giovedì 23 luglio 2015

Luca 1.1-4 – Prologo


Prima del vangelo - Il prologo di Luca

Dei quattro vangeli che abbiamo, due cominciano con un “prologo”, cioè un introduzione che precede la narrazione dei fatti. Sono quello di Giovanni e quello di Luca che vogliamo prendere come testo per le predicazioni domenicali per diversi mesi.
Il prologo di Luca è un breve testo veramente speciale che saremmo tentati di saltare per passare ai fatti. Avremo tempo per attardarci sui racconti di guarigione, sulle parabole, sui miracoli e sui fatti della vita di Gesù, ma questa domenica ci soffermiamo su queste poche parole introduttive che contengono alcuni presupposti stessi del vangelo, molto utili se vogliamo capirne il significato profondo.
Lo faremo ponendoci tre semplici domande.

  1. 1.      Perché Luca scrive?
Luca mette in chiaro di non essere il primo a scrivere un vangelo. Molto probabilmente conosce il vangelo di Marco, forse quello di Matteo, ma vediamo che ci sono storie e personaggi che non vengono raccontati né da Marco né da Matteo e che compaiono solo in Luca. Luca non si mette in concorrenza con gli altri scritti, ma dice che “anche a lui è parso bene di scrivere”, probabilmente proprio per aggiungere ai resoconti completi di Marco e Matteo un resoconto ulteriore che contenesse molto materiale comune, ma anche alcuni aspetti originali. Fin qui potremmo semplicemente dire che si tratta di qualcosa di normale e che come esistono molti quotidiani e libri che raccontano dei fatti, anche nel vangelo ne esistono molti. Le cose non sono però così semplici perché il vangelo rivendica la prerogativa di essere uno (Gal 1:6-9).
Credo che il semplice fatto che oggi cominciamo a leggere un vangelo che non è che uno dei quattro che ci sono stati tramandati sia un fatto molto interessante. Il vangelo è uno, ma non per caso è stato trasmetto secondo quattro libri diversi che hanno la capacità di accentuare ognuno aspetti diversi della salvezza e tutti importanti. Inizialmente queste differenze avevano anche lo scopo di rivolgersi a destinatari diversi. Il nostro vangelo, scritto da un ebreo di lingua greca e di cultura ellenistica è ben adatto sia ai greci che a quegli ebrei che venivano dal mondo della diaspora ed abitavano in Grecia. Nel corso della lettura scopriremo che la particolarità di questo vangelo è di voler mostrare l’intervento di Dio nella salvezza di tutti gli uomini, in senso integrale: spirituale, economico, politico. Ma prima di anticipare contentiamoci di contemplare ancora una volta la grandezza e la bontà di Dio: anche nel comunicare con gli uomini ha ridetto la stessa cosa in quattro modi spesso anche molto diversi che incontrano sensibilità diverse o più verità di uno stesso problema. In Luca ad esempio si parlerà di economia (amore per i soldi, povertà, ricchezza) più che in altri vangeli (Zaccheo è solo qui ad ex.).
Credo che questo debba farci riflettere sulla grande ricchezza della diversità anche fra di noi. Se Dio per un lavoro così importante come quello di scrivere dei libri che parlano di lui significa che la differenza di carattere, conoscenze, cultura, sensibilità stato civile e sociale che caratterizza ogni chiesa locale sia un grande ricchezza che Dio può valorizzare. Luca era un medico ed aveva certe conoscenze e capacità che non avevano né Giovanni, né Marco, né Matteo. Dio si è servito del loro lavoro per farsi conoscere all’umanità attraverso testi che durano nel tempo.

