giovedì 23 luglio 2015

Nascere di nuovo

Giovanni 3 – Gesù e Nicodemo
Il passo di oggi ci parla di un personaggio misterioso del vangelo di Giovanni, di cui sappiamo poco, ma a cui Gesù dice delle cose che hanno un valore profondissimo. Si chiama Nicodemo e l’evangelista Giovanni ce lo presenta con queste parole.

1 C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. 2 Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui». 3 Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio».4 Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» 5 Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6 Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. 7 Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". 8 Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». 9 Nicodemo replicò e gli disse: «Come possono avvenire queste cose?» 10 Gesù gli rispose: «Tu sei maestro d'Israele e non sai queste cose? 11 In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza. 12 Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti? 13 Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell'uomo.

1. La fede di notte
Questo fariseo, dottore della legge e capo dei giudei viene da Gesù di notte, probabilmente per non farsi vedere. Non è facile riconoscere in Gesù un profeta venuto da Dio per un capo dei giudei, perché significa compromettersi col personaggio che metterà in crisi proprio la classe dirigente politico-religiosa di cui Nicodemo fa parte, denunciando la religiosità formale e contagiata dal potere. Quindi Nicodemo, benché capisca che in Gesù c’è qualcosa di divino preferisce andarlo a trovare di notte, di nascosto.
Questo modo di frequentare Gesù esiste anche oggi, ed in certi paesi in cui il cristianesimo è perseguitato è giusto che sia così: pensiamo a tutto quello che sentiamo oggi sulla Nigeria, e su gli attacchi della falange Boko Haram; quale cristiano non cercherebbe di vivere la sua fede, la sua frequenza delle riunioni di una chiesa, di notte? Problematico invece quando il nostro avvicinarci alla fede, o la nostra pratica diventa “notturna”, per paura, per timore di esporci o di essere ridicolizzati o criticati. La post-modernità è riuscita in certi casi ad estremizzare il magnifico ed evangelico principio della laicità, trasformandolo in privatizzazione della fede, che finisce per rimanere rinchiusa tra le mura di casa e non manifestarsi in pubblico.  Gesù accoglie Nicodemo e non gli dice niente riguardo all’orario. Ma una riflessione possibile su questo passo è che è importante uscire dalla notte della fede, è importante abbracciare la fede in modo luminoso, solare, diffondendola a chi ci sta intorno senza temere le conseguenze.

2. Parlare di fede o vivere la fede?
 L’affermazione di Nicodemo e quella di Gesù, sono battute di un dialogo non del tutto chiaro. Nicodemo sembra partire da un’affermazione di divinità, o comunque di riconoscimento della provenienza divina di Gesù: “venuto da Dio; Dio è con lui”. Gesù però risponde con un’altra affermazione che apparentemente non c’entra niente: per vedere il regno di Dio bisogna nascere di nuovo. Cosa c’entra? Niente, semplicemente Gesù vuole rompere la logica di Nicodemo e portarlo ad una riflessione sulle affermazioni che fa: se veramente ritiene che Gesù venga da Dio, allora deve riconoscere anche che Gesù è portatore del regno di Dio. E per entrare in questo regno bisogna nascere di nuovo. Non si tratta di riconoscere semplicemente che Gesù è un uomo potente che viene da Dio: bisogna anche sperimentarlo nel proprio spirito, quindi nascere di nuovo. Nicodemo però non capisce, perché rimane sul piano umano, sul piano letterale (secondo la carne)  del discorso: come è possibile biologicamente rinascere?

Dietro questa incomprensione si nasconde la verità più profonda della fede. La fede non è un qualcosa che si erediti dalla carne. Non viene come il DNA dai nostri genitori, non è il risultato di una cultura o di un’educazione, come tutte quelle cose che si ereditano biologicamente o culturalmente. La fede riguarda la sfera dello spirito. “Vedere il regno di Dio” o “entrare nel regno di Dio” sono espressioni che Giovanni usa per indicare quel processo per cui si entra in una nuova dimensione della vita, quella della fede, che ha nuovi organi per vedere una realtà a cui prima si rimaneva ciechi. Altrove è chiamata conversione ed indica un percorso di cambiamento radicale: radicale per l’appunto come una nuova nascita. Entrare nel regno di Dio, cioè nel mondo della fede significa entrare in una dimensione in cui la comprensione della realtà non è più limitato a quegli organi sensibili forniti dalla “carne”, cioè dalla dotazione umana di ogni comune mortale, ma dal dono dello Spirito che Dio dà a chi si riconosce limitato, incapace di capire, non nato spirituale.
La fede, inoltre, è come un vento che trasporta in luoghi sconosciuti. E’ una forza esterna, di cui si percepisce il rumore, ma che sospinge chi nasce da Dio in un modo che spesso va al di là delle nostre volontà.

