giovedì 23 luglio 2015

 la nostra curiosità sulla sua vita, ma che al contempo ci dà qualche utile insegnamento. Trattandosi di un passo che dice molto poco, e con quel poco parla molto, lo seguiremo valutando proprio i suoi silenzi.

  1. 1.      Un silenzio di 12 anni.
Osserviamo gli anni reali che trascorrono tra il v. 40 e il 52: ci viene detto che Gesù, che era solo un neonato cresceva e si fortificava, ed il racconto finisce con la stessa osservazione. Ma c’è un bel salto di 12 anni di cui non sappiamo quasi niente.  Sappiamo solo che i suoi genitori sono rispettosi della legge e che vanno ogni anno alla festa di Pasqua. E sappiamo che cresceva fisicamente, in saggezza e che era oggetto della grazia di Dio.
Questo silenzio sui quasi tutta la vita di Gesù precedente il suo ministero potrebbe stupirci, e non a caso ha stimolato la curiosità di molte persone del tempo, causando la produzione di diversi vangeli apocrifi, (vangeli che la chiesa primitiva riconobbe di origini non apostolica), che speculano proprio su questi silenzi dei quattro vangeli. Stupisce tanto più che di una persona importante come Gesù vorremo sapere molto di più e capire cosa è successo nella sua infanzia, quali esperienze ha avuto, quali difficoltà, quali sfide, quali traumi, quali gioie… Eppure i vangeli non ci dicono niente…
            Forse proprio questo silenzio contiene di per sé un insegnamento. Noi italiani in particolare siamo soliti dare un’importanza ai bambini che può arrivare all’eccesso. In molte famiglie tutto ruota intorno ai bambini, e l’attenzione che ricevono finisce per diventare nociva per loro stessi. I vangeli non sono certo contrari ai bambini, ma il fatto che dell’infanzia della persona più importante del mondo dicano solo alcune cose essenziali deve fare riflettere. Questo passo ci dice che Gesù cresceva fisicamente, che diventava più forte e che aveva sapienza e grazia. Pochissime cose essenziali che dovrebbero catturare tutta la nostra attenzione di genitori. Assicurarci che i nostri figli crescano bene fisicamente, e che ricevano conoscenza di quello che si dice su Dio e grazia. Ci concentriamo su molte più cose che vanno dagli sport, alle lingue straniere, alla musica ai giocattoli, che sono perfettamente legittimi, ma che non devono coprire questo semplice contenuto fondamentale: che i nostri figli crescano nel fisico, in sapienza e nella conoscenza della grazia di Dio. Non possiamo delegare questo ad una chiesa o a degli amici: è la nostra missione prioritaria di genitori!

  1. 2.      Il silenzio sulle parole
Non ci viene detto cosa dicesse Gesù ai dottori, e su cosa facesse domande speciali. Solo il fatto che tutti si stupivano. Il fatto che un bambino parli con i dottori stupisce noi, ma ancora di più la gente di quel tempo, che era abituata a dare molta meno importanza ai bambini di quella che ne diamo noi. Eppure i bambini fanno spesso delle domande di una semplicità straordinaria, capaci di scardinare le nostre complesse costruzioni ideologiche: i bambini si fidano, ma al contempo non hanno l’esigenza di rispettare qualche dogma o qualche dottrina, quindi quello che chiedono è spesso imbarazzante. Cosa avrà chiesto Gesù ai dottori? Non lo sappiamo ma mi colpisce che questi dottori abbiano colto la sfida: in molte società tradizionali se i bambini fanno domande troppo complicate, se chiedono dei perché, o anche se parlano troppo vengono inibiti, e ridotti al silenzio, perché certi argomenti non sono per bambini. Questi dottori, di cui poi i vangeli parleranno spesso male, in questo primo episodio dimostrano una certa apertura, perché si abbassano a parlare con un ragazzino, e non sfuggono alle sue domande.
Cogliamo la sfida di saper rispondere ai nostri figli rispetto alle domande sulla fede. Saranno probabilmente domande che ci costringeranno a rivedere la nostra stessa fede, e a chiarificarla. Cos’è la morte? Chi è Dio? Chi è lo stesso Gesù di cui qui si parla? Perché andiamo in chiesa? E mille altre domande, che i bambini fanno e a cui non possiamo dare risposte scontate o evasive: le domande di Gesù facevano stupire.
Facevano stupire anche le sue riposte e ci introducono ad una persona in grado di stupire. Già da adolescente Gesù ci fa capire che la fede è qualcosa che stupisce, che non è fatta di ripetizioni di formule sterili, ma di un insegnamento che colpisce e sorprende. Vorremmo che così fosse anche la nostra evangelizzazione.

  1. 3.      Il silenzio di Gesù sul restare a Gerusalemme
C’è un ultimo silenzio in questo passo. Quello di Gesù che non dice ai suoi che vuole restare a Gerusalemme. Lo abbiamo visto molto rispettoso della legge, e alla fine sottomesso ai suoi. Il passo sottolinea che il contesto in cui nasce Gesù è un contesto di giudei pii, che rispettano le prescrizioni della legge e le feste comandate da Mosè. Gesù però non si accontenta di questo rispetto, vuole andare al di là: vuole rimanere nella casa del padre suo, ad occuparsi delle cose di Dio. E’ una scelta dolorosa, perché lo porta a far soffrire i suoi che lo cercano, e in qualche modo ad agire di nascosto. Nondimeno è una scelta necessaria. Ci chiediamo allora se la nostra vita di fede sia fatta solo di sane abitudini, di rispetto di regole, oppure se vogliamo andare al di là di questo ed entrare nella casa del padre. Gesù con questo suo semplice gesto da dodicenne, ci invita ad entrare nella casa del padre nostro. Possiamo anche celebrare delle feste comandate, rispettare delle tradizioni, persino seguire i comandamenti della scrittura: ma se non siamo nella casa del padre tutto risulta inutile. Entriamo allora nella casa del padre, avendo li coraggio di rompere anche quei legami familiari che potrebbero trattenerci.

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