giovedì 23 luglio 2015

Luca 5, 27-35

Corruzione e mangiate: una storia tutta italiana...

Soldi e mangiate: una storia tutta italiana... La chiamata di Levi

Non credo si possa trovare un titolo più adatto a questa storia: nel lontano mondo del vicino oriente, si parla di due aspetti che riguardano noi italiani da vicino, uno che ci fa onore, l'altro disonore: si parla di soldi e corruzione, ma si parla anche di cibo e convivialità... vediamo come in questo passo corruzione e cibo si intrecciano insegnandoci a fuggire il peggio della nostra cultura ed a conservarne il meglio.

Lettura di Luca 5, 27-35

  1. Il seduto si alza: 5, 27-28.
Luca non ci fornisce una lunga descrizione dell'incontro tra Gesù e Matteo: non sappiamo niente della sua vita, ma il modo di presentarcelo ci dice quasi tutto. Più volte nei vangeli incontriamo delle persone chiamate pubblicani e Levi era uno di questi. Si trattava di una di quelle categorie di persone di cui la società di Gesù aveva un pessimo giudizio, da mettere accanto ai peccatori, alle prostitute o ai ladri. Chi erano e che facevano? Si tratta né più né meno che di esattori delle tasse ebrei che prelevavano imposte alla popolazione palestinese per darle al governo romano. Avevano quindi tutte le carte in regola per essere considerati come dei traditori che rendevano un servizio all'occupante nemico ai danni dei loro fratelli. Inoltre, erano piuttosto noti per approfittarsi del loro potere, e sembra che ovunque facesseroestorsioni, domandando più di quanto non fosse chiesto dalle tasse. Immaginiamoci quindi una qualcosa tipo una rete di emissari di Equitalia, o di finanzieri, fatti però sostanzialmente da gente di malaffare, da corrotti e corruttori, che vive alle spalle degli altri. Non era un caso che fossero visti male dalla popolazione e che fossero temuti ed odiati.
Gesù sceglie di andare dritto e pubblicamente proprio da lui, mentre sta esercitando nella sua funzione di esattore delle imposte, e senza molti preamboli gli dice: “Seguimi”! La risposta di Levi è altrettanto rapida ed immediata del comando di Gesù: lascia tutto, si alza e lo segue. Seguirlo significa cambiare vita, entrare a fare parte del gruppo di persone che seguono fisicamente Gesù e che collaborano con lui come i pescatori, a differenza dei miracolati dei capitoli precedenti che invece continuano la loro vita. Lasciare tutto significa abbandonare un mestiere comodo e redditizio, nonché le estorsioni e le ingiustizie che aveva commesso mentre praticava quel mestiere.
La rapidità con cui chiamata e scelta si succedono in questo passo non può non saltare agli occhi. Gesù conosceva il cuore di Levi, Levi probabilmente lontano da tutto ciò che si potrebbe chiamare fede, Dio, religione e altro, è in realtà stato preparato ad una scelta rapida e decisa, perché gli sono bastati lo sguardo e la voce di Gesù per pronunciare il suo sì.
Molte persone passano molto tempo a riflettere prima della loro conversione, ed è certamente legittimo, perché ponderano bene la scelta che stanno facendo. Altri invece indugiano perché non sono sicuri. Questo passo, in primo luogo ci invita ad alzarci con Levi e a seguire. Forse è troppo che ci pensiamo, forse indugiamo inutilmente, mentre Dio si aspetta da noi una scelta pronta e rapida come quella di Levi. E allora cosa aspetti? Segui Gesù, e cambia vita!

