistenza di un Dio personale ed assoluto, che siamo contrari ad un pensiero relativista che non lascia spazio all'affermazione forte di una Verità, siamo molto simili a questi farisei. Proprio per questo passi come questo ci devono allertare. Sono quei passi che volentieri attribuiremmo ad altri, che consideriamo religiosi. Dio permetterà certamente che testi come questo arrivino anche a loro, ma oggi questo testo parla a noi.
2. Il principio di una fede sana: dal dentro al fuori.
Qual è il problema che nasce tra Gesù e questo fariseo? Il problema è che Gesù non compie quei rituali di abluzione che loro facevano prima di ogni pasto. Il vangelo di Marco è più esplicito e ci fa capire meglio quanto fossero maniaci i farisei: In Marco 7, 3-4 leggiamo una parentesi esplicativa: Poiché i farisei e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani con grande cura, seguendo la tradizione degli antichi; 4 e quando tornano dalla piazza non mangiano senza essersi lavati. Vi sono molte altre cose che osservano per tradizione: abluzioni di calici, di boccali e di vasi di bronzo e di letti"
Come nota Marco tutto ciò non viene dalla legge, ma dalla tradizione, ed è importante capire che i farisei non accusano Gesù per un problema di igiene, ma per essere venuto meno all'adempimento di un rituale (il verbo usato è baptizein, "immergere").Una sana pratica igienica, nel tempo si è trasformata diventando un test per valutare chi è a posto con Dio e chi no.  Gesù dal canto suo non si è dimenticato di lavarsi le mani come fanno i nostri figli, ma ha deliberatamente deciso di non lavarsele perché non vuole prendere parte ad un rituale sbagliato. I farisei hanno infatti affiancato alla Scrittura una serie di loro tradizioni che li contraddistinguono e ma che hanno preso il posto delle cose più importanti.  Partendo proprio dal materiale che preoccupa i farisei, le mani e i piatti, Gesù fa un parallelo con il corpo umano: i farisei sono puliti fuori, ma sporchi dentro. Se vogliono veramente pulire l'esterno, mostrino amore dall'interno, dando in elemosina il contenuto succulento dei loro piatti, e allora si capirà che sono puliti.
Ciò che trovo molto interessante, ed è il primo grosso insegnamento da trarre da questo passo, è che Gesù non dice che l'interiore è più importante dell'esteriore, perché Dio ha fatto entrambi, o che sia raccomandabile mangiare con le mani sporche, ma che la pulizia deve partire dall'interiore. Nel passo precedente ha parlato di una lampada che deve dare luce, a dimostrazione del fatto che ciò che si manifesta di una persona è importante. Il problema è che i farisei hanno rovesciato questo rapporto, pensando che l'ossessivo rispetto di rituali e regole sia capace di provvedere purezza interiore. Il gesto di dare elemosina invece, se fatto con il reale desiderio di sfamare altri e non con interesse, è un segno di sanità interiore che vale più di mille lavaggi. C'è di più: è un gesto che rivela che Dio ha fatto l'unico lavaggio realmente efficace, quello del nostro cuore, che dall'essere pieno di rapina e rabbia, desidera dare. Non si tratta di esaltare la sostanza a scapito della forma o il contrario, ma di dire tra l'essere e l'apparire ci deve essere il minor scarto possibile, partendo dal punto giusto: da ciò che si è.
Questo principio è alla base di ogni cammino di fede, ed è l'ostacolo potenziale in cui inciampa ogni gruppo religioso: alcune pratiche, anche sane come quella di lavarsi, rischiano di diventare obblighi morali e spirituali. Basti pensare a quanta importanza viene data in certe chiese al modo di vestire, per cui la giacca e la cravatta diventano una divisa per poter accedere ad una chiesa, o all'importanza solo formale data persino ai segni che Dio stesso ci ha lasciati come battesimo e cena del Signore, che se usati come rituali per ottenere qualcosa, perdono il loro senso e lasciano l'interiore sporco. Ma prima di vedere in quanti e quali modi noi oggi rischiamo di violare questo principio, vivendo una fede esteriore e non interiore, guardiamo gli esempi portati da Gesù nei confronti dei farisei.
