giovedì 23 luglio 2015

Vuoi vedere Dio? Esodo 33

Il perdono di Dio
Es 32:34; Gl 2:12-14
1 Il SIGNORE disse a Mosè: «Va', sali di qui, tu con il popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, verso il paese che promisi con giuramento ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, dicendo: "Io lo darò alla tua discendenza". 2 Io manderò un angelo davanti a te e scaccerò i Cananei, gli Amorei, gli Ittiti, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei. 3 Egli vi condurrà in un paese dove scorre il latte e il miele; ma io non salirò in mezzo a te, perché sei un popolo dal collo duro, e potrei anche sterminarti lungo il cammino».
4 Quando il popolo udì queste dure parole, fece cordoglio e nessuno mise i propriornamenti5 Infatti il SIGNORE aveva detto a Mosè: «Di' ai figli d'Israele: "Voi siete un popolo dal collo duro; se io salissi per un momento solo in mezzo a te, ti consumerei! Ora, dunque, togliti i tuoi ornamenti e vedrò come io ti debba trattare"». 6 E i figli d'Israele si spogliarono dei loro ornamenti, dalla partenza dal monte Oreb in poi.

La tenda di convegno fuori dell'accampamento
2Co 6:14-18 (Nu 12:6-8; Gv 15:14-15)
7 Mosè prese la tenda, e la piantò per sé fuori dell'accampamento, a una certa distanzadall'accampamento, e la chiamò tenda di convegno; e chiunque cercava il SIGNORE, usciva verso la tenda di convegno, che era fuori dell'accampamento. 8 Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava e ognuno se ne stava in piedi all'ingresso della propria tenda e seguiva con lo sguardo Mosè, finché egli era entrato nella tenda. 9 Appena Mosè entrava nella tenda, la colonna di nuvola scendeva, si fermava all'ingresso della tenda, e il SIGNORE parlava con Mosè. 10 Tutto il popolo vedeva la colonna di nuvola ferma all'ingresso della tenda; tutto il popolo si alzava e ciascuno adorava all'ingresso della propria tenda. 11 Or il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico; poi Mosè tornava all'accampamento; ma Giosuè, figlio di Nun, suo giovane aiutante, non si allontanava dalla tenda.

Mosè vede la gloria del Signore
(Gm 5:16; 1Gv 5:14-15) Es 34:5-9, 29; Ap 22:3-4
12 Mosè disse al SIGNORE: «Vedi, tu mi dici: "Fa' salire questo popolo!" Però non mi fai conoscere chi manderai con me. Eppure hai detto: "Io ti conosco personalmente e anchehai trovato grazia agli occhi miei". 13 Or dunque, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, ti prego, fammi conoscere le tue vie, affinché io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi. Considera che questa nazione è popolo tuo». 14 Il SIGNORE rispose: «La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo». 15 Mosè gli disse: «Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui. 16 Poiché, come si farà ora a conoscere che io e il tuopopolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi, se tu non vieni con noi? Questo fattodistinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra». 17 Il SIGNORE disse a Mosè: «Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente». 18 Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!» 19 Il SIGNORE gli rispose: «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del SIGNORE davanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà». 20 Disse ancora: «Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere». 21 E il SIGNORE disse: «Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; 22 mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; 23 poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere».

