giovedì 23 luglio 2015

Per leggere Luca 12, 49-54 clicca qui: http://www.laparola.net/testo.php
Il vangelo pullula di termini come riconciliazione, unità, fratellanza, incontrarsi e simili che evocano l'idea della vicinanza tra persone. Passi come quello che leggiamo oggi sembrano andare in controtendenza rispetto a questi, perché parlano di "fuoco" da intendersi come espressione di ira di Dio e giudizio e di divisione. E' bello leggere il vangelo punto per punto proprio perché questo ci preserva dall'errore di tralasciare questi passi scomodi che pure ci sono e che devono parlarci tanto quanto gli altri, altrimenti presentiamo un vangelo mutilato.

1. Scelta fuoco e divisione. Il fuoco nell'Antico come nel Nuovo testamento è un simbolo di presenza di Dio, ma di una presenza che esprime la collera di Dio, ed il suo giudizio. Se la prima venuta di Gesù è stata per la salvezza la seconda oltre a conferire questa salvezza a chi ha creduto e si è convertito alla verità, sarà una venuta di giudizio e di espressione dell'ira di Dio. E difficile per le nostre orecchie moderne sentire questi termini, la presunta emancipazione o maturità umana raggiunta ci fa pensare che non saremo giudicati da nessuno e che siamo noi stessi gli ultimi responsabili di ciò che facciamo. Non è così: per il male compiuto sulla terra da ogni uomo, ci sarà un giudizio. Per il sangue versato, per le offese fatte, per gli scandali che abbiamo dato, per come abbiamo gestito il pianeta e in ultima analisi se abbiamo preso posizione o no rispetto al nostro Dio ci sarà un giudizio.
Perché Gesù aspetta con ansia questo fuoco dicendo che vorrebbe che fosse già acceso (altra traduzione possibile del v. 49: come vorrei che fosse già acceso) ? Dobbiamo saper distinguere tra mezzi e fini: il fine è la salvezza, ma il mezzo è il fuoco... Il fine è la pace, ma il mezzo è la croce... Non c'è un bene se non c'è un prezzo pagato dall'unico che lo può pagare, e non c'è vita se non siamo disposti ad accettare una sofferenza qui sulla terra. Gesù è ansioso di vedere la sua missione per la salvezza concludersi e il male sparire dalla terra.
La missione di Gesù sulla terra implica una  decisione da parte degli uomini e questa comporta una divisione: una divisione persino tra i legami più profondi che abbiamo come quelli della famiglia. E' curioso vedere tante associazioni cattoliche idolatrare un concetto come quello della famiglia, che è fondamentale ma che nel vangelo non è mai un fine in sé: il fine è la famiglia spirituale! Ciò che decideremo rispetto al fuoco purtroppo allontanerà da noi anche le persone della sua famiglia, e temo che chiunque è qui presente abbia avuto qualche conflitto in famiglia quando ha scelto Cristo. Gesù ci dice che questo non solo è normale, ma che lui stesso è venuto a determinarlo perché senza questa divisione non c’è vero annuncio e vera evangelizzazione.
2. Scelta, ipocrisia e libertà. (54-57)
Certamente molti degli ascoltatori di Gesù rispetto a questi discorsi si trovavano davanti ad una scelta: riconoscere che il messia che aspettavano era arrivato, cosa evidente dalle parole che diceva e dalle opere che faceva, oppure rimanere sottomessi alle loro guide, i farisei o i sadducei che negavano che Gesù fosse il messia. Gesù li tratta da ipocriti perché benché sappiano bene che Gesù è verità, e che le sue parole sono vere, fanno finta di non sentire, temendo le loro guide. Ci sono verità assolute alle quali ognuno di noi è chiamato a rispondere personalmente. Non possiamo permettere che qualcuno pensi al posto nostro o decida cosa sia la fede al posto nostro. Le questioni più profonde della vita, come chi siamo, chi è Dio, dove andiamo dopo la morte, che senso ha la vita, sono questioni a cui Gesù ha dato delle risposte chiare. Decidere di non rispondere o far dare la risposta ad altri è un grosso errore, perché Gesù chiede ad ognuno di noi di rispondere direttamente.
Noi viviamo in un paese dove l’esercizio dello scaricare barili è di estrema frequenza. C’è chi pensa di avere fede perché la sua famiglia gliel’ha trasmessa, chi pensa di essere a posto davanti a Dio perché ha una nonna che va in chiesa; chi dice che il massimo che può fare in ambito di fede e seguire le funzioni di una chiesa istituzionale, e che la responsabilità ultima sarà del clero di quella chiesa. Gesù invece chiama ognuno di noi ad essere responsabile per sé delle scelte che fa davanti a Dio, libero da ogni vincolo:  Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?”  (57)
3. Scelta di riconciliarsi o meno.
Spesso, usando il parallelo con il capitolo 5 del vangelo di Matteo si dà per scontato che il nemico in cui si parla qui, sia una persona con cui si sono avuti litigi, e con cui sia opportuno rappacificarsi. Non si capisce bene cosa c’entri questo in questo contesto visto che Gesù non sta parlando di rapporti tra persone, ma di rapporto con Dio e di decisioni ultime rispetto a lui. Certo che parlare di una riconciliazione tra uomini prima del giudizio avrebbe un senso. Ma vista l’insistenza sulla scelta rispetto al messia sarebbe meglio pensare che il nemico di cui si parla sia proprio Gesù… Ma come può essere Gesù un nemico? Ne abbiamo un’immagine irenica, come di un uomo pacifico che mai farebbe guerra a nessuno, e che difficilmente si pone come un nemico. Lasciando perdere che quest’immagine è falsa perché Gesù ha mostrato anche la sua ira, e la sua condanna quando è stato necessario, sarà opportuno qui rilevare che quando la scelta di uomo è quella di non riconciliarsi con Dio, rispetto a Gesù, non è un amico ma un nemico… Gesù è l’amico supremo di chi alla sua prima venuta ha fatto i conti con lui e lo accettato nella propria vita. Ma se questo non avviene Gesù è un nemico… Non perché non ami le persone che vivono disconoscendolo, ma perché queste decidono deliberatamente di essere suoi nemici.
Fuoco, divisione e inimicizia sono quindi termini che troviamo nel vangelo e che fanno pienamente parte dell’annuncio di Gesù: è importante che ognuno di noi li riceva, li valuti bene e che tenga conto che il giudizio, l’unità e la pace non sono cose scontate. Sono costate caro a Gesù che ha dato la sua vita per noi sulla croce, e sono possibili solo a quel prezzo perché non si vive se qualcuno non prende il male del mondo sulle sue spalle per cominciare un’operazione di liberazione mondiale dal male. Noi però possiamo scegliere bene, cioè scegliere Gesù. Possiamo sfuggire al fuoco e bere l’acqua viva, possiamo scrollarci di dosso le distorsione inserite da altri nella nostra cultura e trovare Cristo direttamente nelle pagine della Scrittura. Possiamo vivere il vangelo integralmente, consapevoli che questo sarà anche oggetto di fuoco e divisione, ma sicuri che il suo orizzonte ultimo sarà quello della vittoria.

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