  1. 2.      Come ha lavorato Luca per scrivere?
Il prologo di Luca è molto prezioso perché è uno di quei pochi passi della Bibbia in cui l’autore spiega il modo in cui ha lavorato, per chi ha scritto e perché, cosa che non troviamo altrove. Luca spiega di aver letto le fonti di altri scrittori e le narrazioni fatte da quelli che sono stati  testimoni oculari, quindi gli apostoli o altri discepoli, di cui lui non fa parte, essendo di una generazione successiva. Precisa che si è documentato accuratamente di ogni cosa, quindi è andato probabilmente a parlare con chi dei testimoni oculari era ancora vivo oltre ad avere letto, e che poi ha disposto con ordine il tutto. Un lavoro quindi faticoso ed accurato.
E’ curioso che qui Luca non nomina neppure Dio. Noi siamo abituati a presentare la scrittura come un testo ispirato da Dio, infallibile, ma in questo passo Luca ci dice semplicemente di essere stato molto attento a quello che faceva. Non sappiamo se, come invece dice ad esempio Giovanni nell’apocalisse, si sentisse ispirato. Questo è utile a farci capire come vengono alla luce le scritture. In certi casi gli autori possono sentirsi ispirati e scrivere quello che sentono. In altri, come questo, gli autori fanno in lavoro rigoroso, da intellettuali, da scrittori scrupolosi, lavoro che Dio guida anche se non ne sono consapevoli, e che alla fine trasforma in sua parola autorevole per rendere conto dei fatti, facendo passare alla chiesa de testi che si affermano per la loro verità. La Bibbia non è come il Corano che pretende di essere dettato direttamente da Dio, né come la scrittura automatica di alcuni invasati, che pensano di essere in comunicazione con il cielo… E’ un processo pienamente umano, che Dio segue facendolo diventare anche divino e che permette a delle verità fondamentali per l’umanità di giungere fino a noi.
Personalmente resto sempre molto ammirato quando vedo qualcuno che si dedica con passione e rigore ad un argomento, come gli studiosi che diventano esperti di un autore o di un problema. Possiamo dire che Luca è stato un appassionato della vita di Gesù e che ha fatto un lavoro molto serio e approfondito per permettere a noi, a distanza di anni, di conoscere delle cose importanti. Questa sua precisione e questo suo sforzo mi fanno pensare a quello che deve essere il nostro lavoro di lettori: anche a noi è richiesto uno sforzo. Uno sforzo di attenzione, di approfondimento, di rigore, di onestà intellettuale e di ricerca per leggere questo vangelo che sia non dico pari, ma simile allo sforzo fatto da Luca nel redigere. Leggere non è una cosa semplice: un conto è leggere, un conto è approfondire, meditare la parola, lasci che questa ci penetri nel cuore. Possiamo sottolineare le parole importanti, memorizzare i versetti, leggere un buon commentario, ricercare i testi paralleli, fare dei riassunti, insomma fare tutto quello che vogliamo, anche chiedendo aiuto, purché il testo non sia una semplice lettura superficiale, ma un lavoro accurato, informato, approfondito, come il lavoro che Luca ha fatto per noi nello scrivere.

  1. 3.      Con quale fine Luca scrive?
Anche lo scopo di questo vangelo è esplicito. Informare un personaggio sconosciuto, Teofilo, modello di lettore del mondo greco ellenista, perché egli riconosca la certezza delle cose che gli sono state insegnate. Questo termine tradotto con “certezza” può anche essere tradotto con “solidità”, e dà l’idea di qualcosa di forte di cui ci si può fidare. E’ possibile che Teofilo sia un cristiano che ha ricevuto un’istruzione generale su Gesù, e che ha bisogno di maggiori certezze, di approfondimenti. Luca scrive un testo che fornisca questa base e quindi inserisce pienamente il vangelo di luca nella categoria degli scritti storici. In effetti, il vangelo di Luca ha molte caratteristiche comuni agli scritti storiografici del tempo, come lo stesso prologo, e la preoccupazione per le fonti date da testimoni oculari, coinvolti nella storia in modo diretto.
La volontà di Luca di presentare uno scritto con pretese storiche è molto importante per noi. Ci sono religioni che poggiano su miti, su racconti di fatti fondanti di cui è difficile trovare testimoni oculari, e che possiamo collocare nel genere della leggenda. Il vangelo ci pone invece davanti a fatti che hanno una pretesa di storicità in quanto fornite da fonti precise e da testimoni rintracciabili, perlomeno al tempo in cui lo scritto è composto. Per noi è importante capire che le verità che troviamo nel vangelo non sono semplicemente buoni insegnamenti di morale utili universalmente che potrebbero essere enunciati in un qualsiasi momento. Ci sono fatti raccontati nel vangelo, che hanno un senso solo se sono realmente accaduti. Il fatto che Dio si sia fatto uomo, il fatto che Cristo sia realmente risuscitato o che sia realmente in grado di cambiare la nostra vita fisica o spirituale hanno senso solo se sono realmente accaduti. Ecco perché è fondamentale che ci sia un racconto come quello di Luca che tra i molti libri di storia che erano prodotti al tempo e che sono scritti ancora oggi, abbia scritto un libro di storia che dà un senso alla storia dell’uomo.
Leggiamo allora questo vangelo di Luca con lo stesso spirito di Teofilo: quello che abbiamo su verrà accresciuto, approfondito, e riconosciuto ancora più valido. Lancio una scommessa di cui chiederò conto fra qualche mese: la nostra vita alla fine di questa lettura dovrà essere diversa da oggi. Vedremo come!

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