giovedì 23 luglio 2015

Non esistono fatti, solo interpretazioni...

Per leggere il capitolo 11 del vangelo di Luca, clicca qui: http://www.laparola.net/testo.php

Non esistono i fatti, solo le interpretazioni…
Molti miracoli analizzati nel vangelo di Luca hanno un interesse in quanto tali: ci mostrano la potenza di Dio e la liberazione delle persone. Il miracolo di cui leggiamo oggi è interessante non solo per il il miracolo in sé, che come dice la parola è sempre qualcosa di meraviglioso, ma anche per le interpretazioni che ne vengono date. Il lungo passo che segue non è che la presentazione di tre interpretazioni diverse di questo fatto, che Gesù smonterà una per una per dare lui stesso la corretta interpretazione. Un simile passo è curioso, perché sembra rinforzare la filosofia relativista che, riprendendo le parole del filosofo tedesco Nietzsche dice: “Non esistono fatti puri, ma solo interpretazioni”! Il nostro passo ci permette di riprendere in modo ironico questa affermazione dicendo che benché Gesù abbia fatto molti miracoli, segni e cose che indiscutibilmente sono fatti, il cuore delle diverse persone che determina il loro modo di vedere dà una propria interpretazione, che tenta di negare il fatto. La folla si stupisce, ma dalla folla stessa emergono tre voci che non colgono il senso vero di quel miracolo.
  1. Interpretazione complottista: gettare il fango su Gesù!
La prima obiezione al miracolo di Gesù ha sicuramente un grande effetto sulle folle ed è di moda oggi come ieri: quando c’è un fatto eclatante si pensa che ci sia dietro un complotto. Sarebbe quindi un complotto organizzato da Satana stesso, non si sa bene con quale fine, quello per cui Gesù riesce a scacciare i demoni. Anche oggi basta fare un giro in rete per vedere quanto le tesi complottiste abbiano successo: le torri gemelle sarebbero state abbattute dagli americani stessi, l’attentato alla redazione di Charlie Hébdo non sarebbe stato fatto dai fratelli Chouaki, e via dicendo. Se è vero che i complotti esistono, è vero anche che ne caso di Gesù è veramente difficile dimostrare che si tratti di un alleato di Satana, perché viste le numerose opere che ha compiuto sotto gli occhi di tutti, se realmente fosse così, il regno di Satana si autodistruggerebbe, o ancora non sarebbe più il regno con le caratteristiche che si attribuiscono a Satana: libertà, vita, fine della sofferenza fisica e spirituale delle persone che vengono miracolate e guarite. Chi sostiene questo argomento manca quindi logica. Perché la conclusione logica a cui deve giungere è che è per il “dito di Dio” che caccia i demoni, espressione usata per Mosè nell’Esodo, e quindi deve capire che il regno di Dio si sta affermando e sta crescendo, e che Gesù è il re!
            Il centro di questa prima risposta di Gesù sta proprio in questo: Gesù vuole fare capire che il regno di Dio è arrivato e che egli è il re, e lo fa con un’immagine militare: se c’è un uomo forte – ed in questo caso l’uomo forte è Satana che occupa la vita di un uomo – solo uno più forte di lui può vincerlo e levargli il suo bottino, che sarebbe la persone posseduta. Gesù sta qui dicendo che il suo Regno è un regno che vincerà gli altri regni capeggiati da uomini forti che tengono prigioniere le persone.
            Ma c’è di più: le persone hanno il compito meraviglioso e arduo di fare vivere il re nelle loro case. Perché non basta essere liberati, bisogna poi mantenere questa libertà e vivere nella libertà. Nei vangeli ci sono casi di persone che vengono liberate e che ricevono un miracolo, ma poi non vanno a ringraziare il Signore. Questo ci insegna che il regno non consiste nel semplice fatto di stare bene o, come in questo caso, di poter parlare. Il muto potrà anche parlare, ma se la sua casa non è abitata interamente dal RE Gesù, è una casa pulita, adorna, ma vuota… E lo spirito immondo che vi è uscito farà di tutto per rientrarci. Se è fondamentale capire che Satana non può niente contro il regno di Dio, è altrettanto fondamentale capire che Satana sguazza davanti alle vite vuote, che non sono piene del regno di Dio. In altre parole questo passo ci mette in chiaro che non si può essere neutri: o si è con Gesù oppure si è contro Gesù. Perché o nella casa c’è Gesù come Signore che regna, oppure c’è Satana… Nel contesto pacifico dell’esorcista che operava nel nome suo Gesù aveva detto: “Chi non è contro di voi è con voi!”, perché parlava appunto di persone che sono IN lui. Qui invece parla di scegliere: o con Gesù o contro, non c’è alternativa!
Detto tutto ciò è opportuno trarre delle conclusioni utili alla nostra vita di fede. Stiamo attenti ai fatti che osserviamo. In tutto ciò che vediamo intorno a noi, quanto spesso siamo capaci di osservare l’avanzamento del regno di Dio? Molti evangelici vedono il mondo come in continuo sfacelo ed avanzamento verso il male, per cui ogni progresso è apparente e niente di tutto ciò che luccica è oro. Eppure ci sono fatti chiari che ci fanno vedere che il regno di Dio avanza: ho letto testimonianza di credenti egiziani che sostenevano che proprio sotto la persecuzione che stanno vivendo ora e che prima non vivevano, molti di loro hanno maturato un amore prima sconosciuto, ed hanno sperimentato il perdono per i loro aggressori. In questo, il regno di Dio avanza o no? Quando viene approvata una legge contro la schiavitù o contro la corruzione,  il regno di Dio avanza o no? E’ importante parlare e vivere sapendo apprezzare l’avanzamento del Regno perché vedere il mondo solo in luce negativa e come regno del peccato e del male, significa vedere una parte della verità, ma perdere il senso del Regno che c’è e cresce.
In secondo luogo dobbiamo prendere sul serio questa drastica scelta: non si può essere neutri rispetto a Gesù. Non basta essere liberati e cominciare un cammino, è necessario vivere onorando il Re del regno. Ciò significa chiedersi ogni giorno: Signore qual è il mio compito oggi nel tuo regno? Come ha influenzato oggi la Scrittura – che è la costituzione del Regno – la mia vita? Quali concittadini ho incontrato nel regno e cosa abbiamo condiviso insieme? Vivere nel Regno significa crescere di continuo nella fede, sentendola ogni giorno più propria, e sentendo che la comunicazione che abbiamo con il re è più intensa.
  1. Interpretazione materna: W la mamma!
Una simile osservazione non poteva che venire che da una donna, e questo lo dico con tutto il rispetto: è normale per una donna di quella cultura abituata a percepirsi soprattutto come madre, datrice di vita, pensare che rispetto ad una persona come Gesù il privilegio maggiore sia quello di averlo nutrito, portato in seno e partorito. Cioè di aver avuto un ruolo nel generare quella vita. Senza niente togliere al ruolo delle donne in generale e di Maria nello specifico, Gesù contraddice anche questa interpretazione. Essere discepoli è più importante che essere madri. Il privilegio non consiste nell’avere portato Gesù ma nell’essere discepoli di Gesù. Il privilegio e la benedizione non sono nel sangue, ma sono nell’ascolto della parola, che prescinde dal sangue, dai geni e dalla linea diretta.