Il precedente capitolo si concludeva in modo piuttosto incerto: Dio ha garantito di condurre il popolo nella terra promessa, ma dice anche che lo punirà. Non sappiamo come, e il presente capitolo ci illustra alcune delle possibili “punizioni” divine. Certamente c’è già stata una punizione, quella fatta per mano di Mosè e dei Leviti, ma qui la punizione di cui parla Dio è diversa.
1. Una presenza affievolita di Dio. (1-6).
Nonostante Dio abbia detto che punirà rassicura Mosè rispetto alle sue passate promesse: si ricorda del patto e porterà il popolo a destinazione. Tuttavia il rapporto tra Dio ed il popolo è in qualche modo compromesso e cambiato, perché il peccato di idolatria è stato grave: non sarà Dio stesso a condurre il popolo, ma un angelo; la presenza di Dio in mezzo al popolo, che il tabernacolo avrebbe dovuto garantire, è in qualche modo rimessa in discussione perché proprio quella presenza diventa consumante e sterminatrice laddove Dio venga abbandonato. La prima reazione del popolo è allora quella di togliere quegli ornamenti che ricordano la festa ed il vitello, forse anche in segno di sobrietà e pentimento.
Il passo ci rivela qualcosa di importante sulla natura di Dio. La presenza di Dio è ambigua: può essere estremamente benefica, ma può ugualmente diventare consumante e sterminatrice. In altri termini la presenza di Dio richiede quello che altrove la Bibbia chiama “timore”, e se non c’è timore c’è arroganza. Non perché JHWH sia un Dio capriccioso ed irrazionale che si arrabbia arbitrariamente, ma perché l’uomo è tale quando capisce la sua posizione di creatura rispetto al Dio creatore che è al di sopra di lui e che quindi impone rispetto. Ecco perché una prima punizione di Dio consiste proprio in un affievolirsi della sua presenza, e gli ebrei in questo passo dimostra di aver capito la lezione cercando di porsi davanti a Dio “senza ornamenti”, in modo schietto e che denoti pentimento.
La lettura dell’Antico Testamento per noi cristiani va sempre fatta attraverso quel fantastico punto di vista che è la croce di Cristo, attraverso la quale capiamo i presupposti del nostro rapporto con Dio oggi e ne godiamo i benefici. Certamente Gesù ci ha garantito la sua presenza in modo eterno e duraturo, non mettendo in discussione la sua fedeltà al patto nonostante la nostra infedeltà. Nondimeno, nei nostri momenti di “addormentamento spirituale”, di “idolatria” che pratichiamo quando lasciamo che la società in cui viviamo fissi i nostri obiettivi, le nostre priorità ed i nostri valori, il Signore può punirci prendendo da noi una certa distanza. A me è personalmente capitato in qualche momento di sentire che il Signore si era allontanato da me, proprio perché io avevo deciso di allontanarmi da lui. Non mi ha punito con malattie, dolori, rovine economiche o maledizioni, ma semplicemente facendomi sentire quanto fosse triste, assurda e vuota la vita senza di lui. Ho quindi dovuto levare i miei ornamenti per avvicinarmi a lui silenzioso, che non ha tardato a rispondere.
2. Una presenza parziale o  “faccia a faccia”.
 Per quanto riguarda Mosè si crea una situazione nuova: il Signore si presenta a lui “faccia a faccia”, ma questo non significa che Mosè veda Dio. Probabilmente si allude ad un dialogo diretto, a tu per tu. Tuttavia questo accade fuori dall’accampamento, nuovamente per segnalare la distanza che il popolo ha determinato con l’idolatria. Dio c’è, è presente, ma è in qualche modo distanziato, e la sua comunicazione con il popolo è mediata da Mosè, non è diretta. Se questo può sembrare un privilegio per Mosè, è anche un segnale per il popolo che in effetti sta lontano ed adora sulla porta della propri tenda. C’è una specie di separazione tra Mosè e il popolo, il primo oltre ad adorare ha un contatto diretto con Dio.
Credo sia importante capire il valore anticipatorio di quello che fa Mosè: è vero che qui può sembrare un privilegiato, ma se lo è per mostrare ciò che deve essere, e che in effetti sarà, il rapporto con Dio. L’adorazione non è semplice inginocchiamento o prostrazione. Il popolo probabilmente, consapevole del proprio errore, vive un’adorazione parziale, privata della comunicazione profonda con Dio, di cui gode solo Mosè. E’ importante per noi imparare che la vera adorazione è un momento in cui, pur non vedendo Dio, siamo come era Mosè con Dio faccia a faccia. Adorare non è distrarsi con musica, rumore o esaltarsi misticamente, ma comunicare in profondo con Dio. E questa situazione di parziale scissione tra un popolo che adora parzialmente e Mosè che lo fa totalmente ci richiama di nuovo: non allontaniamoci da Dio per poi dovere starne a distanza, ma rimaniamo accanto a lui, cercando quel rapporto faccia a faccia che Mosè ha anticipato.
3.  Una presenza che vorrebbe vedere Dio.
Il dialogo tra Mosè e il Signore sembra avere un duplice scopo: da un lato vuole avere la garanzia che veramente il Signore si sia calmato nei confronti del popolo e che lo porterà fino nella terra promessa:
-          “Considera che questa nazione è popolo tuo
-          “come si farà ora a conoscere che io e il tuo popolo abbiamo trovato grazia agli occhi tuoi
-          Questo fatto distinguerà me e il tuo popolo da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra “.