Le forme attuali di nicodemismo abbondano. Moltissime persone amano parlare di religione, sono ammirate da chi pratica la fede, finiscono persino per essere d’accordo su molti temi che toccano la fede. Si è perfino parlato di “atei devoti”, per indicare persone che pur non dicendosi credenti riconoscono il buon fondamento di valori religiosi. Gesù dice a questi che tutto ciò è ampiamente insufficiente. Non basta riconoscere che questi valori sono buoni, che hanno qualcosa a che vedere con Dio. Bisogna nascere di nuovo per vedere la loro reale forza, e per praticarli; bisogna sperimentarli sulla propria pelle o, meglio, nel proprio spirito. Non basta stare a guardare le porte del regno di Dio. Bisogna entrare nel regno di Dio! Non basta pensare che esso esista: bisogna lasciare che il vento della fede diventi quel vento che dirige la nostra vita. Bisogna cambiare gli occhi con cui si guarda la realtà, non più limitati ad una lettura solo umana, e sensibile, ma una lettura più ampia  e più profonda: la lettura dello Spirito.

3. L’ignoranza di un maestro.
Nicodemo è un maestro d’Israele. Uno studioso delle Scritture, uno che conosce le storie di molti personaggi biblici, che istruisce gli altri e tenta di portarli alla fede. Però non capisce queste cose “terrene” e proprio quando è invitato ad una lettura “spirituale”, “celeste” della vita umana, si trova in gran difficoltà. Le Scritture con cui ha tanta familiarità non mancano di esempi concreti che ugualmente impongono una lettura spirituale: chissà cosa ha capito Nicodemo leggendo passi come
Isaia 44:3

Io infatti spanderò le acque sul suolo assetato
e i ruscelli sull'arida terra;
spanderò il mio Spirito sulla tua discendenza
e la mia benedizione sui tuoi rampolli;
Ezechiele 11:19

Io darò loro un medesimo cuore,
metterò dentro di loro un nuovo spirito,
toglierò dal loro corpo il cuore di pietra,
e metterò in loro un cuore di carne.
Come dare una lettura umana, terrena di questi passi? Avrà capito che Isaia parla di pioggia? O di una generica benedizione? O che Ezechiele parla di operazioni cardiologiche? Non spingiamoci troppo in là, e limitiamoci a dire che la comprensione di Nicodemo non era incentrata sulla persona di Gesù. Per salire in cielo, e quindi accedere ad una conoscenza della fede profonda, bisogna rivolgersi all’Unico che è salito in cielo, li Figlio dell’uomo, che è tale perché è disceso dal cielo. E’ figlio dell’Uomo, quindi pienamente umano, ma è disceso dal cielo, quindi pienamente divino. E senza averlo incontrato non si capiscono le profondità di Dio, pur leggendo, studiando ed interessandosi a molteplici verità dottrinali.
Sicuramente queste parole di Gesù sono una stoccata per chiunque, come noi, si ritiene credente, e pensa di avere cose da dire su Dio, istruendo altri. Ci sono sicuramente tanti ambiti della vita, in cui non abbiamo saputo ancora vedere lo Spirito di Dio, con in suoi perché e i suoi come. Quindi c’è da aspettarsi che Dio ci dica: ma come, tu sei “maestro” e non sai queste cose? Il nostro dovere è quello di cercare continuamente la comunione con quel Figlio dell’Uomo che è salito e disceso dal cielo. E’ attraverso di lui che la realtà trova una spiegazione, che le relazioni con gli altri prendono un senso ed una possibilità. Non diamo mai per scontato niente, perché la vita nello Spirito è un continuo imparare a rivolgersi al figlio dell’Uomo. Qui così chiamato perché prospetta ciò che realmente avrebbe dovuto essere l’uomo creato da Dio, e perché è venuto per ricreare l’uomo, dandogli di nascere di nuovo. Se siamo nati di nuovo, invitiamo a nascere di nuovo e cogliamo la sfida di tornare sempre a guardare il mondo con gli occhi di un nato di nuovo.

Nessun commento:

Posta un commento