L’opposizione che troviamo tra discendenza di tipo genetico e discendenza di tipo adottivo la ritroviamo un po’ dappertutto nella storia delle società, ed è singolare osservare che il nostro mondo per secoli è stato governato in base a criteri di sangue, di discendenza, prima di arrivare a regimi democratici in cui si scelgono leader in base a valori (più o meno condivisibili). Anche nell’Islam la differenza tra sciiti e sunniti dipende da questioni di discendenza per cui gli sciiti sono per una successione di sangue ed i sunniti per un’adesione di contenuto.
Gesù è molto chiaro in questo: se qualcuno riconosce in Gesù un re, un guaritore che guarisce con il dito di Dio, è più “beato” di chi lo ha portato al mondo. La donna che ha detto questa frase sicuramente voleva fare un complimento a Gesù, ma Gesù la invita a pensare che non basta benedire le madri, bisogna ascoltare ed operare.
Un simile passo parla molto nella nostra cultura cattolica che riserva un posto alla madre di Gesù che passi come questo, esplicitamente, negano. A ben guardare parla però anche a tutti coloro che per qualche modo pensano che la beatitudine di essere vicino a Dio sia riservata a pochi eletti, che hanno qualche parentela speciale con Dio o a criteri diversi da quelli dell’ascoltare la parola di Dio e praticarla: c’è chi pensa che sia beato il popolo di Israele, chi pensa che lo sia chi è nato in una famiglia di credenti, o chi è nato in occidente… Gesù dice invece che la beatitudine può raggiungere tutti coloro che, nell’interpretare un fatto, sanno riconoscere il Regno di Dio, ed ascoltare la parola praticandola. Chi ha orecchi per udire…