Dall’altro però questa garanzia deve passare da una conoscenza speciale di Dio, da una rivelazione più profonda che viene indicata con diverse espressioni:
-          “fammi conoscere le tue vie, affinché io ti conosca e possa trovare grazia agli occhi tuoi (13b)
-          “fammi vedere la tua gloria!” (18)
Facciamo un salto indietro e ricordiamoci del capitolo 3 dell’Esodo in cui Mosè, quando per la prima volta si sentì chiamare da Dio dal mezzo di un cespuglio che bruciava: “Aveva paura di guardare Dio” (v.3:6b); ed in seguito, rispetto al mandato che Dio gli offriva, quello di condurre il suo popolo fuori dall’Egitto, opponeva una serie di obiezioni. In questo 40 anni Mosè è profondamente cambiato, ed il suo rapporto con Dio è maturato. Ora non ha più paura, vuole vedere Dio in modo sempre più profondo, vorrebbe addirittura vedere il suo volto. Non ha più obiezioni di fare, e anzi cerca delle conferme.
Credo che questo sia un bel esempio di quello che dovrebbe essere la nostra vita cristiana. Un cammino che desidera conoscere sempre di più quel grande Dio che lo chiama e che anche per portare avanti le sfide, i compiti ed i progetti della vita, cerca la forza in una conoscenza più profonda di Dio. Io, come leader di chiesa, quando le cose non vanno bene nella mia chiesa, tendo a scoraggiarmi, a pensare che forse ho sbagliato a prendere certe responsabilità e che i miei piani non sono quelli di Dio. Mosè mi incoraggia molto perché reagisce ad un fallimento totale con una richiesta di conoscenza più approfondita.
Dio, dal canto suo, accoglie diverse istanze di Mosè.
-          "Io ti conosco personalmente e anche hai trovato grazia agli occhi miei" (12) .
-          «La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo» (14) .
-          «Farò anche questo che tu chiedi, perché tu hai trovato grazia agli occhi miei, e ti conosco personalmente» (17)
-           «Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà, proclamerò il nome del SIGNOREdavanti a te; farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pietà di chi vorrò avere pietà».
Anche dal punto di vista di Dio la fede è un cammino in cui c’è una crescita nella grazia, nel garantire una presenza e del riposo, nella conoscenza. Non temiamo di chiedere al Signore quello che Mosè ha chiesto perché è una gioia per Dio stesso il rivelarsi per quello che è.
Rimane solo un limite rispetto alla conoscenza di Dio, o alla possibilità di vederlo, che non è dovuto ad una qualche inconoscibilità di Dio o ad un qualche mistero particolare del quale egli sarebbe rivestito: il problema è nell’uomo! E’ l’uomo che essendo peccatore non può vederlo senza morire! La gloria di Dio non sarebbe offesa ne sminuita, semplicemente è come il sole ad occhi aperti, non si regge…  Così Mosè vedrà Dio di spalle, sarà coperto da una sua mano, percepirà qualcosa ma non tutto. Eppure Mosè anche qui imparerà qualcosa: che benché Dio non si possa vedere, si può ascoltare. Si può sapere cosa è la sua bontà, il perdono che ha accordato al popolo, si può capire la sua grazia che si rivela.
Molti anni dopo nel vangelo di Giovanni leggiamo:  “Nessuno ha mai visto Dio, ma l’unigenito che è nel seno del padre è quello che l’ha fatto conoscere” (Giov 1,18) e ancora. “Chi ha visto me ha visto il padre” (Giov 14,9). Neppure noi vediamo Dio direttamente, ed essendo vissuti 2000 anni dopo la presenza di Gesù sulla terra non vediamo neppure Gesù. Viviamo quindi la presenza di Dio come qualcosa di ancora parzialmente velato, ma che secondo quel cammino scandito dalle fasi del passo che abbiamo letto, può essere un cammino di vera crescita. AMEN

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