giovedì 23 luglio 2015

Luca 4,14-ss.  Per leggere, clicca qui http://www.laparola.net/testo.php?versioni[]=C.E.I.&riferimento=Luca4
 questo dubbio, ma ha trovato una risposta: ha cominciato da casa sua, dalla sua regione, la Galilea, e poi dalla città in cui era cresciuto, Nazaret. E all’interno di queste comincia dalle sinagoghe, cioè dai quei luoghi dove la gente si riuniva per pregare. Comincia quindi da ciò che gli è più vicino, più famigliare e questo può essere un buon criterio anche per le domande poste sopra. Tuttavia questa vicinanza non garantisce niente.
  1. 1.      Nella sinagoga di Nazaret: la lettura di Isaia
Lucca sintetizza in due righe ciò che deve essere accaduto in circa un anno intero tra i villaggi della Galilea, e ci presenta Gesù a Nazaret. Gesù torna ed è riconosciuto dai suoi, ed entra nella sinagoga dove casca su un passo messianico che si attribuisce. Se nei passi precedenti Gesù è stato dichiarato divino dallo Spirito Santo, e dalla voce dal cielo, nella sinagoga di Nazaret adesso abbiamo anche la conferma da parte della Scrittura, che gli piove quasi addosso, che Gesù è veramente l’unto del Signore. Le persone lo stanno ad ascoltare e l’idea a cui Gesù li invita a riflettere è quella di dire: nella legge, che per voi è la massima autorità, si parla di Gesù. Non solo: questa legge, che per voi è spesso luogo di disputa, di contesa e di oscurità, si parla della mia missione e si dice che è una missione liberatoria, e terapeutica nei confronti di ciechi, prigionieri ed oppressi. Per una persona che frequentava la sinagoga non era certo facile credere che un personaggio atteso come il servo di Isaia si fosse materializzato lì davanti a lui. Tuttavia le opere potenti di cui si parlava, e ciò che Gesù dichiara di se stesso, portano a credere che il messia sia proprio lui. C’è una difficoltà per il lettore medio della legge di quel tempo: capire e credere che in fondo tutta la Scrittura punta a Gesù. E’ lo scoglio contro cui si scontra l’intera generazione del tempo di Gesù, interessata più a spaccare il capello in quattro su questioni secondarie che sull’incontro del messia.
Oggi potremmo vivere in una situazione simile se non capiamo che ugualmente per noi tutta la Bibbia punta ad un unico centro, a partire dal quale anche dobbiamo interpretare e leggere tutta la Bibbia: il messia, il Cristo! La Scrittura parla di lui e se la leggiamo, la meditiamo e la studiamo è per capire meglio lui. Questa Scrittura, e qui si parla dell’Antico Testamento, che quindi non è un libro che parla di un “dio cattivo e padrone”, ma del Dio che Gesù riconosce come padre, si rivolge verso i deboli, i poveri, le persone da liberare. Mi porta quindi a chiedermi: verso chi va il mio vangelo? Ha prioritariamente questa attenzione per poveri, ciechi, oppressi e proclama una nuova era nel Signore?
  1. 2.      Nella sinagoga di Nazaret: la reazione del pubblico.
Il popolo inizialmente non sembra contrario ad accettare quello che dice Gesù, ma è proprio Gesù che invita il popolo a riflettere e a non “rendere testimonianza con leggerezza”. Strano. Quando si rendono conto che è il figlio di Giuseppe, sono contenti e si dicono che proprio perché è uno di loro, uno della stessa famiglia, allora farà cose ancora più grandi di quanto non ne abbia fatte in Capernaum. In altre parole, i compaesani di Gesù si aspettano da lui più di quanto non sia giusto aspettarsi, e quindi grazia e miracoli a sfare, senza condizioni, per il semplice motivo di essere della stessa famiglia. Ma l’incontro con Dio non dipende dal fatto di essere compaesano di Gesù. Anzi, Dio vuole andare incontro proprio a tutti quelli che finora non sono stati considerati affatto compaesani, come i gentili. E quindi cita episodi della storia di Israele in cui oggetto della grazia di Dio sono stati degli stranieri. Gesù mette quindi in guardia le persone della sinagoga: se voi capiste veramente che io sono il messia, e che quindi aprirò il regno di Dio a tutti, e non solo agli ebrei, né tantomeno farò cose speciali ai nazareni perché sono miei compaesani, allora mi trattereste male, come in genere vengono trattati i profeti, che non hanno riguardi per nessuno se non per Dio e quindi vengono maltrattati.
Perché Gesù se ha conquistato un uditorio è pronto a sfidarlo e a fargli fare un passo indietro? Perché vi tiene a chiamare persone che lo amano incondizionatamente e non per consanguineità.
Nell’annunciare il vangelo non dovremo mai stancarci di ricordare a noi stessi che esso è una parola aperta veramente a tutti. Ci è più facile parlare a chi ci è vicino, a cominciare da chi apparentemente non ci contrasterà. Il problema è che è necessario annunciare veramente Gesù, il messia ed essere chiari sul suo messaggio, senza se e senza ma. Annunciandolo anche a chi invece, come i nazareni, prenderanno delle pietre. Perché il vangelo quando ferisce  tocca l’orgoglio, come in questo caso l’orgoglio nazionale giudaico, fa anche male. Ma ferisce per guarire e liberare da visioni del mondo distorte. Io personalmente ho sempre paura di scioccare. Eppure il vangelo spesso deve anche scioccare! Altrimenti non è più vangelo, ma ciò che i singoli vogliono sentirsi dire.
  1. 3.      Dentro e fuori la sinagoga: Gesù riconosciuto figlio di Dio.
Questo passo si apre con la dichiarazione della Bibbia che Gesù si appropria. Segue con il rifiuto dei nazareni, una volta che hanno capito cosa realmente il messia domandi – rinunciare al proprio orgoglio nazionale. E continua con una serie di proclamazioni sull’identità di Gesù come figlio di Dio. Mi colpisce la varietà di spazi e di contesti in cui la sua fama si sparge ed in cui viene dichiarato figlio di Dio: nella sinagoga di Nazaret, viene dichiarato tale dalla Scrittura, in quella di Capernaum, “Il santo di Dio da un demonio”, ed infine anche dai demoni! Inoltre il passo ci descrive una attività di Gesù nei luoghi più diversi: le sinagoghe, le case private, le strade, ed il deserto. Dappertutto guarigioni, dappertutto una fama che cresce e dappertutto una proclamazione di divinità.
Il vangelo è veramente a 360 gradi, che coinvolge tutti i luoghi, non solo quelli religiosi, sia il pubblico che il privato. Perché tutto il mondo deve sapere che egli è il figlio di Dio. Credo che la nostra evangelizzazione di oggi dovrebbe prendere ugualmente questa ampiezza: toccare tutti i luoghi possibili, andare a 360°, e dichiarare come contenuto di partenza che Gesù, anche oggi è il figlio di Dio. Dio è conoscibile, perché ha un figlio di nome Gesù che si è fatto uomo, e non c’è vangelo senza questa chiara idea di incarnazione. Il vangelo parte dal riconoscere Gesù come uomo Dio.

Torniamo alla domanda iniziale: da dove cominciare? Se si parla di annunciare il vangelo, qualche indicazione la abbiamo ricevuta: cominciamo dalla Scrittura, dicendo che per intero parla di Gesù; cominciamo dalla nostra città, regione e vicinato, cercando di essere chiari, e da lì andiamo a 360°. Cominciamo dall’affermare la verità centrale che Gesù è figlio di Dio!

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