  1. Interpretazione miracolistica: vogliamo segni.
Dopo le due interpretazioni viste finora, questa qui è veramente strana: come mai dopo aver visto un segno che ha stupito le folle alcuni chiedono un segno dal cielo? Non è bastato vedere un muto che parla? Forse prima di giudicare queste persone sarà il caso di pensare a come noi, occidentali del XXI secolo, interpretiamo fatti simili. Se a me mi raccontano che un muto è andato a Lourdes ed è guarito, la mia prima reazione è di dire che non è vero, che magari non era muto, che aveva un blocco psicologico, che lo hanno convinto a stare zitto per anni ecc. Lo stesso se qualcuno mi racconta di miracoli praticati da stregoni Wudu che fanno sparire oggetti o roteare tetti di case o simili. Possibile quindi che questi non si accontentassero di un semplice “segno” di guarigione, ma volessero un “segno che viene dal cielo”, un fenomeno straordinario come quello di ordinare ad un lampo di manifestarsi, ad un terremoto di venire a comando, o al cielo di oscurarsi e lampeggiare. Qualsiasi cosa essi volessero si torna al problema di partenza: possiamo accumulare quanti fatti vogliamo, e quanti segni possiamo, ma se chi li interpreta ha già deciso che è impossibile che chi li fa sia il messia che deve venire, il Re de regno atteso, è impossibile che li riconosca come tali. Qualsiasi segno verrà ulteriormente reinterpretato. L’unico segno qual è? E quello del profeta Giona  o della regina del mezzogiorno. Cosa significa questo? Che dei non israeliti sono stati capaci di ascoltare la parola, di interpretare come “segno” quella parola ispirata e potente che veniva da Dio, chiamandoli a ravvedersi. Il segno di Giona non è altro che la dichiarazione che quando una parola è vera e ispirata da Dio, chi è alla ricerca della verità la capisce e la coglie, indipendentemente dalla sua origine. Proprio questi non ebrei nel giorno del giudizio si alzeranno e giudicheranno i destinatari primi della parola che hanno rifiutato i segni fatti da qualcuno che era ben più di Giona.
Questo avvertimento di Gesù tocca da vicino la nostra vita di fede anche oggi, perché la tentazione di cercare segni particolari per avere una guida nella nostra vita o nel capire cosa viene o non viene da Dio, o cosa dobbiamo fare, come guidare una chiesa, come servire Dio, è tuttora presente. Nell’epoca del materialismo molti credenti cercano segni, vorrebbero ‘sentire’ la fede materialmente, provare sensazioni speciali, avere visioni che indichino quale strada prendere e come comportarsi. Proprio in quest’epoca il segno del profeta Giona (che faremmo meglio a chiamare il segno dei Niniviti)  parla ancora, ed è il segno di chi si è limitato a riconoscere la potenza di una parola ispirata. Abbiamo molto di più di una visione, di un sogno o di una voce che ci guidi trascendendo la nostra coscienza quasi fossimo dei robot: abbiamo la Parola di Dio ispirata che è fuori di noi come Scrittura e dentro di noi come Parola e questo fa molto di più che dare visioni o sensazioni, o segni. La Parola di Dio ci guida e ci parla ed il confronto costante con questa parola produce nel tempo quella saggezza salomonica che la regina del mezzogiorno ha saputo vedere e che nel tempo segna la vita dei credenti che ascoltano.
Conclusione
Ci sono solo interpretazioni o anche fatti? Ci sono fatti e interpretazioni ai fatti, ma alcune sono giuste, ed altre sbagliate. Il Signore ci chiama ad interpretare ogni fatto alla luce della sua Parola.

Nessun commento:

Posta un commento