  1. Il peccatore si converte.
Ciò che Levi fa non si limita a lasciare tutto e cominciare a seguire, ma sente il bisogno di far seguire alla sua scelta una qualcosa di concreto, offrendo un banchetto a Gesù. Gli invitati però sono quello che sono... Tanti altri pubblicani come lui, quindi sfruttatori del popolo, estorsori, gente che manipola in denaro e che spesso usa violenza. Ci sono poi anche altre persone genericamente definite: peccatori. Giocatori di azzardo? Sfruttatori della prostituzione? Adulteri? Oggi magari sarebbero spacciatori, mafiosi, ladruncoli, drogati, o prostitute, squillo... Oppure sarebbe l'alta società che froda la finanza, quei corrotti che il fisco non raggiunge e di cui sentiamo dire in trasmissioni come Report, che ci fanno montare la rabbia e la voglia di una giustizia capace di punire. Ovviamente questo sconvolge i farisei, che sono spesso ipocriti, falsi e perbenisti, ma che si distinguono per il desiderio di essere scrupolosi e comportarsi bene.
Serve a poco leggere il vangelo senza identificarsi con le persone di cui leggiamo, ed è verosimile che noi reagiremmo esattamente nello stesso modo. Che diremmo se vedessimo un noto predicatore, pastore, uomo di fede in compagnia di una manica di delinquenti, di gente che ruba ed estorce? Ammettiamolo senza troppe scuse: chi di noi oggi non si trova nella categoria dei ladri, dei peccatori catalogati tali dalla società, degli spacciatori e di tutto il resto, è facile che si trovi invece nella categoria di chi si ritiene una persona per bene, malata di quel moralismo di cui erano specialisti i farisei. Perché un conto è cercare di portare avanti una vita morale, cioè una vita che cerca di perseguire il giusto; un altro conto è essere moralisti, cioè condannare di continuo gli altri per quello che fanno scandalizzandosi se qualcuno cerca di fare qualcosa per migliorarli. Siamo spesso come i farisei che bollano le persone distribuendo etichette che promuovono gli uni e bocciano gli altri. La parola di Gesù ci dice una grande verità che come religiosi fatichiamo ad accettare: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati”. Il vangelo deve essere proprio portato lì, in mezzo al malaffare, in mezzo alla corruzione, a quelle persone che in questi giorni sono indagate per il giro di corruzione scoperto presso il comune di Roma, nelle sale giochi dove gira il denaro facile e la truffa, nei luoghi dove la consapevolezza del peccato è forte proprio per la quantità di peccati commessi.
Ricordiamo spesso che il peccato in assoluto è il fatto di crearsi una legge autonoma che non tenga conto di quella di Dio, consistente nel farsi legge a sé stessi prendendosi per Dio stesso, cioè per creatori di noi stessi. E' una definizione giusta ed utile a levare quella patina di ridicolo che oggi si associa alla parola “peccato”, per l'inevitabile usura a cui sono sottoposte le parole di forte carica morale. Tuttavia è utile ogni tanto dire chiaramente che ci sono una serie di trasgressioni della legge che la Bibbia chiama peccati e che sono proprio quelli che abbiamo appena elencato. Ecco, Gesù è venuto proprio per chi vive una vita disperata in quanto immersa nelle trasgressioni, nella sopraffazione degli altri, nell'ingiustizia.
La risposta pronta di Levi ci mostra che interiormente egli sapeva benissimo che ciò che faceva era sbagliato. Sapeva bene che i soldi ottenuti estorcendo e sfruttando gli altri non gli portavano alcune reale felicità, se non apparente. Gesù è venuto a chiamare delle persone che non si sentono a posto, ma che sanno di essere dei peccatori. E che se credono di essere persone per bene, sono almeno pronte a rallegrarsi se vedono un peccatore ravvedersi. E' proprio perché il mondo va così che è venuto Gesù, ed il male che dilaga anziché dimostrare l'inesistenza di Dio – come alcuni pensano – impone la necessità di un medico capace di curare il male che è Gesù.
Cosa cerchiamo allora oggi? Ci possiamo certo indignare per come va l'Italia, paese della corruzione. Cito una frase tratta dal Fatto Quotidiano on line del 4 dicembre 2014: “Nel 2014 l’Italia conferma la 69ª posizione conquistata nel 2013 nella classifica generale dei paesi meno corrotti, ultima nel G7 e nell’Ue, sbaragliando gli ultimi concorrenti che ancora osavano sopravanzarci, Bulgaria e Grecia, che ci raggiungono a pari merito, facendo il vuoto alle nostre spalle.” Cosa rispondiamo come credenti? Possiamo arrabbiarci, possiamo lamentarci e rimanere dove siamo. Credo che sarebbe invece bello mettersi in ginocchio e pregare, pregare che la parola di Dio raggiunga dei cuori, sia dei cuori di politici che facciano leggi adeguate, sia dei cuori di peccatori che non hanno nessuna voglia di ravvedersi e che le leggi possono limitare ma non cambiare.
La legge serve a contenere, ed è un bene che ci sia. Ma Gesù va al di là della legge e cerca la conversione del cuore, per la quale vogliamo pregare ed operare.