3.  "Guai a voi farisei":
3.1. Perché non sapete interpretare la legge
Il primo “guai a voi”, riguarda proprio il modo di interpretare la legge. Il pagamento delle tasse è fondamentale per ogni stato, e persino le tasse più piccole sono importanti se sono utilizzate per il bene comune. L’errore dei farisei non sta quindi nell’esigere il pagamento delle tasse, ma nel non sapere distinguere ciò che all’interno della legge è principio fondante e ciò che è regola utile al raggiungimento di quel principio. Una tassa su una certa erba può esserci o non esserci, mentre l’amore e la giustizia di Dio sono principi sui cui poggia la legge. La cecità dei farisei consiste proprio nel non essere capaci di interpretare la Legge che amano tanto, perché offuscati in parte da aspetti secondari ed in parte dalle loro tradizioni, perdono di vista i valori centrali. Pagare le tasse può essere scomodo, ma in fondo è facile. Amare in profondo e ricercare la giustizia di Dio è difficile. Ogni fede cerca di darsi un codice etico, delle regole di comportamento. Ogni qual volta dimentichiamo che l’etica non è che ringraziamento verso un Dio che ci ama e non un test per superare un esame di merito o per distribuire diplomi di bravo credente a chi ci sta intorno, finiamo in un farisaismo che distrugge la legge.
3.2. Perché amate apparire e farvi salutare
Quando si va a scuola in genere gli alunni che hanno meno voglia di ascoltare cercano di sedersi agli ultimi posti dell’aula, mentre i più studiosi cercano di mettersi davanti per poter ascoltare bene, prendere appunti, e vedere bene la lavagna. Avevo un amico al liceo che non era molto studioso, ma aveva capito che i professori in genere stanno meno addosso a chi occupa i primi banchi e prendono di mira chi si siede in fondo e quindi si sedeva al primo banco – ma della fila laterale. Questo modo di comportarsi in aula ha qualcosa di simile al comportamento dei farisei: essere ai primi posti nelle sinagoghe può indicare un forte attaccamento al Signore, una volontà di ascoltare bene le letture, magari di aiutare. Salutare nelle piazze può essere un desiderio di socialità, di scambio con le persone. Ma la falsa religiosità farisaica rovescia tutto ciò un teatro per cui sia i primi posti che i saluti servono a mettere in mostra la propria religiosità. Vogliono che si sappia che partecipano alle funzioni religiose. Tuttavia una volta tornati in casa fanno grossi lavaggi rituali perché considerano impure le persone che li hanno salutati e si vogliono ripulire. Guai dunque perché le occasioni di socialità e di comunione diventano mezzi per nutrire il proprio orgoglio. Noi evangelici italiani generalmente veniamo in chiesa perché abbiamo fatto una scelta precisa, e senza aver meriti particolari fa parte della nostra storia il fatto di non essere una chiesa di massa. Tuttavia questo guaio ci mette in guardia da ogni eventuale desiderio di trasformare la chiesa in un club dove si sta bene, ci si diverte e ci si compiace del gruppo che si è. La chiesa ha il compito di proclamare la verità, insieme alle relazioni, ma una chiesa che vive di primi posti, che si compiace dei doni che ha, dei propri predicatori eccellenti, dei musicisti o dei cantati, muore nel suo culto di se stessa e perde il senso per cui è nata, come i farisei felici di farsi salutare.
3.3. Perché non odorate di vita, ma di morte.
Questo terzo guaio è il più grave, perché i farisei che si preoccupano di lavarsi le mani per purificarsi vengono paragonati da Gesù a delle tombe, quindi al luogo della massima impurità! Inoltre le persone non si rendono conto che sono spiritualmente morti e li considerano vivi, appoggiandosi su di loro per camminare come si fa su delle tombe nascoste.
Bisogna rilevare che nel libro dell’Apocalisse troviamo un passo della lettera rivolta alla chiesa di Sardi che dice: “Hai fama di vivere, ma sei morto!” (Apoc 3,1). In parole diverse Giovanni dice ad una chiesa esattamente le stesse cose che Gesù ha detto ai farisei e questo è estremamente importante per noi, perché ci fa capire quanto facilmente le chiese, che si vorrebbero eredi del messaggio di Cristo, scivolino negli stessi errori che i nemici di Cristo commettevano. Non soltanto è grave il loro vuoto interiore, ma il fatto di essersi ben protetti in modo da sembrare vivi e fonti di vita. Credo che il variegato mondo delle chiese contemporanee abbiamo molto da imparare da questo passo, perché dietro forme apparentemente cristiane si riescono a trasmettere messaggi che portano alla tomba. Quelle chiese che non predicano una nuova nascita che sia garanzia di vita eterna, ma una morale più o meno buona legata ad una vaga speranza per il futuro, hanno abbandonato il messaggio centrale. Così quelle chiese che hanno solo progetti e programmi sociali e non annunciano più un messaggio chiaro di ravvedimento per il peccato e di salvezza rispetto a Dio, non morte…
