giovedì 23 luglio 2015

corsa della fede
Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. 10 Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, 11 per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.
12 Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. 13 Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, 14 corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù
Oggi celebriamo l’ultimo culto prima della pausa estiva e per introdurre e preparare un periodo in cui diversi di noi avranno del tempo per riflettere ho cercato un testo che possa aprire le nostre riflessioni estive. A me d'estate piace molto leggere e fare dello sport e questo testo ben si adatta ai miei gusti estivi perché parla proprio di conoscenza e di sport! Tuttavia proprio parlando di conoscenza è un testo capace di metterci in guardia rispetto a conoscenze false, inutili che anziché farci crescere ci bloccano. Ugualmente quando parla di sport ci dà idee su cosa sia realmente la gara della vita e su come vincerla.
1. Conoscenza o spazzatura?
Partiamo dalla base: Paolo ha scoperto la cosa più importante per la sua vita e per la vita di ogni uomo: la conoscenza di Cristo. Conoscere Cristo significa per lui avere una base, delle fondamenta su cui costruire gli permettono non solo di “stare bene”, ma di sentire che sta proprio facendo la cosa giusta, la migliore delle cose che è possibile fare. Capita a tutti di incontrare nuove persone e di essere positivamente influenzati. Incontrare Cristo per Paolo è stato di più che una semplice influenza: ha incontrato quella persona che ha sconvolto la sua vita. Perché? Come mai una persona profondamente religiosa come Paolo, che pensava di conoscere Dio e di servirlo come gli era stato insegnato fin dall’infanzia, doveva cambiare la sua vita? Perché era imprigionato in un sistema di regole anche derivate dalla Scrittura, ma che di per sé non servono a conoscere Dio. Perché conoscere Dio non significa essere disciplinati e riuscire a rispettare delle regole, conoscere Dio significa avere un dialogo ed un confronto con lui. Ecco perché Paolo, parlando della sua istruzione religiosa e della sua appartenenza alla stirpe ebraica, parla di spazzatura. Si tratta di cose di cui non c’è bisogno di vantarsi perché sono derivate dalla cultura e possono far credere di avere qualche merito, ed in realtà non servono a conoscere Dio. E se qualcosa dà l’illusione di far conoscere Dio, ma non porta alcuna conoscenza, è immondizia… Paolo vuole essere trovato come una persona che non vanta dei meriti davanti a Dio, come se fosse lui stesso a costruire la sua giustizia, ma come un uomo che mediante la fede ottiene giustizia. Un uomo che ha fede nel potere di Dio di giustificare.
Di cosa vogliamo nutrirci allora quest’estate? Faremo incontri, letture, viaggi ed ognuno di noi preparerà un bel pacco di libri da portare sotto l’ombrellone, o in una casa di vacanze. Tutte queste circostanze, ci porteranno o meno ad una conoscenza più profonda di Dio? Stiamo attenti perché Paolo dice di aver rinunciato a tutto. Non penso proprio che si debba evitare qualunque persona, libro o circostanza che non porti nell’immediato una diretta conoscenza di Cristo. Queste vanno però subordinate alla conoscenza di Cristo, ed eventualmente messe da parte prima della conoscenza di Cristo. Perché dall’eccellenza di quella conoscenza è possibile guardare anche tutto il resto in modo nuovo.
2. Cosa significa conoscere Cristo?
Paolo fornisce qui una breve lista di quella che secondo lui è la conoscenza di Cristo. Credo che essa sia molto più vasta, ma Paolo da qui alcuni piccoli esempi che penso non debbano mancare: primo la potenza della sua resurrezione. Momento unico nella storia in cui la morte è stata sconfitta. Conoscere Cristo significa scoprire che la morte non ha l’ultima parola sulla vita e che qualsiasi cosa provochi morte (malattie, guerre, violenze, soprusi, sciagure naturali, incidenti) è stata sconfitta e snudata sulla croce. Per chi sceglie Cristo, diventa un’apparenza, che verrà annullata al ritorno di Cristo.
Questa potenza non è però indolore, perché decidere di servire Cristo significa anche accettare la comunione delle sue sofferenze. Servire è sofferenza. Aiutare è sofferenza. Predicare Cristo è sofferenza. Il vangelo non ci propone una dottrina del benessere e del successo, ci dice chiaramente che attraverso la sofferenza si potrà conoscere Cristo ancora meglio. Penso che molti di noi proprio grazie ad una qualche sofferenza abbiano scoperto che la sofferenza di Cristo è stata maggiore della nostra, perché ha cumulato l’insieme delle sofferenze umane. Ma una volta conosciuto Cristo abbiamo maturato una maggiore disponibilità a soffrire
Questa sofferenza può arrivare a diventare “conforme a lui nella sua morte”, nelle forme più estreme ma conserva la certezza che giungerà “in qualche modo alla risurrezione dei morti.”
Questo è conoscere Cristo. Immergersi nella sua potenza resuscitante, ma anche nella sua sofferenza.
3. La corsa.
Questi discorsi potrebbero sembrare quelli di qualcuno che pensa di aver capito tutto, di essere in qualche modo arrivato, di avere trovato l’ultima parola sulla vita e sull’esistenza. In qualche modo è così, tuttavia l’apostolo è perfettamente consapevole di non essere ancora in cielo, ed ha i piedi saldi in terra. Sa anche che molti errori e caratteristiche della sua vita passata gli pesano - si pensi a quanti credenti ha ucciso – e potrebbe buttare via la sua vita di credente. Invece, con questa bella immagine della corsa, dice che vuole andare avanti. La vita cristiana è come una gara, con una strana caratteristica: è faticosa, ha momenti di scoraggiamento, ostacoli da saltare, ma si sa bene che alla fine c’è un premio. Non è una competizione né con Dio, né con gli altri, né con noi stessi. E’ una gara nella misura in cui si sente la voglia di andare avanti per la gioia di un premio già predisposto.

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