  1. L'avaro diventa prodigo
Abbiamo parlato male del nostro paese, dicendo che siamo corrotti e che questo male dura negli anni. Ma questa parabola parla però anche di qualcosa di cui siamo orgogliosi: i grandi pranzi, le mangiate, la buona tavola! Forse qualcuno pensa a Gesù come un uomo solo frugale che mangia poco o digiuna. Certamente i vangeli non si attardano sulla gastronomia ed il piacere della tavola fine a sé, ma riservano un posto al mangiare di primo grado. Al punto che i farisei notano una differenza in questo maestro proprio rispetto alle regole alimentari. Altri gruppi religiosi del tempo digiunano, lui ed i suoi no. Perché? Una prima risposta ce la dà Levi stesso, con l'organizzazione del banchetto. Levi non si è fermato ad accettare Gesù nella sua vita seguendolo ed ascoltando i suoi insegnamenti: Levi vuole di più, lo vuole invitare a cena in casa sua, condividere un momento importante come quello del mangiare insieme a lui. Il banchetto è simbolo di convivialità, di apprezzamento della buone cose che Dio ha creato per rallegrare ed unire gli uomini. Non mi stupirei affatto che in quel banchetto ci fosse anche del vino, come c'era nelle nozze di Cana, o nella cena pasquale. Il gesto di Levi è molto bello perché ci insegna che Levi può recuperare dalla sua vita passata qualcosa che ora è utile per onorare Dio. Ha molti soldi, ottenuti anche con l'estorsione e la frode. Ma ora li usa per glorificare Dio.
Niente di tutto ciò che siamo viene perso, perché Dio si serve di tutto ciò di cui è fatta la nostra vita per il suo servizio. Probabilmente Levi dovrà restituire le cose che ha preso ingiustamente, come vedremo fare Zaccheo fra qualche capitolo. Ma ciò che conta è che ora l'uso dei soldi cambia. Dai banchetti fini a se stessi ai banchetti fatti per servire Dio.
Che uso facciamo della nostra tavola, della nostra casa? Fare cene è una delle cose che più piace agli italiani, sia per ciò che si mangia che per l'atmosfera che vi si respira. Siamo pronti assieme a Zaccheo a trasformare queste cene in occasioni di accoglienza, di comunione e di evangelizzazione? Siamo pronti ad aprire la nostra casa per invitare Gesù e lasciare che qui Gesù inviti altri peccatori e pubblicani che hanno bisogno di Dio? Siamo pronto a rendere le nostre tavole degli ospedali in cui il medico Gesù possa operare?
Gesù non esclude che si possa digiunare, ci sono momenti in cui lo fa rigorosamente. Ma visto che rifiuta una religione fatta di regole che impone il digiuno a momenti fissi, sottolinea che ci sono momenti per digiunare, e momenti per condividere ciò che Dio ci ha dato. Dobbiamo allora imparare a vivere entrambi questi momenti per la gloria di Dio.

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