4. Guai ai dottori della legge, sottoclasse dei farisei: cambiare il fine della legge.
4.1. La legge senza spirito.
            I dottori della legge fanno parte dei farisei e ne sono l’elite intellettuale. Sono gli studiosi e  quelli che più ancora che alle pratiche sono attenti alle dottrine. Come accusare qualcuno che desidera studiare la Legge, capirla e spiegarla agli altri? Probabilmente il loro studio nasce dal desiderio di dire chiaramente cosa Dio chiede, dal responsabilizzare, dall'affermare con chiarezza la verità. Ma questo desiderio di annunciare, si perverte quando non è vissuto da chi lo raccomanda. Chi parla di Dio ha una grande responsabilità: può fare il massimo dei beni, ma anche il peggiore dei mali laddove presenta un Dio più esigente di quanto non sia. Invece che sollievo e benedizione il loro insegnamento è un peso. E non lo è in quanto più rigido, anzi! I dottori della legge considerano peccato l’adulterio, Gesù persino il semplice desiderio. Ma il loro insegnamento è un peso perché viene dal peccato e dall'egoismo, mentre quello di Gesù viene dalla compassione e dà i mezzi per essere compiuto. Lo Spirito Santo è colui che permette di applicare. I dottori della legge, insistono solo sulla legge e scordano i profeti che hanno insegnato ad applicarla con lo Spirito. Affascinati dalla sola legge, pensano che sia un mezzo di purificazione, mentre è un mezzo per evidenziare le colpe ed il bisogno di grazia. Parlano di una legge che è fuori dal cuore, mentre i profeti come Geremia promettevano una legge liberatoria nel cuore.

4.2. Costruire sepolcri ai profeti
Perché si fanno i funerali e si costruiscono le tombe? Nel migliore dei casi per salutare un morto, e dargli una sepoltura degna. Non mancano tuttavia i casi in cui i funerali ed i sepolcri vengono costruite per senso di colpa rispetto a chi è stato ucciso. Le classi dirigenti dell’ebraismo hanno perseguitato a più riprese i profeti, ed i due estremi di Abele e Zaccaria rappresentano i morti raccontati nell’Antico Testamento per motivi di fede. Ma si chiederà conto alla generazione presente di questi morti perché nonostante si dicano dispiaciuti costruendo sepolcri, continuano a perseguitare apostoli e nuovi profeti che portano il vangelo, il primo dei quali è Gesù.
Per rendersi conto di quanto questo rischio continua ad essere vero, basta aprire un manuale di storia della chiesa e vedere quante persecuzioni violente sono state portate avanti per motivi di fede a vari gruppi di credenti, da parte di chi aveva potere. Partiamo dai valdesi, ed a molti altri eretici medievali, passiamo agli evangelici dei paesi cattolici durante il Cinquecento, continuiamo con gli anabattisti nei paesi protestanti, e possiamo allungare la lista.
4.3 Avete tolto la chiave della scienza.
Perché la domenica in chiesa predichiamo? Perché una predica aiuta chi ascolta a capire il senso delle Scritture. Una profezia, un messaggio, un insegnamento permettono di capire il senso di un passo oggi, e di attuarlo nella propria vita. La responsabilità dei farisei è grande perché aggiungendo la tradizione scritta alla Scrittura nascondono la scienza, e non entrano. Dove? Non entrano nel regno di Dio e impediscono di entrare a chi vuole entrare. Dio non ci dice che mezzi userà per far entrare chi vuole entrare ma ci dice che la responsabilità di chi parla da parte di Dio, di chi si fregia di un titolo altisonante come “Dottore della legge”, “teologo” o “Maestro” è enorme. L’apostolo Giacomo nella sua lettera dirà: “Fratelli non siate in molto a fare da maestri perché ne riceverete un più severo giudizio” (Giacomo 3). Questo non ci deve scoraggiare dal parlare, ma farci prendere atto che parlare della fede è una cosa seria e profonda che se fatta male può fare tanto male.
Conclusione: l’ospite scomodo
L'ospite scomodo dell'inizio: se invitiamo Gesù stiamo attenti: il testo non ci dice perché lo inviti il fariseo. Forse per metterlo alla prova, forse per curiosità, forse perché è realmente interessato al suo insegnamento. Bisogna sapere che questo invito non sarà neutro, ma metterà la nostra vita in discussione. Se diciamo Signore vieni! Non aspettiamoci che tutto nella nostra vita rimanga come prima!

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